venerdì, giugno 23, 2006

Il Borgo

Un'altro estratto dal Ligachannel, più precisamente dall'Internet Cafè, luogo di incontri letterari.
Si parlava di "Fuori e dentro il Borgo", ci ho "elucubrato sopra"...e ne è uscita 'sta cosa qua...

Rimuginando su quanto scritto l'altra volta, pensando all'ultimo libro che ho letto (Dennis Lehane - Fuga dalla follia) e al tema generale affrontato da "Fuori e dentro il Borgo", o almeno quello che penso sia il tema generale visto che non l'ho letto, mi si è scatenata in testa una congiunzione astrale ed è venuta fuori questa roba qui che mi accingo a scrivere.
L'argomento è la condivisione di sensazioni fra me, il Liga e il Dennis, in pratica quello che sembrerebbe accomunarci, almeno a grandi linee, nel rapporto con il posto dove viviamo, anzi, quello in cui siamo cresciuti, che magari è anche quello dove viviamo.
(Il fatto che l'Internet Cafè sia una sorta di club letterario, almeno per ora, mi ha indirizzato mica male....)
Partiamo da me.
Genova è una città strana.
Lunga e stretta, divisa tra valli, arrampicata sui monti.
Io dico sempre che Genova, più che una città, è un insieme di paesi, cosa che non si discosta molto dalla realtà, visto che la Grande Genova non è un progetto poi così vecchio, e che ancora oggi molti anziani delle delegazioni dicono "andare a Genova" e non "andare in centro".
E così che ogni delegazione si sente un po' paese, con la sua o le sue chiese, con il "suo" centro, con il passeggio, dove ancora adesso ci si conosce un po' tutti.
Nelle colline le dimensioni di questi "paesi" (quelli che non sono gli agglomerati di cemento armato degli anni 70) diventano più piccole, e davvero ci si conosce tutti.
Ho 40 anni, quando ero un bambino non c'erano i centri commerciali e i multisala.
Sono cresciuto a Coronata, il quartiere era quello delle Scuole, praticamente quattro palazzi, popolarissimi.
Andare a Sampierdarena era un viaggio.
Andare in centro un'odissea.
Una splendida terrazza sul mare da una parte e la val Polcevera dall'altra.
Anche se non lo sapete, molti di voi che leggete la conoscete e l'avete vista, perchè sta proprio sopra al mega ponte dell'autostrada, proprio sopra alla galleria, appunto, Coronata.
Coronata era un posto di quelli che c'è il negozio che c'ha tutto (la Olga) dove si compra la focaccia o la brioche alla mattina prima di entrare a scuola e si lascia sul conto che poi passa la mamma.
Forse lo è ancora, i miei stanno ancora lì. Ma non credo.
A Coronata ci si conosceva tutti, ma proprio tutti.Si giocava tutti i giorni per strada, nei giardinetti. Il periodo delle bici, quello delle cannette, le piste con le grette, le biglie, i soldatini.
Trasversale il calcio-per-strada (chiedere a Stefano Benni per le regole), in un angolo da qualche parte o nel cortile della scuola o dell'asilo, rigidamente chiusi e puntualmente invasi tramite operazioni di free climbing che se mio figlio le facesse ora mi verrebbero tre infarti al giorno.
Ovviamente fuori.
E alla sera (avete presente Lettera a G.?) le mamme comparivano sui poggioli o alle finestre..."Ancora 5 minuti!!"...
Di tanti non ricordo il nome, di qualcuno eri amico, gli altri erano semplicemente "di Coronata", magari non ti parlavi mai, poi se ne intravedevi qualcuno quando eri "all'estero" ecco...era come foste stati amici da sempre.
Con il "Gruppo-da-gradinata" che ancora oggi condivide con me gioie e dolori blucerchiati è stato un po' così: Massimo OK, ma i due fratelli Tassistro non è che ci si fosse frequentati poi così tanto, loro erano più grandi, però sono "di Coronata" e così quando ci siamo ritrovati lì non è che ci siamo presentati: ci si conosceva, no?
Quando mi sono sposato ho ricevuto regali improbabili da gente impensabile: "Lo sai, si sposa il figlio della Germana..""Ma chi il nipote di Barone?"(Mio nonno, buonanima, a suo tempo dirigente della locale società sportiva, in effetti un po' mezza celebrità lo ero...)"E già..""Bisogna farle un pensiero"...a lui...cioè..classico errore, non era riferito a mia madre.
Insomma, per farvela breve: un Borgo.
Di G. ce ne sono stati tanti.
Se ne sono andati per svariati motivi, più o meno tragici.
Un po' sono andati anche dentro, ma non riesco a pensarne veramente male, è gente mia, sono cresciuti con me, andavamo a scuola insieme.
Non riesco a pensare male nemmeno dei bulletti di allora, dei prepotenti, che adesso magari incontro imbolsiti alle prese con carrozzine e bambini, e che magari so di vedere in libera uscita o di nuovo fuori.
Se fossi diventato una celebrità, non ho dubbi: per tutti loro, e anche io mi sarei sentito e mi sento ancora, sarei stato comunque "uno di Coronata".
Dennis Lehane, invece, è di Dorchester.
Dennis Lehane cresce, evidentemente, zuppo della stessa acqua.
Tanto per inquadrarlo a chi dal nome ha cavato poco, ai più è noto (o lo potrebbe diventare ora) come l'autore di "Mystic River", il libro dal quale è stato tratto lo stupendo omonimo film con Sean Penn e Tim Robbins ambedue Oscar (e Kevin Bacon no solo perchè avrebbero dovuto inventare una categoria ad hoc nuova...).
"Mystic River" è uno dei libri più belli che abbia mai letto. Punto.(il titolo italiano, grazie alla Piemme, e "La Morte Non Dimentica", che non c'entra un cazzo)
Anche se Clint Eastwood ha fatto un gran lavoro e amo molto anche il film, credetemi, vale la pena leggerlo.
Dennis l'ho conosciuto molto prima, leggendo uno dei libri legati alla serie Kenzie/Gennaro, spina dorsale della sua produzione letteraria.Scrive storie gialle che però vanno sempre un po' oltre, scrive stupendamente libri che sono tra i miei preferiti e lo consiglio vivamente a tutti, ma non è il tema di questa cosa qua.
Dennis Lehane è "uno-di-Dorchester", fino al midollo.
E traspare in tutti i suoi libri, dove la "vita-del-borgo" ne è parte fondamentale.
Pat Kenzie, Angie Gennaro e Bubba (il loro inquietante e pericolosissimo amico) sono legati indissolubilmente dal fatto che sono cresciuti insieme.
"Buoi prendimi per mano" é, at the end, una storia di quartiere.
I tre protagonisti di "Mystic River" non sono amici, non più da molto tempo, ma giocavano insieme da bambini nella stessa strada, e dopo trent'anni sono ancora legati da un filo che non si può spezzare, un filo che si portano dentro perchè sono "del borgo".
Dennis sa perfettamente qual'è il filo che li unisce, e lo spiega bene prima di dipanare la storia.
Uno dei motivi per i quali i suoi libri mi piacciono così tanto è perchè mi ci sento a casa, perchè li capisco perfettamente, perchè li trasporto a Coronata e ci stanno dentro, perchè i personaggi, i luoghi, i bar, i giardini....sembrano presi dai miei ricordi, di quando il mio mondo era il Borgo, gli altri erano come me, tutto il resto del mondo era fuori.
Io me lo immagino crescere in quartiere tipo Coronata, in un "Borgo", insieme a alcuni bambini che sono stati e magari sono ancora suoi amici, e insieme a tanti altri che non lo sono, ma sono "di-Dorchester" come lui, come noi eravamo e siamo "di-Coronata".
Per noi il pallone, per loro il baseball.
I cortili un po' sgarruppati dove rubare un po' di spazio per giocare, le smargiassate dei più grandi.
AH, e poi, ovviamente, le ragazze anzi, prima bambine, poi ragazze, poi spose...via da qui.
Ecco..."qui".
Anche per il Liga, quel "qui" non è un qui generico.
"Qui" è Correggio, è il Borgo.
E lui è "di-Correggio". Credo. Ne sono convinto.
Lo è anche quando è sul palco dell'Olimpico davanti a 60.000 persone.
Lo sarebbe anche se andasse a vivere ai Caraibi.
Lui e Dennis sanno cosa vuol dire diventare famosi, e rimanere "del-Borgo".
Non so se hanno vissuto la cosa allo stesso modo, anzi, forse è ragionevole dire che sia quasi impossibile che "uno-di-Dorchester", scrittore, possa avere qualcosa in comune con "uno-di-Correggio", cantante rock.
Ma io non sono ragionevole a volte. E sono "di-Coronata", consulente informatico.
E non mi sorprenderei se in una trattoria, davanti a una bella bistecca e a una bottiglia di vino, cominciando a parlare fra di noi scoprissimo che quel filo che ci lega alla gente dei nostri "qui" in fondo in fondo ci lega anche fra di noi, fra tutti quelli che in un "Borgo" ci sono cresciuti.
Un altro sogno da appendere in bacheca.
Di certo non si sentirà solo...
La vita rock continua...

mercoledì, giugno 21, 2006

Alter Blog Post

Segue raccolta di commenti lasciati qua e là, quando sembrava che la mia vena creativa fosse bloccata, e invece si disperdeva in mille rivoli...
Non spiegherò il chi, il perchè o il percome...giocateci un po' anche voi...sarà un gioco che ritroverete periodicamente...la prossima volta non lascerò neanche l'introduzione...
Ovviamente non sono tutti, ma una scelta...sia a mio gusto, sia a fare in modo che senza chi, perchè e percome fossero comunque ragionevolmente usufruibili...che poi siano anche interessanti beh...non sta certo a me dirlo, no?
Alè..

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Vedi SocialTribe i Pink Floyd sono andato a vederli 2 volte a Torino e una volta a Venezia. Quando ero bambino il mio cugino più grande mi tirava su a Pink Floyd e E,L&P.
Ma sono stato anche, ebbene sì, un fan di Umberto Tozzi, e di Bennato, Bennato di altri tempi si potrebbe dire, ma io aborro l'idea che qualcuno possa pretendere che qualcun'altro rimanga come lui vorrebbe.
Il Festivalbar, le canzonette, la musichetta c'è sempre stata e sempre ci sarà.
Così come, per fortuna, tanta musica buona.
Magari diversa da quella che a noi ci è cara perchè era lì nel periodo del sacro fuoco della giovinezza, ma ci sarà.
A me piace, nonostanta i 40 anni, guardare avanti e sperimentare.
Non ho mai sopportato quelli che "gli anni '60" e ora non sopporto quell che "gli anni '70, 80, 90..." e così via.
Mi sparo a tutto volume i FooFighters e non mi vergogno di pensare che mi piace più In Your Honor di tutto quello che hanno fatto i Nirvana.
Sono contento di ritrovare Pearl Jam e RHCP uguali a loro stessi, ma ho comprato anche gli Underworld, i Prodigy e i Chemical Brothers, adoro gli Zero7 e ascolto quando posso B Side per scoprire dove portano i nuovi modi di fare musica.
Non oso affermare che sia universalmente giusto quello che faccio io, ma credo sia limitante SOLO guardare indietro con nostalgia pensando che tutto il corrente sia inferiore e non degno di attenzione.
I momenti di nostalgia non mi mancano, ma li tengo a bada...E, per quanto posso, continuo ad andare ai concerti...

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L'argomento è complesso.
Il fascino della pelle liscia, anche sul proprio corpo, per qualcuno è inebriante...per me, ad esempio.
La ipersensibilità e la scorrevolezza ne fanno persino un oggetto sessuale.
Confesserò di essermi depilato, per esperimento.
I risultati non sono stati poi malvagi.
Ma l'uomo glabro rimane una esagerazione.
Però bisogna anche essere oggettivi, e in tempi in cui alcune parti del corpo femminile sono curate allo stesso modo di pizzetti, baffetti, vezzi maschili, bisogna ricordarsi come c'erano tempi in cui Lucia Bosè sfoggiava ascelle siepose a una finale di Miss Italia, ma anche più recenti in cui Carmen Russo e compagnia facevano sfoggio di "gatti" (mitico Paolo Villaggio) sui paginoni di Playboy e Penthouse.
E quindi forse anche per gli uomini si tratta di una scelta/richiesta del tempo che corre.
Personalmente ho approvato la graduale sparizione di ogni forma di pelo dal corpo femminile (totale o quasi è una scelta che non ho ancora fatto) ma rimango conservativo su quello maschile.
Nonostante gli esperimenti.
Ovviamente rinnovo alla grande gli applausi alla ParentesiGraffaOssimora per la depilazione decespugliante citata su altro blog....

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Questa esperienza è per me merce sempre più rara.
Ho lavorato per anni in macchina, ora la uso per andare al lavoro, un po' per pigra abitudine, un po' perchè il viaggio mattiniero durerebbe il triplo se effettuato con qualsivoglia mezzo pubblico (a parte forse il taxi, ma ho già un mutuo da pagare...) e l'ora di partenza è fissata da impegni precisi (scuola e/o asilo).
In famiglia di macchina ne abbiamo una, con gli amici o ci si vede a piedi (è una fortuna vivere a Genova e a Pegli...esci di casa e sei già "fuori", con birre, spiaggia, passeggio, gelati...tutto lì a disposizione) o quasi sempre si usa la mia macchina (è grossa...).
Proprio dopodomani però farò il passeggero: non vedo l'ora, pechè, proprio come dici, cara parentesi, è una goduria...

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Evidentemente, come si dice, ti fai guardare...
Non vedo come questa cosa ti possa turbare...anche se posso immaginare che la troppa attenzione possa generare fastidio.
Io sono un po' "look-addicted", che è un modo più "cool" per dire guardone (ma non di quelli che girano nei parchi per beccare le coppiette...oh)...odio essere cool...
Non riesco a negarmi il piacere di guardare le donne, e l'estate è, devo dire, una gioia per gli occhi.
Trovo che le spalle scoperte siano molto sensuali, e preferisco i look poco colorati...credo che mi sarei girato Follia, se ci fossi stato..spero mi perdonerai.
Tra le tante piccole manie ho ancora quella di "dover" individuare le scarpe indossate...se vado avanti così ci faccio la figura del maniaco, anzi, dell'SI (Soggetto Ignoto) come dicono in Criminal Minds (bella serie, by the way...)...
Cara Ele, io non mi lamenterei del fatto che le ascelle sudino, visto che noi maschietti le ascelle all'aria non ce le possiamo permettere e ci procuriamo, volenti o nolenti, fastidiosissimi aloni grondanti...

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Eh beh, sì, sono italiano.
Ma sono anche un abitante della Terra e un Europeo.
E poi anche Ligure, Ponentino, Genovese, di Coronata e anche oramai un po' di Pegli.
E Varigottino d'adozione.
Non posso essere "italiano" solo a comando o a convenienza.
Siamo quello che siamo.
Possiamo decidere come pensare, come comportarci, come vivere, ma non il luogo che ci ha visti nascere o gli antenati che ci hanno preceduti.
Possiamo persino scegliere dove vivere, anche se è inevitabile portarsi dietro il nostro fardello.
Ma possiamo cambiare.
Rifiuto l'idea di sentirmi obbligato a "essere" o a "comportarmi" o a "definirmi" come qualcun'altro ha deciso solo perchè sono nato a Genova.
Appartengo, e ne sono anche orgoglioso, a un popolo con i suoi pregi e i suoi difetti.
Ma questo vale per tutti i livelli,no?
Forse, per sentirci tutti più uniti, ci vorrebbe davvero una invasione aliena...

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Allora Federica....questo è il mio primo post, in una sezione che mi è sempre piaciuta molto ma ho sempre fatto fatica a seguire...un po' per il poco tempo, un po' perchè alcune cose le conosco poco.
Non ho ancora letto "Fuori e dentro al borgo", ma credo proprio che lo leggerò...
Ho invece letto "La neve se ne frega", un po' di tempo fa...e mi è piaciuto..molto...
Immodestamente potrei dire che il mio parere può avere rilevanza perchè più da amante della fantascienza orwelliana e pkdickiana che da fan del Liga...ma lasciamo perdere che rischio di farci la figura del fesso, perchè non posso certo autodefinirmi competente in materia...solo un appassionato lettore..
Mi inserisco qua perchè ho trovato il tema che proponi estremamente interessante.
Me lo sono chiesto spesso, anche perchè quello della star è uno status desiderato...sognato...
E così mi sono chiesto: ma com'è veramente?
E com'è essere uno degli amici della star?
E la star come fa a decodificare le persone che gli ronzano intorno?
Ho sempre pensato che il pensiero comune sia un po' banalizzato, e che anche se indubbiamente rimanga uno status desiderato, deve essere un casino.
Ho 41 anni, e sono ragionevolmente sicuro che non cederei "al vostro nuovo status di celebrità", come chiedi quasi alla fine...ma se mi fosse capitato a 18 anni?
Forse il Liga ha avuto la fortuna di arrivare al successo "tardi", e quindi di essere riuscito a mantenere quell'equilibrio che è uno dei motivi che lo rendono così speciale...ma magari lui a 18 anni smaniava e ha bestemmiato per tutti quegli anni di gavetta nell'ombra...
Mah...
Come si dice in "Da zero a dieci"...stiamo ancora passando...magari mi capiterà di dover affrontare problemi simili ;-)))
"Non è tempo per noi
che non ci svegliamo mai
abbiam sogni però
troppo grandi e belli...DAI..."

Marco (quello della vita rock...)

26 minuti

Non avevo dormito molto, e ne venivo da un weekend fisicamente distruttivo...caldo umido, farro e fagioli, bruschette e coniglio...e vino, tanto vino...
Lunedì avevo saltato e avevo pure digiunato, vista la gastrite imperante che aveva turbato il viaggio di ritorno da quel di Lucca.
Lunedì sera cena quasi salutista, appetito-uguale-salute, crollato sul divano presto...
Martedì tutto normale, massaggio a fine giornata, vado a dormire un po' tardi dietro alle foto della comunione...
Oggi.
Puntuale arrivo in piscina, anzi, un po' tardi...che faccio? C'è poca gente, corsia libera o quasi...
Vabbè dai, faccio le prime 10 di riscaldamento belle tirate, poi se sto bene continuo..che ora è? Il quarto passato...16...che faccio? Continuo a tirare, e que serà serà...semmai mi fermo...30...metà strada...va ancora bene...43...e no..non posso mollare proprio ora, su...e spingo ancora...50..ultime 10...ce la faccio...ultime 2...scatto....tocco...mi fermo...via gli occhialini...26 minuti...cazzo....ce l'ho fatta..
1500 metri, 60 vasche, meno di 30 minuti.
Non sprecate tempo a cercare in Internet, niente di speciale. E' meno del doppio del record del mondo...un bel po' meno in effetti, ma niente che non possa fare chiunque nuoti con una certa continuità. Anzi: chi nuota seriamente (e magari è più giovane e sicuramente più bravo) facilmente ci mette 10 minuti di meno.
Ma è speciale per me.
26 minuti vuol dire qualche minuto meno dei miei precedenti tentativi, che erano sempre arrivati lì al limite, che mi avevano lasciato sempre nel dubbio: sopra o sotto i 30?
Oggi nessun dubbio.
Cazzo...26 minuti.
Yes..

lunedì, giugno 12, 2006

Sospeso nel mare

Un weekend al mare come tanti.
Sempre nel solito posto.
La fantasia non è il mio forte, sono un abitudinario (ebbene sì leggo tutte le volte la targhetta dell'ascensore e anche delle funivie, Elio docet) legato in maniera profonda alla sua terra (ma no, per carità, non sono un leghista...).
E quindi Varigotti.
Mi sono ritrovato in acqua, a circa 30 metri dalla riva, appena oltre quello che viene chiamato da queste parti in svariati modi, dalle differenti generazioni di bambini e non che hanno soggiornato in queste spiagge: lo scalino, il salto blu, la fossa, il riff etc. etc.
E così, sospeso e galleggiante, mi sono ritrovato a guardare la serie di case dal profilo inconfodibile, il bordo dell'altipiano sovrastante il paese, la torre saracena di Punta Crena...e il tempo si è fermato, anzi, ha cominciato a scorrere all'indietro.
Mi sono ritrovato lì, nello stesso posto o giù di lì, a 30, poi a 25, poi a 20,16,13,7 anni.
Bah...7 magari no, avevo una strizza boia e col cavolo che sarei arrivato fino a lì.
Ok, fermiamoci a 13.
Improvvisamente ho capito cosa mi rende così affascinante fare questa cosa.
Probabilmente cosa c'è dietro alla necessità di tornare in quel luogo.
Quel luogo e quella cosa specifica sono una delle mie ancore contro il tempo che scorre, forse la più efficace.
Contro la paura di invecchiare.
Punti fermi nella mia voglia di rimanere per quanto possibile bambino.
Per ritrovare e ricordare i pensieri che avevo in quei momenti, quando lì mi lasciavo cullare dalle onde e guardavo il paese di fronte a me.
E quando ho chiuso gli occhi per distendermi ho sentito che in quel preciso momento eravamo tutti lì, tutti quanti, tutte le volte.
E ero felice.
Questa volta consapevolmente felice.
Perchè tutte le volte che facevo quella semplice cosa mi ritrovavo felice, rilassato...ma per lungo tempo non mi sono chiesto perchè, accettando semplicemente il fatto, per molto altro me lo sono chiesto, ho fatto svariate congetture, ho legato la sensazione alla bellezza e alla particolarità del luogo, al fatto che gli fossi affezionato, mi ero avvicinato al punto pensando che lì ero cresciuto e quindi mi sentivo in qualche modo protetto.
Ieri ho capito.
La sensazione che mi ha lasciato è stata agrodolce.
Mi sono sentito più fragile.
Ma ho anche imparato qualcosa di più su di me, che forse mi aiuterà a continuare ad andare avanti.
Certo è che sono sicuro che di quei momenti non ne potrò mai fare a meno.
Se mi volete cercare, sapete da dove cominciare...