martedì, maggio 16, 2006

A volte capitano cose che mi spaventano un po'...(post scriptum a Travaglio, Andreotti, la verità e il calcio)

La prenderò alla lontana.
La tecnologia che ho a disposizione mi garantisce la possibilità di gestire gli spettacoli serale a mio piacimento o quasi tramite un miracolo chiamato "Timeshift".
Giusto per fare un esempio a caso, Domenica sera ho potuto tranquillamente cenare mentre il Timeshift teneva sotto controllo Fazio e la Gabanelli, miei abituali appuntamenti della Domenica sera.Il miracolo tecnologico sunnominato mi permette di poter cominciare a guardare il programma voluto mentre sta continuando a registrare quello successivo.
Vi assicuro: con due iene da mettere a letto è un accessorio FONDAMENTALE!!
Torniamo a noi.
Ospite di Fabio Fazio Domenica sera (stiamo parlando del 14 Maggio) scopro essere Marco Travaglio.
Vi giuro che non lo sapevo. (Non vedo perchè dovrei mentire, visto che 'sto blog praticamente lo leggo solo io...)
Anyway..
Beh, soddisfatto mi appresto a vedere una "puntata" particolarmente interessante di un programma che di solito lo è già di suo.
Ma a un certo punto il Marco (bel nome, a proposito) rispondendo a una domanda sulla soddisfazione potenziale di veder realizzate in concreto delle incarcerazioni auspicate nei suoi libri, ribatte dicendo che lui non si augura mai che qualcuno vada in carcere e che si sente soddisfatto per aver portato a conoscenza del suo lettore fatti che lui giudica importanti e che il suo lettore probabilmente non sa, e ciò gli basta.
E poi dice (quasi letteralmente, perdonatemi le virgolette che aggiungo per dare un po' più di pathos alla cosa):"Sarà poi il lettore che deciderà cosa pensare di quello che ho scritto, della persona di cui parlo. Io mi limito a elencare i fatti".
Alcune gocce di sudore freddo mi colano dalla fronte.
Inevitabile pensare al post nel blog scritto Venerdì sera prima di andare a casa.
E siccome una cosa del genere mi è già capitata con Scalfari (e scusate se è poco) non so se cominciare a indulgere nella autoammirazione o spaventarmi e pensare che sono in mezzo a un Truman show imperniato su di me...
Se è così...vi ho sgamati: tanto vale che me lo dite....

venerdì, maggio 12, 2006

Travaglio, Andreotti, la verità e il calcio

Ho comprato e mi sto leggendo tre libri di Marco Travaglio.
Non sono libri equidistanti, politically correct, super partes.
Sono assolutamente libri di parte.
Molti pensano di sapere da quale parte siano schierati, molti pensano semplicemente all'anti-berlusconismo, molti pensano che tutti oramai si siano adeguati all'orribile gazzarra che il nostro scenario socio-politico ci propina ogni santo giorno.
E invece la prima cosa da stabilire (impresa ardua per alcuni, banale se non inutile per me e spero tante altre persone) è da che parte stanno.
Cominciamo con il dire dove NON stanno: non stanno a sinistra, non stanno a destra, non stanno nell'Unione e neanche nel Polo della Libertà, non stanno "sopra", non stanno "under", non stanno "in", non stanno "fashion".
Questi libri tentano di riempire alcuni dei molti buchi che esistono nelle informazioni che ci vengono e ci sono state date su quanto è accaduto negli anni e che continua ad accadere.
Non enunciano teoremi, non ipotizzano complotti, non disegnano scenari.
Questo mestiere, semmai, è lasciato al lettore: che si dia lui da fare con la testa, dopo avere letto la cronaca, i fatti, gli estratti da libri, articoli, interviste, intercettazioni telefoniche etc. etc.
Questi libri si avvicinano al mio "ideale" scritto in un mio precedente post sul diritto ad avere una propria opinione basata sui fatti e nient'altro, diritto che ci viene sempre più limitato dalle continue enunciazioni di opinioni altrui basate su fatti che a noi vengono puntualmente nascosti.
Certo, non sono asettici, e non lo possono essere vista la gravità delle cose che raccontano.Le righe trasudano della rabbia e dell'indignazione di chi li ha scritti. E che fa il paio con quella di chi le legge.
Un esempio su tutti, la mistificazione delle mistificazioni.

Il caso Andreotti.

Tutti sanno che Andreotti è stato processato per i suoi rapporti con esponenti importanti del panorama mafioso, tutti sanno che il processo ha attraversato tre gradi di giudizio, tutti sanno che è stato assolto.
Persino io mi ricordo di come avevo commentato il fatto che Andreotti non era scappato come altri, che era andato in aula a differenza di altri, che aveva sistematicamente rifiutato la "protezione" delle istituzioni.
Un santo.
Questa è la cosa che tutti sanno.
Questa è la cosa che tutti dovevano sapere.
Questa è la cosa che è drammaticamente non vera.
E qui nascono due livelli di pericolosità, di nausea, di paura, di sconcerto: il primo riguarda lui, il secondo riguarda il fatto di come siano riusciti così facilmente TUTTI a farci bere la stessa notizia.
TUTTI, nessuno escluso.
E questo ha inquietanti conseguenze e implicazioni con i fatti di questi giorni.
Ma andiamo con ordine.
Partiamo da lui.
Nessuna delle tre sentenze (i libri si basano sulle motivazioni, documenti pubblici che però normalmente nessuno va a leggere, perchè pensa che i giornalisti facciano quel mestiere...giusto?) nega che Andreotti abbia avuto continui rapporti con la mafia, anzi i contatti sono dati per sicuri.
In più è stato accertato che ha più volte mentito nelle deposizioni durante il processo, cosa che in Italia, bizzarro, si può fare senza incorrere nel reato di oltraggio alla Corte.
In pratica: anche la prima sentenza (quella di assoluzione per insufficienza di prove) considera quanto configurato dall'accusa nel corso del processo assolutamente veritiero, ma non sufficiente a determinare il reato contestato.
Prima considerazione: leggendo la motivazione appare veramente incredibile che gli elementi non siano stati considerati sufficienti in primo grado.
Seconda considerazione: non stiamo parlando di Totò Riina, e neanche di Marco Silveri. Stiamo parlando di un senatore a vita che, in un paese normale, sarebbe stato rimandato nella schiera dei normali cittadini con ignominia solo per quanto aveva detto (mentendo in difetto) di sua spontanea volontà durante il processo.
Ma siamo in Italia.
Andiamo avanti.
Processo di appello, la sentenza viene ribaltata. Nessuno lo dice. Nessuno lo sa. Nessuno lo deve sapere.
Cassazione. Conferma la sentenza di appello ma, per meno di un anno, i termini di prescrizione per il reato determinato sono scaduti.
Quindi Andreotti è colpevole del reato per il quale è stato processato, ma non andrà in prigione.
Per tutti Andreotti è stato assolto.
Bruno Vespa fa uno speciale di Porta a Porta con la scritta ASSOLTO alta due metri dietro di lui.
Nessuno dice quello che c'è scritto nelle ultime righe della sentenza.
Non c'era neanche bisogno di leggere tutta la motivazione, era scritto lì bello chiaro.
Arriviamo a oggi: per soli 6 voti Andreotti non è diventato il presidente del Senato, la seconda carica istituzionale dello stato (sì, minuscolo, volutamente e tristemente minuscolo), e qualcuno ha persino pensato di proporlo come candidato per la Presidenza della Repubblica.
Nessun parlamentare, o senatore, o sindaco, o sotto segretario, nessun giornalista, nessun opinionista, nessuno ha non dico gridato allo scandalo, ma perlomeno mostrato un minimo di perplessità.
Nessuno.
Solo tre persone ho sentito dire chiaro e tondo quello che dice la sentenza Andreotti: Travaglio (appunto), Beppe Grillo e Sabina Guzzanti.
Solo uno dei tre è riuscito a dirlo (proprio Travaglio) in una trasmissione televisiva (una trasmissione comica del canale La7, mica un telegiornale).
Dei comici. Delle trasmissioni comiche. Ma ci rendiamo conto?
Ora: quello che è scritto in una sentenza è un dato oggettivo.
Io voglio saperlo, è un mio diritto.
Poi sarò io a decidere se ci credo o no, se considero o meno Andreotti un mafioso, se mi fido di più dei giudici o dei politici.
Ma voglio essere IO a deciderlo, non voglio che lo decida per me Bruno Vespa.
Ecco che cominciamo a capire che esiste la "parte" di questi libri.
Non so bene come chiamarla, ma c'è.
Perchè quando li leggi non puoi più semplicemente restare indifferente, ti devi schierare: o stai dalla loro parte, o sei contro.
Non esiste la possibilità di restare nel mezzo.
Sinceramente non riesco a pensare come si possa restare contro.
Però allora lo scenario che ti si presenta di fronte è apocalittico, nauseante, terrificante.
Non è gratificante stare dalla loro parte.
Tutto acquista un senso, capisci anche di non essere solo, capisci perchè un comico come Grillo riesca a muovere centinaia di migliaia di persone in tutta Italia che non si riconoscono più, che non vogliono più riconoscersi con chi è alla guida di questo paese, qualunque sia lo schieramento al quale appartiene.
Ti rendi conto di come l'informazione è stata manipolata, distorta, piegata.
Le armi di distruzione di massa in Iraq sono roba da dilettanti con conseguuenze devastanti, confrontate con la comparazione fra le realtà degli ultimi 50 anni e quello che ci è stato raccontato.
Non riesco a credere più a niente, non guardo più i telegiornali.
Preferisco i giornali dichiaratamente schierati, perchè so quale "filtro" usare mentre li leggo.
Diffido di chi si dichiara equidistante, politically correct, super partes.
Proprio in questi giorni sta scoppiando il caso calcio, una voragine della quale non si vede il fondo.
Sono tutti preoccupati, ma nessuno dice la cosa più terribile: il calcio funzionava esattamente come il potere ha insegnato e configurato.
E' lo specchio delle modalità con le quali il mondo politico conduce questo immenso carrozzone che è l'Italia.
Non ci dobbiamo preoccupare del calcio, ma che vada pure in malora.
E' solo un gioco, e tutti dovrebbero finalmente imparare ad accettarlo.
Ma dell'Italia che facciamo?