lunedì, settembre 25, 2006

Il coraggio delle scelte

Di questi tempi ne stanno succedendo di tutti i colori.
Ma una mi ha fatto veramente saltare la mosca al naso.
Il tronchetto dell'infelicità ha deciso che vuole realizzare un po' di liquido, giusto per "riempire" un po' l'enorme buco di debiti che gestisce.
Vabbè, ora non voglio stare lì a discutere sull'opportunità o meno e sull'industria che si è trasformata in finanza, con conseguenze estremamente deleterie.
Ma di un effetto collaterale della vicenda.
Da un po' di tempo alcune voci (la più famosa quella di Beppe Grillo, ma anche a più riprese quella della associzione degli internet provider italiani) sollevavano il problema di una infrastruttura estremamente importante per il futuro del paese, quella del collegamento fra le persone e dell'accesso alla informazione digitale, che invece che essere a disposizione di tutti e gestita da un'entità super-partes (perchè no, anche dallo Stato), era proprietà di qualcuno, che non si stava neanche comportando granchè bene.

Apro una parentesi: un altro dei temi del momento è quello delle intercettazioni. Ora: possibile che non sia palese come sia estremamente rischioso che la struttura che permette alle forze dell'ordine di recuperare informazioni vitali per le indagini sia nelle mani di un privato che la può utilizzare anche a suo uso e consumo o che può più o meno "filtrare" quello che viene intercettato se riguarda una delle sue innumerevoli attività?
Mah...
Chiusa parentesi.

Nel momento in cui il "padrone" decide di vendere, il governo si preoccupa che una cosa così importante vada a finire in mani non gradite.
Mi sembra più che legittimo.
Anzi, fa di più.
Comincia a pensare a un progetto economico per riportare la parte infrastrutturale sotto il controllo dello stato.
Lo discute anche con il tronchetto, che pensa bene di far venire fuori il tutto, ovviamente nel momento più sbagliato, a suo uso e consumo.
Chiarisco subito la mia posizione: secondo me il progetto era coraggioso e sacrosanto.
Finalmente una cosa veramente controcorrente e verso una gestione del bene pubblico più orientata al bene di tutti invece che di pochi.
Ovviamente la parte politica avversa, amica del "libero mercato", del "facciamo un po' come cazzo ci pare", si getta a pesce sulla rivelazione (mah..il sospetto che sia stata pilotata viene...) e accusa "statalisti", "comunisti", "vogliono di nuovo il vecchio carrozzone inefficiente", "ce la volevano fare sotto il naso"...e così via.
Cavalcando il finto mito che "statale-è-brutto-inefficiente-costoso-solo-gente-che-non-ha-voglia-di-fare-un-cazzo" mentre "privato-è-figo-belle-macchine-tutto-splendente-profitto-gente-che-lavora".
Mah...quand'è che ci sveglieremo e cominceremo a non fidarci degli illusionisti...
Ma non mi sono veramente arrabbiato neanche per questo.
Il vero problema è stata la reazione del capo del governo, e di tutto il centrosinistra.
Rovati, il collaboratore di Prodi che lavorava al progetto, ha dato le dimissioni.
Perché?
Non ho capito.
Cosa c'era di male a pensare di riportare sotto il controllo dello stato l'infrastruttura voce/dati di Telecom?
Quello che è successo dopo forse una spiegazione la dà.
Prodi prima nega il progetto, poi che Rovati si debba dimettere, poi che ne debba riferire in Parlamento...si nasconde.
Si vergogna.
Ovviamente cede su tutti i fronti.
E in questi giorni si cominciano a sentire illustri esponenti del centrosinistra che dicono che Prodi è pronto a spiegare che il centrosinistra non è nemico delle privatizzazioni e del libero mercato.
Ma come?
Finalmente una scelta coraggiosa, e cosa facciamo? La rinneghiamo?
Cacciamo chi ci stava lavorando come fosse il pazzo che aveva avuto l'idea sbagliata e tentiamo di evitare di doverne parlare?
Io mi sarei aspettato una presa di posizione altrettanto coraggiosa.
"Sì, per quello siamo statalisti. Sì, abbiamo tentato di riprenderne il controllo. No, Rovati non si dimette anzi, continuerà a lavorare al progetto per capirne la fattibilità. No, non abbiamo paura del giudizio della gente, alle prossime elezioni verremo giudicati per quello che abbiamo fatto."
E invece no.
Non so cosa pensare.
E non solo le mie aspettative sono andate deluse: ovviamente gli internet provider italiani avevano subito applaudito al progetto di Rovati, giudicandolo fondamentale per riportare lo stato dell'infrastruttura di comunicazione italiana verso una vera pluralità, garantendo finalmente un mercato con della vera concorrenza e ai cittadini la possibilità di avere servizi diversificati e a prezzi accettabili.
L'ennesima autocensura, l'ennesima dimostrazione di poco coraggio, l'ennesima dimostrazione di come in Italia la classe politica sia vecchia e gli schieramenti, in teoria avversari nelle parole, molte volte pericolosamente allineati nei fatti.
Il pessimismo che aleggiava nella mia valutazione del risultato delle elezioni non si è ancora spento.
Anzi, questa storia lo ha alimentato.
Quanto spero di essere smentito dai fatti...

Tanta bella roba

Questa volta pura cronaca. Oh beh, dopotutto questo è un diario, no?

Dopo anni, stimolato dal buon Memo, ho ridato vita a una delle mie anime che mi porto dentro e che tenevo da parte: quella dell'audiofilo.
Tanto tempo fa il mio fratellino si mise in testa di far capire al suo fratellone più grande che l'Hi-Fi era un'altra cosa rispetto all'impiantino comprato dal papà (che però benedico tutti i giorni e per sempre) e soprattutto che le casse non è il caso di metterle appese al tetto come andava tanto di moda.
Dopo averlo convinto a comprare delle piccole B&W DM10 e resolo conscio della differenza, bisognava fare un altro passo importante.
E così lo convinse ad andare con lui al G.E.I. una mostra all'interno del SIM HI-Fi, dove dei pazzi scatenati (in realtà gli storici distributori che ancora "spacciano" materiale che induce in assuefazione all'istante) facevano ascoltare impianti da svariate centinaia di milioni di allora ad altrettanti pazzi scatenati, alcuni in possesso delle facoltà monetarie per possederli, altri solo per poter far vivere alle proprie orecchie qualche ora da sogno.
E' stata quella volta, quella prima volta, che entrando in una stanza in penombra preparata con gusto e cura dell'acustica da dei maestri vicentini, che il fratellone si innamorò di quella casse così strane, con un bordo in massello massiccio spesso qualche centimetro, e di quei tempi erano solo loro a farle così, che suonavano così diversamente da qualsiasi cosa avesse ascoltato prima e durante quel giorno.
E' stata quella volta che il fratellone decise: Sonus Faber deve essere.
E Sonus Faber è stato, ed è ancora.
Sono il fortunatissimo possessore di una coppia di Parva FM2 (proprio uguali a quelle che erano in quella stanza...nella penombra...più di vent'anni fa...) e di un Gravis (primissima versione), che ancora fanno la loro porca figura e che continuano a darmi soddisfazione...purtroppo solo nei pochissimi momenti nei quali riesco ad accendere tutto l'ambaradan.
Eh già, perchè poi negli anni a supporto di cotanti diffusori, si sono affiancati altri pezzi di pregio.
Ma torniamo ai giorni nostri.
Ovviamente il tempo degli investimenti nel settore audio sono terminati un bel po' tempo fa.
Il G.E.I (ah, G.E.I. stava per Gruppo Esoterico Italiano...) è prima diventato il J (che stava per Jewels of) Hi-Fi sempre all'interno del SIM e poi, oramai da molto tempo, è diventato un evento indipendente chiamato Top Audio Show (alla quale si aggiunta la voce Video da qualche anno) che si svolge da sempre al Quark Hotel a Milano.
Da un bel po' di tempo non lo visitavo, e da un po' di anni Memo mi stuzzicava..."Oh, io Venerdì vado su, che fai vieni?"...
Ogni volta, alla fine e per vari motivi, rinunciavo.
Il lavoro, Venerdì, tipicamente si fa a Settembre e magari si va ancora al mare...insomma...era da un bel po' che l'appuntamento saltava.
Stavolta no.
Tempo annunciato come brutto, e poi lo "stuzzico" stavolta fatto di persona e non al telefono...insomma: Venerdì mattina mi sono messo in macchina e sono partito alla volta di Milano, all'ora giusta per arrivare più o meno alla stessa ora di Memo & company che partivano da Lucca.
Arrivato davanti al Quark, in coda aspettando di accedere al parcheggio, vedo una avventurosa Audi che si "inventa" un parcheggio in una ampia aiuola...e decido di seguirla, risolvendo il problema del parcheggio in pochi minuti, ma preparando la "sorpresa" del post-show...ma ci arriveremo.
Ricongiunta la compagnia, finalmente, entriamo.
Ragazzi, quanta bella roba.
Tanta bella roba.
Ho trovato un Top Audio & Video Show ingrandito, che ora occupa 6 piani dell'albergo, con una ampia sezione diventata un vero Expò, e moltissime salette di ascolto, e, devo dire, di un livello medio molto migliorato rispetto a quello che mi ricordavo.
Impressione confortata anche dai commenti di Memo & company che invece sono assidui frequentatori e aggiornati fino all'ultimo anno.
Assolutamente al di fuori di ogni possibile commento la saletta allestita da Audio Natali, sotto tutti i punti di vista.
Gusto dell'arrendamento, gestione dello spazio ma, soprattutto, qualità dell'impianto.
Audio Research e Wilson Audio hanno formato una accoppiata che a lungo rimarrà nei miei ricordi.
La sensazione di libertà assoluta data alle note, agli strumenti.
Di "assenza" del tramite tecnologico.
Di "presenza" degli strumenti, dei suonatori.
Sensazioni che abbiamo ritrovato avvicinate tantissimo dalla sala dove per la seconda volta ho incontrato le incredibili Nautilus della B&W (una sorta di sorelle maggiori....molto maggiori..della mia prima coppia di diffusori "seri" ;-) ), pilotate da generosissimi Jeff Rowland, avvicinate moltissimo ma non eguagliate.
Ora: l'esperienza di ascolto, soprattutto quando limitata nel tempo e nello spazio, è figlia di fattori che poco hanno a che vedere con le apparecchiature, a volte poco a che vedere con le orecchie.
Gli amplificatori erano di filosofia progettuale completamente diversa, sebbene anbedue di qualità senza compromessi(e a noi ci è rimasta la voglia di sentire delle Nautilus pilotate dagli incredibili Audio Research ma anche le Wilson dai Jeff Rowland).
La stanza e gli spazi erano diversi, l'allestimento meno curato.
Le postazioni di ascolto più strette e scomode.
Insomma: il confronto delle due "esperienze di ascolto" finisce con il favorire, sebbene comunque di poco, l'accoppiata AR/Wilson Audio.
Ma tante altre cose hanno allietato le orecchie, gli occhi, la mente.
La Sonus Faber ha sfoderato una saletta e un suono assolutamente in linea con le mie aspettative..solo nel tempo hanno aumentato un po' il livello della luce...e forse non è poi così male, perchè quello che fanno è anche così bello...
E poi le B&W 801, le Opera e dei diffusori assolutamente singolari, con una struttura progettuale totalmente diversa dal solito, e con un suono sorprendente.
E poi la saletta demo audio/video della Lexicon, e poi un proiettore D-ILA con una versione di "Gladiator" in altissima definizione da far venire i brividi.
E poi la saletta con l'impianto top e quello alla portata di tutti (quasi) che però reggeva il passo, e poi Martin Logan, Magneplanar, e poi Tannoy, e poi Klipsch...insomma...tanta...tanta bella roba.
E mi scuso con mi sto dimenticando, perchè non se lo merita.
Sono uscito dallo show contento di esserci stato, di aver nutrito dopo così tanto tempo un pezzo della mia anima lasciato un po' in disparte.
E con questa piacevole sensazione mi sono avviato verso la macchina, tranquillo, sotto una leggera pioggia, poco preoccupante.Un carro attrezzi in zona mi ha leggermente inquietato...sai com'è, magari qualcuno se n'è avuto a male e ha pensato bene di sgomberare il prato...No, la macchina c'è, la vedo...ma l'acquazzone del pomeriggio (ci DEVE essere stato, sennò non mi spiego lo scenario) ha lasciato una situazione...critica.
Al mio arrivo vedo una Volvo incastrata in un fosso, finita lì dentro nel tentavivo di evitare il lago di fango nel quale si sta dibattendo una Mercedes che sta tentando di raggiungere la strada.
La mia macchina è tranquillamente posteggiata, con il lago fra lei e la strada...oh, diavolo.
Dai, forse ce la faccio, forse riesco a passare piano piano a lato, dove lo stato del prato sembra ancora quasi praticabile...piano, retromarcia, piano piano...bisogna evitare il posteriore della Volvo che spunta dal fosso..evitare di finirci...ecco ce l'ho quasi fatta....ecco.....fermo.
La ruota gira, ma io sono, inesorabilmente, fermo.
Per farla breve, con l'aiuto degli autisti del carro attrezzi, le due macchine sono riuscite a raggiungere la strada, e la Volvo è stata recuperata con un cavo.
Ma non in maniera così liscia e tranquilla.
Perchè il fango ha la tendenza a essere sollevato dalle ruote che girano. E a essere sparato addosso a chi sta spingendo le macchine...
Almeno quelli della Mercedes erano di Milano....io mi sono fatto tutto il viaggio fino a Genova completamente coperto di fango...beh, no: mi sono tolto il giubbotto e almeno di sopra non ero proprio incrostato..
Beh...tutto è bene quello che finisce bene..e alla fine è stato pure divertente.
E poi l'esperienza non è comunque riuscita a rovinare la giornata.
Bella giornata, e tanta bella roba.
Valeva la pena raccontarla.

mercoledì, settembre 13, 2006

Alter Blog Post #2

Un po' ti invidio...quelli sono posti dove da sempre vorrei andare.
Li ho sfiorati con un lungo peregrinare fra Danimarca e Svezia tanto tempo fa..e un po' mi mancano.
Non conoscendo gli antefatti (pur avendo letto i post precedenti e capito che qualcosa nel viaggio andava OLTRE il viaggio in sè), mi limiterò a parlare di quello...a me danno fastidio quelli che, a sproposito, usano parole "di circostanza"...
Le sensazioni che descrivi a proposito del Polo Nord io le ho vissute, analoghe, durante un lungo tramonto, in uno dei posti panoramici sopra il Grand Canyon.
Credo che faccia parte un po' della magia di certi luoghi, ma molto anche dell'aura che noi gli mettiamo intorno mentre durante gli anni diventano nostri miti...il sole a mezzanotte a Capo Nord, il tramonto sul Grand Canyon, la duna nel Sahara...etc. etc.
Ma non è finzione.
Io quel tramonto, fra decine di persone in religioso silenzio, una specie di cowboy che arpeggiava con la sua chitarra, la luce rossastra incastrata fra le rocce e l'abisso e un ciello blu intenso...non me lo scorderò mai.
E' stato come trovare una conferma, come dire: "Cazzo, ma allora non ti stavi prendendo in giro, è proprio una cosa grande...".
Effimero.
Oh sì.
Ma non è effimero ogni secondo della nostra vita?

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Trovo alcune affinità di questo post con il mio che parla del rifugio contro il tempo che avanza (Sospeso nel mare).
Parlerò d'altro, forse attinente, forse no.
Un inconscio blocco mentale mi impedisce di ricordare la data di nascita dei miei genitori.
Così come faccio fatica a pensare a mio padre che non guida la macchina (ha passato gli 80).
Mi rifiuto di accettare il loro invecchiamento.
Per difendermi dal mio.
Ma concordo con la parentesi: la vecchiaia è uno stato mentale, non fisico.
Spero, un giorno, di scoprire di essere "vecchio" da un sacco di tempo, e di aver vissuto fino a quel momento senza accorgermene...

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Io non ho capito esattamente dov'è che volevi andare a parare..ma le ultime tre righe, in questi giorni caldi e afosi, mi calzano a pennello.
Il caldo/umido mi succhia via la voglia di muovermi.
Improvvisamente mi accontento di essere, anzi, di esistere, e sto immobile perchè ogni tipo di movimento aumenta il caldo, e anelo una piccola bava d'aria mentre l'unico movimento atmosferico è il mio respiro..
Ed è caldo, cazzo....

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Ci sono film che ti raccontano vent'anni dopo, o dieci anni prima.
"Dazeroadieci" mi ha beccato mentre mi raccontava proprio nel momento giusto.
E sto ancora passando adesso...e ho ancora tanta voglia di continuare a passare.
Ora: a parte il 37enne sindromato da Peter Pan che ero, esistono cose che mi hanno lasciato veramente con lo stomaco di pietra.
Direi su tutte, due.

La prima.

L'entrata sul palco, hai lasciato perdere la chitarra un sacco di tempo fa, fin dai tempi dei concertini degli amici e poi cosa ti combinano?
Ti organizzano un vero palco, con una band sopra, una chitarra, la tua chitarra e un microfono...e sotto un tappeto di gente che ti aspetta...Oh cazzo...ma...sono io o è lui?

La seconda.

Ho fatto la mia scelta.
L'ho fatta e sono pronto a guardarvi negli occhi senza paura.
Tutti.
Questa è la mia vita rock.
E non abbasserò lo sguardo.
Provate voi a starmi dietro.

Potersi fermare, ogni tanto, e dirsi...ma dazeroadieci...che voto le dai?
Dieci, che diamine...vabbè dai...nove e mezzo...giusto perchè la chitarra bisognerebbe suonarla un po' di più..e magari anche su un palchetto ogni tanto...
Si tiene botta, e si continua a lottare.
Ci si sente.

Marco, il 41enne sindromato

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Parlare di "cinesi" in modo generico è un po' difficile.
Noi consideriamo "cinese" tutto ciò che ha gli occhi a mandorla e non è fottutamente antipatico (perchè diventa "giapponese") ma la Cina è grande più dell'Europa e contiene un sacco di popoli anche drammaticamente diversi da loro.
Non tutti sono bassi, non tutti sono magri.
La Cina l'ho attraversata un bel po', è stato un viaggio di nozze faticoso, e per fortuna non legato solo alle grandi città che si stanno occidentalizzando.
Così li ho visti al Nord e al Sud, sul mare e all'interno.
Li ho visti sui campi (oh sì, ho visto arare il campo con il bue e l'aratro come l'avevo visto solo sui sussidiari alle elementari) e li ho visti in giro in bicicletta.
Forse le loro facce tristi sono le stesse degli italiani che erano costretti a partire per cercare la fortuna lontano da casa, soprattutto quando la fortuna non la trovavano e facevano più o meno la stessa vita ma in un posto dove si sarebbero sentiti per tutta la vita "stranieri".
Ma capisco la tua inquietudine: che cosa li ha attirati qua, perchè il mondo costringe la gente a vendersi il culo per approdare a una terra promessa che poi ti regala emarginazione, ghetti e quel tanto che basta giusto per non pensare di aver fatto una cosa totalmente inutile?
Perchè a così tanta gente viene negato il diritto di potersi sentire realizzato e felice nella propria casa e ne viene violentata la dignità venendo smerciati come bestiame?
Perchè?

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Pur non potendo neanche provare ad avvicinare la tua dedizione e applicazione, che sinceramente ammiro perchè sono fatti di animo sportivo ma anche di tante altre cose, mi ci sono un po' ritrovato nello sport "filosofia-di-vita".
O meglio.
Non ho mai fatto attività sportiva vera, sono troppo pigro e indolente.
Ma ho sempre fatto "qualcosa": pallacanestro alle medie (quella è stata la più "sportiva", vera squadra, veri allenamenti, vero allenatore), piscina alle superiori, calcio con i colleghi settimanale...ho partecipato anche a un torneo a 7 con la squadra del quartiere dove sono cresciuto.
Un po' di palestra qua e là.
Ma è nell'acqua che ci trovo la mia anima che mi aspetta.
Dopo essere stato terrorizzato da una istruttrice del CONI e avere imparato a nuotare da solo, a più di trent'anni, ho scoperto che nuotare è l'unica cosa che riesco a fare senza che nessuno mi "porti" a farlo, di cui ho bisogno e che mi manca quando non lo faccio.
Ho scoperto di riuscire naturalmente a trovarmi a mio agio sott'acqua, a dimenticarmi che devo respirare mentre guardo i pesciolini che mi danzano davanti agli occhi.
Quest'anno sono andato a nuotare quando ero stanco, distrutto, raffreddato, pioveva, freddo polare, caldo infernale.
Un tizio ex-atleta mi ha persino detto "potresti iscriverti ai Master, non vai mica male"...IO...che non so fare neanche la virata...ma ho viaggiato con il sorriso per una settimana e ancora adesso ci penso.
Non so se è proprio quello che intendevi te, ma io nell'acqua mi ci sento a casa, mi ci sento a posto.
Salata o dolce misto cloro non fa molta differenza.
Ora mi manca veramente solo di prendere la mia fottuta tavola da surf e buttarla in acqua sul serio.
Ti farò sapere....