lunedì, giugno 12, 2006

Sospeso nel mare

Un weekend al mare come tanti.
Sempre nel solito posto.
La fantasia non è il mio forte, sono un abitudinario (ebbene sì leggo tutte le volte la targhetta dell'ascensore e anche delle funivie, Elio docet) legato in maniera profonda alla sua terra (ma no, per carità, non sono un leghista...).
E quindi Varigotti.
Mi sono ritrovato in acqua, a circa 30 metri dalla riva, appena oltre quello che viene chiamato da queste parti in svariati modi, dalle differenti generazioni di bambini e non che hanno soggiornato in queste spiagge: lo scalino, il salto blu, la fossa, il riff etc. etc.
E così, sospeso e galleggiante, mi sono ritrovato a guardare la serie di case dal profilo inconfodibile, il bordo dell'altipiano sovrastante il paese, la torre saracena di Punta Crena...e il tempo si è fermato, anzi, ha cominciato a scorrere all'indietro.
Mi sono ritrovato lì, nello stesso posto o giù di lì, a 30, poi a 25, poi a 20,16,13,7 anni.
Bah...7 magari no, avevo una strizza boia e col cavolo che sarei arrivato fino a lì.
Ok, fermiamoci a 13.
Improvvisamente ho capito cosa mi rende così affascinante fare questa cosa.
Probabilmente cosa c'è dietro alla necessità di tornare in quel luogo.
Quel luogo e quella cosa specifica sono una delle mie ancore contro il tempo che scorre, forse la più efficace.
Contro la paura di invecchiare.
Punti fermi nella mia voglia di rimanere per quanto possibile bambino.
Per ritrovare e ricordare i pensieri che avevo in quei momenti, quando lì mi lasciavo cullare dalle onde e guardavo il paese di fronte a me.
E quando ho chiuso gli occhi per distendermi ho sentito che in quel preciso momento eravamo tutti lì, tutti quanti, tutte le volte.
E ero felice.
Questa volta consapevolmente felice.
Perchè tutte le volte che facevo quella semplice cosa mi ritrovavo felice, rilassato...ma per lungo tempo non mi sono chiesto perchè, accettando semplicemente il fatto, per molto altro me lo sono chiesto, ho fatto svariate congetture, ho legato la sensazione alla bellezza e alla particolarità del luogo, al fatto che gli fossi affezionato, mi ero avvicinato al punto pensando che lì ero cresciuto e quindi mi sentivo in qualche modo protetto.
Ieri ho capito.
La sensazione che mi ha lasciato è stata agrodolce.
Mi sono sentito più fragile.
Ma ho anche imparato qualcosa di più su di me, che forse mi aiuterà a continuare ad andare avanti.
Certo è che sono sicuro che di quei momenti non ne potrò mai fare a meno.
Se mi volete cercare, sapete da dove cominciare...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

"più fragile"

è proprio per questo che quando sono al mare nuoto sempre più in là, sempre più in là...dove pochi arrivano percho forse non hanno voglia di affaticarsi, dove rubi porzioni d'acqua a gabbiani dormienti, dove la frescura è più blu, dove tu diventi piccina per chi ti osserva dall'approdo sicuro, dove non senti nessuna voce se non quella dolce e maligna delle onde

Anonimo ha detto...

una goduria

già, coma navigare e lasciarsi trasportare dalle onde...

Anonimo ha detto...

Si, anche io... sono italiana sempre. Perfortuna purtroppo.

Anonimo ha detto...

Sono bravissima a non scrivere di nulla interpretabile con il tutto.
Malandrina? Eh, un po'!