venerdì, ottobre 28, 2005

Grillo, Report e la nostra opinione

Credo che sia il caso di riappropriarci del diritto di avere un’opinione.
Ci hanno convinto che non era necessario e ci hanno abituato a non averne bisogno.
Le nostre opinioni oramai sono conto terzi.
Le informazioni le hanno delle persone che noi guardiamo litigare in televisione o sui giornali e poi scegliamo quella che dice le cose che a noi sembrano più giuste.
Ma in realtà quasi mai sappiamo bene che cosa abbiamo scelto.
Io non voglio più scegliere l’opinione di un altro.
Voglio avere PRIMA tutte le informazioni che servono, crearmi un opinione e poi confrontarmi con quelle delle persone che devo scegliere come mio rappresentante.
Magari mettermi in discussione e anche cambiare la mia opinione sentendo le opinioni degli altri, in televisione, ma anche per strada, sul lavoro, sul treno.
Non voglio continuare a discutere su chi è più credibile, chi è più simpatico, chi è più telegenico, su quello che ha detto uno o quello che ha detto l’altro.
Voglio parlare degli argomenti, non dei politici.
Pretendo il diritto di decidere chi ha ragione sulla base di quello che penso e di quello che dice INDIPENDENTEMENTE DAL SUO SCHIERAMENTO.
E credo di non essere solo.
Come si spiegano sennò i successi di Beppe Grillo e di Report.
Abbiamo fame di informazioni.
Abbiamo fame di informazioni chiare, non filtrate.
Non interpretabili.
E affidabili.
Come dice Beppe Grillo sempre di più la reputazione diventa un bene prezioso.
Loro non pretendono di essere fonti di informazioni sicure e affidabili.
Siamo noi che le riconosciamo come tali.
Evidentemente c’è un motivo.
Da un certo punto di vista Beppe e Milena fanno la stessa cosa, Beppe con più brillantezza e simpatia probabilmente (credo che Milena non se la prenderà, anzi, penso che sia d’accordo; e poi lei non è antipatica, ma di Beppe Grillo ce n’è uno solo).
Ci sbattono davanti al muso verità scomode, e non le loro opinioni.
Le cose, i fogli, i fatti, le persone.
Non pretendono di dirci cosa è meglio o cosa è peggio. Ci dicono “non accontentavi di quello che vi viene passato su un piatto d’argento”.
E cercano di darci gli elementi per crearci un opinione, nostra, vera, INDIPENDENTE.
Per questo mi sono interessato ai gruppi Meetup, evoluzione quasi naturale del movimento di interesse che il Blog di Beppe Grillo ha creato.
Gruppi di persone che evidentemente condividono questa mia fame e non si accontentano di guardare.
E così nasce una comunità virtuale distribuita in tutta Italia e anche fuori.
Ma soprattutto nascono gruppi di persone che decidono di uscire dal “virtuale” e di impegnarsi nel reale.
Che decidono di impegnarsi per fare in modo che le informazioni circolino più liberamente, più direttamente.
Che non sanno bene cosa li ha spinti, cosa vogliono fare, cosa vogliono ottenere, ma che preferiscono mettersi in gioco e scoprirlo strada facendo piuttosto che aspettare di averlo deciso.
A Genova siamo partiti.
Siamo ancora alla ricerca della nostra identità, della ricerca di un posto dove vederci.
Siamo ancora in pochi.
Ma siamo partiti.
La sera del mio primo incontro davvero non sapevo cosa aspettarmi. Poteva essere una riunione di amiconi fans del Beppe che si raccontavano le sue battute davanti a una birra.
Ero aperto ad ogni eventualità.
Mi ha colpito l’incredibile assonanza di idee tra persone sconosciute e eterogenee, in modo quasi comico.
Dai 20 ai 50 anni, uomini e donne, intellettuali e operai, riservati e simpaticoni, puntigliosi e faciloni, teorici e concreti.
11 persone che si incontrano per un motivo e non per caso così diverse tra loro penso sia statisticamente un miracolo.
Una bella cosa.
Non so come andrà avanti, se riusciremo a superare le prime difficoltà, se riusciremo a mettere insieme qualcosa di concreto, tanto meno se mai riusciremo a ottenere qualcosa.
Ma quel poco che è successo già ora è comunque una bella cosa.

http://beppegrillo.meetup.com

Andateci a fare un giro…scoprirete che anche nella vostra città c’è qualcuno che ha voglia di mettersi in gioco come noi e, spero, come voi.

giovedì, ottobre 27, 2005

La mia storia

Su un altro sito mi hanno chiesto di parlare della mia esperienza professionale, le mie scelte e le mie peripezie, nell'ambito di una discussione su Genova e il lavoro.
Questo è il risultato:


"A grande richiesta, su questi schermi...LA MIA STORIA!!! (il ta-tta-ta-taaa fatelo voi..grazie ;-))) )
Nel Luglio del 1983 mi sono diplomato (G. Galilei...un TC) e sfruttando l'opportunità di saltare l'inutile parentesi militare a Ottobre entro in Elsag.
Vabbè, lo ammetto, ero un secchione e ho preso 60..ok?
I 6 anni in Elsag sono stati elettrizzanti da un lato ma mi hanno spaventato da un altro. Elettrizzanti perchè sono andato a lavorare nel settore di ricerca centralizzata occupandomi (ovviamente a basso livello, da neo diplomato) di cose estremamente interessanti e quindi imparando un sacco.
E avendo vicino a me persone che si occupavano di cose incredibili come il trattamento delle immagini, il riconoscimento e la generazione della voce, la creazione di un sistema multiprocessore modulare...insomma: con rimpianto devo dire di aver capito dopo, magari un poì più maturo, quanto quello che facevo fosse di livello tecnologico veramente avanzato.
Nel mio piccolo lavoravo in un team che si occupava dell'implementazione di architetture su silicio, in progetti autonomi o in collaborazione: con CSELT lavoravamo su un chip per l'elaborazione dei segnali audio in funzione del riconoscimento del parlato connesso...oh...anni 80 ragassi, 20 anni fa.Da buon diplomato "eseguivo" quello che il progettista "progettava", ma per quello sono diventato l'esperto Elsag dei primi sistemi di disegno e simulazione di reti logiche che proprio noi avevamo introdotto.
6 anni spesi bene.
La parte che mi ha spaventato è stata l'immobilità, i tempi lenti. Ero giovane (sono entrato in Elsag che ancora non avevo 19 anni) e ho cominciato a scalpitare.
Tramite un mio carissimo amico ho avuto l'opportunità di cambiare radicalmente: assistenza tecnica in Hewlett Packard, più che un nome un mito.
E l'ho presa al volo.
In HP ci sono rimasto 12 anni, ma non ho avuto problemi nè di tempi lenti nè di immobilità...anzi.Il livello "tecnologico" del lavoro si è abbassato di molto, ma ho acquisito la capacità di fronteggiare in prima persona problemi, prendersi responsibilità, acquisire la fiducia di un cliente e poi doverla mantenere, mettersi in gioco continuamente e accettare le sfide.Sono partito dal riparare plotter con il cacciavite, sono arrivato a gestire progetti infrastrutturali, alcuni da qualche miliardo di vecchie lire.
Passando per il training, assistenza telefonica, consulenza...un po' di tutto.
Non ho mai pensato di abbandonare Genova, nonostante i primi 2 anni a Torino in pianta stabile e le decine di migliaia di chilometri in macchina per raggiungere clienti sempre di più in giro e sempre meno a Genova (e qua ci si potrebbe ricollegare al discorso dello stato del lavoro in questa città...).
Nel 2001, arrivato il secondo figlio, ho capito che il problema doveva essere risolto.
E invece che andarmene mi sono rimesso in gioco un'altra volta, ho lasciato, ammetto con un po' di rimpianto perchè sono stati anni bellissimi insieme a persone splendide, la multinazionale e i progetti miliardari per una piccola realtà genovese, per capire se era possibile mantenere un profilo economico accettabile senza vivere in macchina (ovviamente ho dovuto anche rinunciare ad aspettative economiche diverse da quello possibili sul territorio).
Sono passati 4 anni.
Ho anche tentato di uscire dall'informatica senza successo, ho aperto una ditta individuale e fatto il freelance, ora ho re-iniziato un lavoro più stabile ma ancora come consulente esterno....insomma, sono stati 4 anni poco tranquilli e, in alcuni momenti, anche critici.
Mi sono pentito? MAI.
Sinceramente vi dirò che se mi capitasse l'occasione per fare qualche anno da "trasfertista" e raggranellare qualche soldo in più probabilmente lo farei. Ho una casa da pagare e un po' di sicurezza in più non guasta.
Ma non la vado a cercare.
Ho rinunciato alla carriera, a più soldi, alla "sicurezza", ma ho passato 4 anni vicino al mare, alla famiglia, agli amici...come dice una nota pubblicità...alcune cose non hanno prezzo. Certo, per una persona con la mia esperienza e con il mio "pedigree" forse è più facile mettersi in gioco. L'altra faccia della medaglia è che sei più "costoso" di chi inizia e che quello che trovi la maggior parte delle volte non è al "livello" della tua esperienza....machissenefrega.Insomma: non è finita.
Ma mi sento di poter dire...si può fare. Resistiamo e non diamola vinta alla umida e fredda Padania...:-))"

lunedì, ottobre 17, 2005

Franco Scoglio (addendum)

Sailing Channel è il canale che nel pacchetto Sky tratta di nautica in genere.
Sabato zappando qua e là ci sono capitato, anche perchè sapevo che molti erano i servizi che riguardavano il Salone Nautico di Genova (manifestazione alla quale volente o nolente sono anch'io come tutti i genovesi affezionato).
Inizia un documentario sulla storia dei 45 anni del Salone...interessante....lo guardo.
Il documentario dura una decina di minuti, dei quali gli ultimi 3 sono occupati dal commento del e dalle interviste rilasciate dai tifosi durante e dopo il funerale di Franco Scoglio.
No comment.

venerdì, ottobre 14, 2005

Franco Scoglio

Non parlerò di Franco Scoglio.
Vabbè dai…solo un pochettino…
Non ne parlerò bene.
So che a lui sarebbe piaciuto così. Franco Scoglio odiava le mezze verità, le false accondiscendenze, l’ipocrisia e il buonismo.
Io sono sampdoriano, mi stava sui coglioni, non lo sopportavo e lui sa (anche ora, ne sono sicuro) che è così.
Se adesso ne scrivessi una magnificazione si rivolterebbe nella tomba.
Franco Scoglio era un personaggio, più un personaggio che un allenatore.
Da allenatore (nonostante i roboanti proclami) ha ottenuto molto poco e allenato solo squadre poco importanti. E non venitemi a dire che nella storia del calcio moderno i cugini sono importanti.
Con loro ha ottenuto il risultato massimo della sua carriera: una promozione dalla B alla A e una Mitropa Cup.
E direi che questo spiega il “molto poco”.
Di lui rispetto l’integrità e la sincerità.
Ma l’ho sempre considerato un personaggio negativo, promulgatore della faziosità e fastidiosamente permaloso. Si è sempre creduto un indiscusso e indiscutibile profeta del calcio senza avere gli argomenti per dimostrarlo.
Ma torniamo a noi.
Quello che è successo a Franco Scoglio è stato indubbiamente drammatico. E triste.
Ma quello che è successo dopo lo è stato ancora di più.
E probabilmente (dovunque sia se ne è sicuramente accorto) lui è incazzato come una iena.
Innanzitutto la sua dignità e la sua privacy sono state oltremodo violentate, più dalle repliche in differita che dalla imprevedibile diretta.
E quindi è stato totalmente ignorato il rispetto che si deve a qualunque essere umano SEMPRE ma forse ancor di più in momenti così drammatici.
E poi si è scatenata una corsa alla glorificazione figlia della “morte in diretta” francamente imbarazzante.
A Genova ci sono stati i funerali pubblici perché “la città potesse ringraziare e salutare un’ultima volta il suo Professore”.
La città? Ringraziare Scoglio? E di che?
E anche pensando alla sola parte rossoblu della stessa (comunque per quale motivo la città “ufficialmente” dovesse rendere onore a Scoglio rimane un mistero), quando Bagnoli (gli auguro ancora 50 anni felici e più) ci saluterà cosa faremo, 3 giorni di lutto cittadino?
Senza parlare degli allenatori della mia sponda…
Ho il sospetto che se Franco Scoglio fosse spirato nella sua Lipari nulla di tutto ciò sarebbe successo.
Che tutti si siano appropriati di un pezzettino del clamore suscitato dall’avvenimento televisivo per fare un po’ di teatro. Molte volte ad esclusivo beneficio personale.
Che sia stata alimentata l’ipocrisia e la voglia di protagonismo di personaggi poveri di identità tanto da avere bisogno di quella forte di qualcun’altro per riuscire a distinguersi (e ogni riferimento a chi tra i cugini ha usato questo avvenimento per fare l’ennesima autoglorificazione del “popolo” rossoblù non è affatto casuale).
Che le autorità abbiano fatto, consciamente o inconsciamente, bieca propaganda elettorale, e a questo punto mi viene da pensare che sia entrata a far parte direttamente del DNA di questi personaggi.
Che gli avvoltoi dell’informazione, anche quelli più “seri”, abbiano, per l’ennesima volta, perso l’occasione di dimostrarsi maturi ed equilibrati.
Che vergogna Mentana.
Che vergogna il mercato delle immagini che Primocanale aveva deciso di non fornire ma che sono misteriosamente passate nelle maglie larghe della rete tesa per trattenerle.
Che vergogna Sky che non vuole ammettere lo sciaccallaggio e si difende dicendo che erano immagini pubbliche andate in onda.
Che vergogna.
Franco, siamo stati e saremo sempre su sponde opposte, fieri rivali.
Non ci siamo mai stati e non ci saremmo mai stati simpatici.
Ma questa volta, non so perché, ti sento un po’ più vicino.
E riesco anche a pensare a tutte le volte che, a malincuore, dovevo ammettere “Belin, mi sta sulle balle ma su questo ha proprio ragione”.
E al fatto che, comunque, sento di doverti del rispetto.
Quel rispetto che tanti tuoi “amici” non ti hanno dimostrato.
Buon Viaggio, dovunque tu sia.

martedì, settembre 27, 2005

La Metafora (e altre storie...)

La Metafora

Mi è venuta in mente mentre mi accingevo, insieme a mio figlio e a mio suocero, ad entrare allo stadio per Sampdoria – Milan.
Stavamo camminando fra il parcheggio e, appunto, lo stadio e la discussione vergeva sulla differenza in termini economici fra le due società, che i giornali avevano evidenziato nelle differenza fra monte ingaggi giocatori e totale degli incassi, la cui parte del leone la fanno i diritti televisivi.
Impressionante.
Ordine di grandezza quasi 1 a 10. Reale.
Stiamo quindi parlando della differenza fra una delle squadre importanti e una delle neopromosse o prossime a retrocedere? No. Stiamo parlando della squadra arrivata seconda e la squadra arrivata quinta in un campionato a 20 squadre.
Quello che si deduce è che nel “pianeta” Serie A, fatto 100 il valore globale monetario in circolo, il 25% delle squadre (Inter, Milan, Lazio, Roma, Juventus) si spartiscono il 75% dell’importo.
Immediatamente mi è balzata agli occhi la possibilità di inquadrare il campionato come la metafora, lo specchio, la tragica copia di come funziona il mondo.
Allo stesso modo chi incassa di più è anche chi lo governa e detta le regole (il presidente della Lega Calcio è Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan) e il meccanismo fa in modo che le differenze fra i grandi e i piccoli siano incolmabili.
Per esempio i diritti televisivi: invece che considerare la Serie A un pacchetto globale con un certo valore e quindi dividere fra le varie squadre questo valore in maniera equa (non uguale, certo, ma magari dividendo in tre il pacchetto, e quindi un terzo dividerlo in parti eguali, un terzo secondo i piazzamenti nel campionato e un terzo secondo la base di utenza delle varie squadre) la Lega fa in modo che le trattative siano singole, e quindi i grandi fanno il prezzo che vogliono, i piccoli sono costretti ad accettare quello che gli viene offerto pena l’esclusione dal video. Per esempio la Juve becca 65 milioni di euro, alla Samp ne sono stati offerti 7,6…( e non avendo accettato siamo praticamente spariti dal video o quasi…)
E chissà perché mi è venuto in mente il debito dei paesi del terzo mondo per la maggior parte causato dall’acquisto dei medicinali dalle multinazionali “occidentali” nonostante un sacco di materie prime necessarie all’occidente vengano proprio da quei paesi, il fatto che l’Africa (incredibilmente) rimane l’Africa nei secoli, che il sud-est asiatico serve a togliere dal mondo occidentale gli scomodi stabilimenti (puzzano e fanno rumore) e a decuplicare i guadagni di pochi, che vivono sulla mancanza di diritti della gente che lavora là e sulla dabbenaggine di chi compra la roba qua.
La cosa interessante è che questo piccolo modello di filosofia capitalegoista sta sempre di più mostrando i suoi limiti, ogni anno ha sempre più problemi a mettere insieme dei campionati credibili, si finisce sempre in mano ad avvocati e giudici, le società costrette a scomparire sono sempre di più e aumentano anche i nomi eccellenti di quelle società.
Insomma…sta scoppiando.
I rivoluzionari non hanno il fazzoletto rosso al collo ma sono manager miliardari che si ribellano alla logica della “globalizzazione” calcistica (ma poi parlano male dei no-global che si occupano di problemi seri, non di pedate al pallone) e che minacciano minacciano senza mai arrivare al dunque.
La Federazione assomiglia sempre di più all’ONU, cioè un guardiano inutile che si piega quasi sempre al volere dei più forti.
Ho fatto un pensiero curioso e, spero, interessante: cosa succederebbe se il 75% decidesse che non vuole più giocare quel campionato e se ne facesse uno per sé?
E se le serie minori gli andassero dietro d’accordo sul ribaltare il calcio?
Quanto diventerebbe il valore di un campionato giocato solo da 6 squadre?Improvvisamente le entrate che servono a pagare i mega ingaggi spariscono e i campioni decidono che agli stessi soldi preferiscono giocare dove abbondano sole e mare o perlomeno buon vino e buon cibo. Genova, Napoli, Firenze…e anche Roma, ma con le società drasticamente ridimensionate. E Calabria, e Sicilia, e Sardegna.
Milano e Torino rimangono tagliate fuori.
Moratti, Galliani e Giraudo tentano inutilmente di convincere altre squadre europee ad abbandonare i loro campionati per fondare una nuova Lega Europea ricevendo sonori pernacchioni, poi tentano di iscriversi al nuovo campionato ricevendone altrettanti.
Moggi sparisce e ricompare come guida ai Faraglioni di Capri.
Carraro diventa uno dei Faraglioni.
Il campionato finalmente riparte e la Samp vince lo scudetto alla grande.
L’apporto di Schevchenko, Kakà, e Emerson si fa sentire, Veron continua a ramanzinarli “Ve lo dicevo che al mare si stava bene…altro che inverno padano.”
Tutti si sono autoridotti l’ingaggio e prendono meno di Flachi, capocannoniere del campionato.
Novellino continua a dire che ai ragazzi non gli può dire niente, e infatti non gli dice proprio niente che tanto sanno come giocare anche da soli.

Il fine giustifica i mezzi, he he.

E siccome la fantasia non mi manca ho fatto il parallelo con il mondo…

L’Africa decide che non ha bisogno del mondo, che ha abbastanza risorse per sé e anche abbastanza diamanti per farsi pagare bene: in pratica smette di importare cose inutili. Richiama tutti gli emigrati promettendo lavoro per costruire strade, acquedotti, ospedali pagati con i diamanti che elargisce con estrema parsimonia e a costi altissimi agli “occidentali” che vogliono farsi un regalo “per sempre”.
Chiude le frontiere e non accetta più turisti.
I villaggi, le spiagge, gli alberghi vengono utilizzati per far riposare a turno chi costruisce le cose che servono.
Annette la penisola arabica e comincia, d’accordo con i principi sauditi, a farsi pagare a caro prezzo il petrolio che non usa per sé.
Arriva fino a Gaza, lì costruisce un muro alto 10 metri per evitare che gli israeliani possano entrare e lo fa diventare un paradiso sul mare con costruzioni Art Decò tipo South Beach a Miami.
Gli iracheni, entusiasti, decidono che non è più il caso di litigare, che sono tutti africani altro che Sanniti, Sciiti, Curdi, invitano gentilmente (quasi) i vari eserciti ad andarsene prima di fare la prolunga al muraglione che chiude il resto del mondo fuori.
Ai Caraibi un movimento culturale in forte espansione che considera l’Africa la madre delle sue popolazioni, chiede l’annessione e organizza pacchetti speciali per i fratelli africani a un decimo del prezzo per gli occidentali.

Una nuova guerra di secessione sconvolge gli Stati Uniti.

I Sudisti (Ispanici e Neri) formano una nuova confederazione che si piazza fra il Texas e la Florida, e immediatamente si associa ai Caraibi chiedendo l’annessione a questo nuovo continente che sta diventando pericolosamente potente.
Petrolio e sole non mancano…a loro.
A Washington Bush non sa che fare, soprattutto perché non può andare più in vacanza nel suo ranch.
Approfittando della situazione i Navajo e i comunisti americani secedono fondando una nuova confederazione praticamente come quella Afro-americana (mai nome fu più giusto), ma rivolta a ovest.
Inutile dire che le due confederazioni subito vanno d’amore e d’accordo.
Schwarzy è in difficoltà: le origini austriache sono poco compatibili con il panorama socio-politico della nuova California.
Essere repubblicano non è così importante, ma non aiuta.
Viene esiliato a Graz dove comincia a importare steroidi fabbricati in Thailandia nelle ex fabbriche delle società farmaceutiche europee ora autogestite.
Li paga a peso d’oro e non riesce a rivenderli.
Gli tocca girare in proprio “Terminator 4: L’Europa finalmente” per tentare di raccattare qualcosa.
E raccatta poco.
Il Mediterraneo si riempie di barconi in fuga dalla penisola pieni di italiani carichi di scarpe, magliette, costumi da bagno e decoder Sky da contrabbandare in Africa.
Vengono accolti a braccia aperte, ma purtroppo scoprono che tutto quello che non avevano comprato in spiaggia nei decenni precedenti basta e avanza agli africani e che di guardare le partite di calcio italiane non gliene frega niente a nessuno.
Nella folla si riconosce un accigliato manager pelato: è Galliani che tenta di impietosire Weah e di fare un accordo per iscrivere il Milan al campionato liberiano, visto che in Italia non può più giocare.
Weah accetta a patto di diventare il presidente al posto di Berlusconi.
E appena approdato alla carica licenzia Galliani e lo spedisce a Graz, che sta diventando qualcosa di molto simile alla Manhattan di 1997:Fuga da New York…
A questo punto non è una sorpresa per nessuno quando una parte dell’Europa, quella meridionale, prospiciente al Mediterraneo, decide di seguire l’esempio dei Caraibici.
Sull’Alta Via dei Monti Liguri viene eretta la sorella della Grande Muraglia, che continua lungo l’Emilia tagliando a Nord fino al Po e di lì fino al mare.
Il nuovo inno lo scrivono Ligabue, Vasco Rossi e Jovanotti.
Berlusconi, Bondi e Calderoli vengono invitati gentilmente (quasi) a raggiungere Schwarzy a Graz.
E con loro un sacco di gente di cui non voglio neanche fare il nome.
Finalmente riparte il campionato (quello a 14 squadre secessioniste) e la Samp lo vince alla grande.
L’apporto di Schevchenko, Kakà, e Emerson si fa sentire, Veron continua a ramanzinarli “Ve lo dicevo che al mare si stava bene…altro che inverno padano.”
Tutti si sono autoridotti l’ingaggio e prendono meno di Flachi, capocannoniere del campionato.
Novellino continua a dire che ai ragazzi non gli può dire niente, e infatti non gli dice proprio niente che tanto sanno come giocare anche da soli.

Il fine giustifica i mezzi, he he.

Porca miseria se mi sono fatto prendere la mano.
Però mi sono divertito un casino…spero che vi siate divertiti anche voi.
L’unica cosa che temo è che il delirio finale abbia fatto totalmente dimenticare il discorso iniziale…che voleva essere (quasi) serio.
E se anche fosse? MACCHISSENEFREGA!! Almeno la Samp ha vinto uno scudetto…anzi, praticamente due..

lunedì, settembre 19, 2005

Del post testè pubblicato...

Giusto per completare, e per evitare che nascano equivoci sulla mia considerazione degli altri, in particolare per tutti quelli che la società bolla come “diversi”,di qualunque tipo essi siano.

I dubbi e le inquietudini legate alla considerazione sulla voglia di paternità/maternità non sono un particolare trattamento che riservo a chi era coinvolto nei temi del referendum.
Sono perfettamente cosciente che molti dei dubbi che ho manifestato potrebbero riguardare un sacco di coppie “normali” e a maggior ragione sono disposto a pensare che non sia giusto legare a delle leggi e a delle regole fisse un tema così delicato e personale.

Tenterò di spiegare in maniera più generale cosa mi inquieta.

Non sopporto le scommesse fatte sulla pelle degli altri.
Non sopporto chi rischia sulla pelle degli altri.

Figuriamoci quando qualcuno lo fa su un “altro” che è completamente indifeso, e lo sarà per un sacco di tempo.
Un “altro” che accetterà qualsiasi deviazione, costrizione, limite, ingiustizia, crudeltà come normale perché quello che conoscerà sarà quello che troverà e null’altro.
Quando scoprirà che c’era qualcosa di sbagliato, se mai ne avrà la possibilità, sarà tardi, forse non TROPPO tardi, ma tardi.
E realizzerà che qualcun altro gli ha rubato il suo possibile essere bambino, il suo UNICO possibile essere bambino.

Non riesco a sopportare questa idea.

Da quando sono diventato padre non riesco a non stare male quando penso a dei bambini oppressi, sfruttati, abbandonati che crescono convinti che quello sia normale, che sia la cosa che capita a tutti.

Questo non vuol dire che i bambini li possono fare solo quelli sani belli e ricchi.

Vuol dire che decidere di avere un bambino deve essere un atto che mette al centro del nostro mondo chi sta arrivando, non chi ci sta pensando.
E deve in primo luogo rispettare fino in fondo le sue possibili esigenze.

E questo vale per TUTTI, nessuno escluso, non solo per chi vuole ricorrere alla fecondazione assistita.

IO (maiuscolo e oramai sapete perché) penso che una coppia gay o una persona anziana faccia una scommessa più rischiosa a prescindere, e per ragioni che sono valide indipendentemente da qualsiasi ideologia, semplicemente perché qualcuno/qualcosa ci ha fatto così.

Se poi la scommessa qualcuno vuole giocarla comunque in coscienza, spero solo che abbia valutato fino in fondo quello che sta facendo.
E spero SINCERAMENTE che la scommessa la riesca a vincere.
Se posso fare qualcosa per aiutarlo/a lo farò.
Sarò SINCERAMENTE felice per lui/lei e per il suo bambino/bambina.

Comunque non riesco a cancellare i miei dubbi e le mie inquietudini.

venerdì, settembre 16, 2005

Del referendum testè passato...

Ho un sacco di idee e di pensieri oggi.
Merda se riuscissi a focalizzarne solo uno.
L’argomento del giorno è il cambio macchina. Mi sto perdendo fra piani di finanziamento, di rifinanziamento,Valori Futuri Garantiti, 24, 36 o 48 mesi…
Spero di riuscire a venirne a capo.
Ora: stamattina avevo in testa un interessante post su argomenti legati al recente referendum.
Mi è rimasto lì vagante tutto il giorno.
È venuto il momento di tediarvi sennò non mi farà dormire stanotte e mi perseguiterà lungo il weekend.

Ancora adesso nutro una leggera inquietudine sul tema.
La stessa inquietudine che mi assale quando discuto sulla assurdità di certi programmi e mi viene rinfacciata la libertà di parola e le necessità commerciali delle televisioni.

Ma che c’entra? Non lo so. Rinvio a un’altra volta l’argomento.

E vado a spiegare.

Credo di avere una mentalità aperta.
Sebbene ci siano alcune cose che non capisco e altre che aborro, ritengo di non avere il diritto di giudicare a priori chicchessia, e quindi che il pregiudizio vale solo se è personale e basato su esperienze e fatti concreti.
In pratica: lui mi sta sul cazzo perché ha fatto questo e quest’altro e non ce n’è.
Meno che mai ritengo che una persona possa essere giudicata sulla base delle proprie preferenze sessuali.
Ma non posso che ammettere che sentir parlare di voglia di paternità, o di maternità da parte di coppie omosessuali non mi lascia tranquillo.
Oh, allo stesso identico modo mi inquietano le voglie di maternità delle menopausate, le cosiddette mamme/nonne.
E adesso non menatemela con il maschilismo…lo stesso discorso si ribalta su un padre anziano…ma gli scenari possibili sono diversi.

Ma con questo cosa voglio dire?
Non lo so, ma i fatti mi cosano.

Facciamo ordine.

Con tutta l’apertura mentale del mondo, non posso negare che esistano dei limiti oggettivi che la natura ha posto all’uomo.
Limiti che riguardano un sacco di cose e, naturalmente, anche la capacità di procreare.
Se una donna è fertile a partire da una certa età e non lo è più dopo una certa età, penso che esista una motivazione.
Ritengo che la natura si cauteli sulla capacità di supportare un bambino nella crescita, sia in termini di energie che di distanza mentale, anche considerando l’importante ruolo che gli “anziani” hanno nella crescita dei nuovi cuccioli della comunità.
Cuccioli delle nuove femmine giovani.
Insomma, non lo so come questa cosa si è evoluta nel tempo, nei millenni, e cosa ci vuole dire la natura.
Sta di fatto che è così.
Così come è innegabile che ci sia bisogno di un maschio e di una femmina per poter procreare.

Crescere un figlio non è una cosa facile.
Soprattutto non ha niente a che vedere con i nostri bisogni di sentirci vivi, padri, madri, uniti, etc. etc.
Gli unici bisogni di cui bisogna tener conto sono quelli della persona che stiamo caricando delle gioie e delle pene della vita terrena.
Quelli che si combattono su questo tema a colpi di leggi e leggine, di regole ferree e di dogmi liberistici o reazionari mi fanno venire i brividi.
Io credo che un figlio abbia bisogno di un padre e di una madre, abbastanza giovani per poterlo aiutare a crescere bene.
E in questo senso questa società che ruba tutta l’energia e il tempo alla gente che lavora per far arricchire poca gente che non fa un belino e tipicamente fa pochi figli perché ha solo voglia di divertirsi…vabbè…fine della divagazione.

Non c’è un cazzo da fare, continuo a scappare da tutte le parti, deviazioni continue.
Mi sa che dovrete farci l’abitudine.
Oh…potete anche smettere di leggere……..scherzo, se lo fate m’offendo.

Torniamo all’argomento principe.

Il fatto che io lo creda, o che possa anche essere oggettivamente vero, non lo rende universalmente giusto.
Le variabili che compongono la storia di più persone sono tali e tante che non è possibile semplicemente scrivere con il fuoco una bella regola e così sia.
Faccio un esempio a caso con una storiella (inventata…praticamente una parabola…che sia schiavo di manie di grandezza?Mah…).
Sono il padre di una coppia felice, ho un fratello gay e mia moglie una sorella etero. Con mio fratello e con il suo compagno abbiamo tutti (due bambini maschio e femmina compresi) un rapporto bellissimo, a volte passiamo addirittura fine settimana e brevi periodi di vacanza insieme.
Mia cognata è una stronza. Sua sorella (mia moglie) la odia, non si parlano da anni, non conosce i miei figli, sta con un riccastro delinquente e ci considera feccia proletaria.
Uno sfortunato incidente purtroppo ci porta via, lasciando i miei figli da soli.
A chi vorrei che venissero affidati per continuare a crescere sereni?
A mia cognata e al riccastro? NOOOOOOOOOO.
In barba alle mie convinzioni e a quanto ho precedentemente scritto, ovviamente a mio fratello e al suo compagno.
Coppia e famiglia anomala quanto vuoi ma sicuramente la casa più adatta per i miei figli. Sarebbe quindi giusta una legge che asetticamente decida a priori che una coppia etero è meglio o addirittura che vieti a una coppia gay di adottare figli?

Ovviamente no.

Anche se rimango (IO maiuscolo per far capire che è una convinzione personale e quindi non solo non è detto che valga per gli altri ma soprattutto che non voglio convincere nessuno) dell’idea che una coppia eterosessuale sia necessaria per far nascere un bambino indipendentemente dalle nostre convinzioni ma solo perché funziona così, ritengo che non sia giusto vietare PER LEGGE a coppie gay di avere figli con la fecondazione artificiale, o determinare PER LEGGE un limite di età per donne che vogliono avere figli con la fecondazione artificiale.
In realtà trovo ragionevolmente assurdo voler regolamentare la fecondazione artificiale PER LEGGE.
È un tema talmente complesso e imprevedibile che trova francamente incredibile poter pensare di rinchiuderlo in regole scritte (sì sì lo so, l’ho già scritto, mi sto ripetendo checcivoletefare vorrà dire che sto rafforzando il concetto).

Mi rimangono le inquietudini e i dubbi.

Su chi sbandiera la voglia di paternità e di maternità come patrimonio esclusivo dei genitori dimenticandosi tout-court dei bambini.
Su chi utilizza la scusa di come funziona la natura per creare razze e mondi preferenziali.
Su chi pensa che il solo POTER fare qualcosa lo rende automaticamente universale e giusto.
Su chi nega ogni obiezione alle proprie idee bollandola come arretratezza culturale o atteggiamento reazionario e antistorico.
Su chi nega ogni obiezione alle proprie idee bollandola come arretratezza culturale o atteggiamento comunista, pericoloso per l’umanità e soprattutto demoniaco e diventeremo tutti musulmani.
Su chi scambia la prudenza e il rispetto per le vite che genereremo nel prossimo futuro con paure ataviche, razzismo e ottusità.
E vale in entrambi i sensi.
Su chi crede che il mondo perfetto sia senza deviazioni dalla retta via e la conosce così bene.
Su chi ha una assoluta e cieca fede, qualsiasi essa sia.
Su chi è pieno di certezze e considera il dubbio una debolezza.
Su chi ci ha costretto a votare per decidere quanti embrioni ci volevano e per quante volte e quanti insieme come se fossero pillole da prendere prima e dopo i pasti.

Penso che la fecondazione artificiale sia una gran cosa.
Penso che possa realmente aiutare un sacco di coppie ad avere i figli desiderati quando ci sono problemi difficilmente (o non) risolvibili.
Penso che non sia la risposta per chi vuole a tutti i costi avere figli nonostante limiti derivanti dalle proprie scelte o dalla propria età.
Penso che sia potenzialmente un assoluto bene e purtroppo potenzialmente un assoluto male.
Non è sbagliata in sé.
È sbagliata a seconda di chi la usa e di come viene usata.

Quante cose sono così.

Quante volte ci hanno mentito e ci hanno strumentalizzato creando guerre di religione su cose potenzialmente buone che erano finite nelle mani sbagliate.

Vabbè…sto divagando.
Ancora una volta…forse l’ultima perché il post sta per finire, mica per altro.

Ci saranno altri scritti su altri temi…probabilmente con aspetti comuni a questo.

Buon weekend a tutti.

Caspita, alla fine ci sono riuscito a focalizzarlo.

Che sia chiaro per gli altri è tutta un’altra storia.

martedì, settembre 13, 2005

Crisi depressiva post-vacanze

Quando andavo a scuola mi succedeva sempre.
Tornavo dalle vacanze e la consapevolezza di dover aspettare 10 lunghi mesi, e 10 lunghi mesi di scuola, di buio, di freddo, di sveglia presto alla mattina...mi faceva venire su paura, malinconia, apatia, voglia di puntare i piedi e far fermare il tempo...o farlo volare velocissimo.
Le vacanze per me erano molto abitudinarie, un mese al mare e poi 20 giorni in montagna, Varigotti e Viozene, le compagnie, gli amici, che sono stati per me dei punti di riferimento importanti e ai quali ho voluto un sacco bene, e che ho perso praticamente tutti per strada. In vacanza, forse, riuscivo a liberare un po' di più la mia voglia di essere protagonista, che d'inverno rimaneva in ombra, un po' per pigrizia, un po' per limiti oggettivi,un po' per paura. Ecco: d'estate riuscivo a superare un tot di paure che d'inverno mi caricavo sulle spalle. Un po' l'idea della fuga, quella che stava dietro a Mediterraneo, lasciarsi la realtà dietro e riuscire a essere qualcun'altro.
E poi passare il tempo a chiedersi se il "qualcun'altro" era quello estivo o quello invernale.
Se dò retta alle mie attuali sensazioni penso che l'Estivo era il reale Marco che usciva dal guscio. Ma per onestà devo anche ammettere che il guscio era (al 90%) autocostruito...e che piano piano si è sciolto con gli anni, ma non del tutto.
Inutile dire che ciò si rifletteva sugli ormoni e le donne. Molti sono stati gli inverni a secco, molte meno le estati. Era anche quella una delle paure? Ovviamente sì.
La scuola è finita. Il tempo delle "vacanze" è finito.
Quella particolare sensazione che accompagnava ogni mio Settembre si è annacquata, probabilmente perchè in quei Settembri avevo tutto il tempo per rimuginarci su...quando torni dalle ferie, invece, non devi mica "aspettare" che la scuola cominci. A pensarci bene, poi, l'arrivo della scuola era una liberazione...nessun tempo per stare a rimpiangere le vacanze.
Quest'anno ci sono curiosamente ricascato.
Finite le ferie, tornati i figli dal mare, ecco che una strana ansia è venuta fuori. Un ansia diversa e più indecifrabile. L'elemento comune è stata la voglia di fermare il tempo, di non voler far terminare le giornate per non fare arrivare il domani. E così cerchi qualcosa da vedere alla TV per non dover andare a dormire, leggi fino a che non svieni per rianimarti quanto basta appena per spegnerti la luce, ti trovi qualcosa da fare sul PC che sicuramente non puoi fare l'indomani. E poi sei più irritante e irritabile del solito, ti chiudi a riccio e non hai voglia di fare niente.
E' durata tre o quattro giorni.
Ieri mattina ho realizzato.
La stanchezza, il senso di vuoto e disagio, la voglia di tornare a stare bene.
E il nuoto.
Incredibile, ma più passa il tempo e più scopro quanto il nuoto mi faccia bene e non solo a livello fisico. E' una continua sfida con me stesso e con la mia pigrizia. Ha riaperto la piscina, e ieri subito mi ci sono buttato.
E la consapevolezza di aver vinto la sottile ignavia in cui mi ero confinato con la scusa della piscina chiusa, mi ha fatto anche capire quanto fosse deleterio rimanere chiuso nel loop della crisi depressiva post-vacanze...

venerdì, settembre 09, 2005

Bill Gates

Mi danno fastidio i pregiudizi.
Mi danno fastidio quando sono basati su delle pose o su delle leggende metropolitane.
Mi danno fastidio quando “dicono tutti che è così”.
Mi danno fastidio quando fa figo essere “contro”, “off”, “under”.
La Microsoft e Bill Gates.
Lavoro nel campo dell’informatica, il destino ha voluto che diventassi un esperto dei prodotti e delle tecnologie prodotte dalla Microsoft, con le quali tutti, prima o poi, abbiamo a che fare.
Ora: nell’immaginario collettivo oramai si è radicata l’immagine di Microsoft=inferno, Bill Gates=demonio. Sicuramente nel mondo dell’informatica, ma credo molto anche al di fuori.
Partiamo dalla parte professionale.
Non conosco solo i sistemi operativi e gli applicativi Microsoft. Ho avuto a che fare con molta più roba. E credo di poter dire che quello che fa la Microsoft non è meglio di tutti gli altri o peggio di tutti gli altri. È roba fatta ragionevolmente bene, checché se ne dica ragionevolmente stabile, con magagne ragionevolmente della stessa misura che altri prodotti software.
Anzi: avendo approcciato il mondo Microsoft da tanto, posso anche dire che mi ha abbastanza impressionato il modo in cui la Microsoft rimedia ai propri errori, anche strategici, e come riesce a migliorare i propri prodotti.
Sta di fatto che ho incontrato sulla mia strada prodotti peggiori, molto meno stabili, con prezzi ancora più assurdi.
Non ho mai capito le guerre di religione legate all’informatica. I programmi, i sistemi operativi si usano, non si adorano. Se ti piace una cosa la usi, se non ti piace non la usi.
Alcune cose vanno bene per quello, altre vanno bene per altro.
Il fatto che i sistemi operativi Microsoft siano i più diffusi al mondo non è dovuto a qualche complotto globale e meno che mai a una truffa ai danni dell’umanità.
All’inizio dei tempi Compaq e Microsoft erano i carbonari rivoluzionari che combattevano contro il gigante reazionario IBM ed era “fico” usare un compatibile con il DOS invece che un sistema PS/2 con l’OS/2 che infatti era utilizzato in tutte le banche, borghesi bastardi.
Insomma: le cose cambiano. E ora HP ha comprato la Compaq per diventare un gigante contro la IBM e Bill Gates è il borghese bastardo.
Passiamo a lui. Non mi è mai stato simpatico. Ho sempre condiviso l’impressione che sia diventato l’uomo più ricco del mondo sfruttando abilità altrui.
Poi ho provato a pensarci in maniera un po’ più oggettiva, non posso negare che l’ultima spinta me l’ha data la sua apparizione al Live8. OK, probabilmente marketing.
Ma ci sono alcune cose che mi hanno fatto meditare.
Prima domanda: da chi ha preso i soldi Bill Gates?
Da chi ha bisogno di comprare le medicine?
Da chi ha bisogno di mangiare?
Da chi ha prima intossicato e ora è costretto a comprare sigarette?
No: li ha spillati alle grandi multinazionali e da chi almeno aveva i soldi per farsi il PC per giocare o studiare.
Diciamo da quel 25% del mondo che sta sfruttando il restante 75%.
Di certo non ha potuto delocalizzare la “produzione” nel sud-est asiatico o in Cina: non fa mica pupazzetti.
Sì, magari qualche mouse e qualche XBox.
Ma il grosso, il software, lo fa dove si può produrre software. E anche se non posso esserne sicuro, dubito che nelle fabbriche cinesi dove sottopagano si sviluppi software.
Insomma, tendenzialmente ha fatto soldi in maniera meno sporca e vigliacca di un sacco di altra gente.
E di tutti questi soldi che cosa ne ha fatto?
Non è sicuramente un asceta. Non credo che si sia posto limiti restrittivi. Ma non credo che sia mai andato al Millionaire di Briatore, non mi sembra di averlo visto citato ai megaparty Hollywoodiani, meno che mai nella ville della Costa Smeralda o delle località In delle varie riviere in giro per il mondo.
Da quel che ne posso sapere direi che vive una vita sicuramente molto agiata ma ragionevolmente discreta.
E ha dato più di 5 miliardi di dollari in beneficenza.
Cinque MILIARDI di dollari.
Fanno circa 5000 milioni di euro.
Li avesse dati a noi ci avremmo tappato un bel po’ del nostro debito pubblico…
E a chi li ha dati? A chi combatteva la povertà.
Quando l’abbiamo saputo? Praticamente solo dopo il Live 8.
A pensar male era marketing.
A pensar bene qualcuno gli ha chiesto di mettere in prima fila anche la sua faccia per far capire che si faceva sul serio e lui, anche sapendo che quasi tutti avrebbero pensato male, ce l’ha messa.
A leggerla così stiamo parlando di un moderno e globale Robin Hood.
Ovviamente non è così. O meglio: non so se è così, non sono in grado di saperlo e meno che mai ho il diritto di giudicarlo.
Ma alcuni fatti non sono discutibili.
E io vedo un sacco di gente in giro peggio di Bill Gates.
E un sacco di multinazionali più spregevoli della Microsoft.
Cazzo, comincia quasi a essermi simpatico.

martedì, settembre 06, 2005

Big Fish

Ieri sera ho visto Big Fish di TimBurton.
È abbastanza inutile che io dica quanto sia bello, o che determini il valore del film.
Sono altre le cose che voglio dire.
Non ho potuto fare a meno di finire il film in lacrime.
E ho rivissuto le stesse sensazioni che mi avevano colpito al cuore quando avevo visto per la prima volta “L’uomo dei sogni”.
NON voglio fare paragoni sui due film
Quello che me li ha fatti sentire così vicini è la base della storia.
Un rapporto difficile fra padre e figlio, un dialogo che sembra perduto, la possibilità di rimediare all’ultimo momento.
In Big Fish a questo si aggiunge il padre che racconta storie sulle sue peripezie e un figlio che desidera sentire vicino un padre che in qualche maniera ha sempre sentito distante.
E così non ho potuto fare a meno di vedermi in quel ragazzo con i capelli neri che inventa l’ultimo fantastico episodio della vita di suo padre proprio perchè lui gliel’ha chiesto, che in quel modo gli fa capire quanto lui sia importante, che in quel modo si fa accompagnare nel suo ultimo viaggio prendendo in giro la morte insieme al figlio.
E ho pianto per la paura di non riuscire ad avere la stessa possibilità, per la paura di non riuscire a essere vicino a mio padre quando lo dovrà affrontare, per la paura di non riuscire a evitare di creare questa sottile e tenace barriera fra me e i miei figli.
Ho pianto come non piangevo da tanto.
Ogni tanto fa bene piangere.
Ancora adesso faccio fatica a scriverne.
Bel film.

P.S. Ah...last but not least la sigla finale è una stupenda malinconica canzone di Eddie Vedder...Tim Burton è un genio.

giovedì, settembre 01, 2005

Antropologico, Geografico, Mistico o Edonistico?

Mi approprio della suddivisione del genere umano meditata da una insospettabile fonte di saggezza perchè mi ha colpito e mi ha messo in discussione.
Una affrettata risposta nel suo blog non ha fermato la procedura automatica di autoanalisi che è andata avanti per conto suo, ogni tanto apparendo con annunci del tipo "Edonistico? Ma fammi il piacere..." e gettandomi nello sconforto più assoluto.
Alla fine ho deciso che questa entità doveva essere rimessa sotto il controllo della Procedura Principale, e le ho prestato un ascolto più attento.
Devo dire che non aveva tutti i torti.

Cito: "Edonistica: alla quale forse appartengono coloro che cercano il vero nella carnalità, nell'amore, nel vino."

Sebbene io possa autodefinirmi un sano e maniacale edonista, che fa dei piaceri carnali, emozionali e materiali una filosofia di vita rifuggendo qualsiasi forma di demonizzazione della ricerca del piacere, devo ammettere che non credo che questa categoria possa annoverarmi fra i suoi appartenenti.
La sottile differenza, che poi non è così sottile, sta nel cercare "il vero" in tutto ciò.
Io "uso" il piacere come meglio credo, ne estraggo energia e buonumore, cibo per l'anima e per il cervello, carburante e lubrificante per il motore.
Ma mi guardo bene dal considerarlo fonte di verità.
Le verità vengono fuori dalle persone che con te condividono la ricerca del piacere, dai luoghi e dalle cose che ti donano il piacere ma soprattutto del piacere (ahimè) dobbiamo imparare a farne a meno senza perdere la voglia di cercare e la fiducia di trovare le verità che ci servono per puntellare il nostro viaggio.
Credo che cercare la verità "nella carnalità, nell'amore, nel vino" abbia il pericoloso possibile effetto collaterale di renderci schiavi di queste cose, che automaticamente porta anche all'annulamento del piacere (vero piacere) che potrebbe sgorgare da quelle fonti.

mercoledì, agosto 31, 2005

Incredibile...ancora imparo..

E ho ancora voglia di imparare.
L'estate non ha portato consiglio. Ancora vago nella mezza età con la mente vorace di un bambino. Ma con molta meno capacità di imparare e flessibilità ad adattarsi. Anzi...sto diventando sempre di più un vecchio arcigno...ogni tanto mi preoccupo sul serio...
Il lavoro sta procedendo bene. In teoria il contratto scade il 30 di Settembre, ma tutto qua si muove come se fosse un limite virtuale. Questo non fa che confortarmi...
La saga di Michael Marshall solleva inquietanti domande sulla natura umana, e apre uno scenario ragionevolmente interessante (anche se fantasioso fino a prova contraria) sulla sorte dell'uomo di Neanderthal...
Del fatto che quello fosse uno dei grandi misteri irrisolti della storia avevo già sentito alcune voci...
Consiglio vivamente di leggere "Uomini di Paglia" e "Eredità di Morte"...sono scritti bene e molto interessanti. E aiutano a rimanere sull'orlo della pazzia, cosa indispensabile per soppravvivere senza uniformarsi e scoprirsi urlante nella via che accoglie gli uscenti dal Grande Fratello e contento di esserci.
Assolutamente splendida, lucida, spietata, cinica la pagina dedicata alla fredda analisi della vecchiaia.
La dicotomia che mi accompagna in questi tempi mi rende "dipendente" sia dai miei figli che dai miei genitori.
Da un certo punto di vista sto continuamente elaborando il distacco (spero nel "giusto" ordine) per non arrivare impreparato. Non c'è niente di sentimentale o di mistico in questo. Pura fredda analisi dell'inevitabile.
Mi spaventa l'essere così analitico, spietato, cinico.
A volte mi chiedo quanto mi sto perdendo della mia vita di ora rimuginando continuamente su quello che arriverà e tentando di capire in anticipo come affrontarlo.
Farò un esempio banale: lo scorso Dicembre, all'approssimarsi del mio quarantesimo compleanno, mi è improvvisamente apparsa l'idea di quale sarebbe stato il mio regalo speciale. Non so esattamente perchè, nessun evidente indizio era apparso, ma una serie di piccoli eventi me lo avevano fatto immaginare.
Quanto ho sperato di essermi sbagliato, quanto ho sperato inuna splendida e inaspettata sorpresa.
E invece no.
Come al solito avevo capito tutto, con lo "splendido" risultato di rovinarmi la sorpresa. Oh, per carità: ho indovinato il miglior regalo che avrei potuto desiderare, e quindi, da un certo punto di vista, un piccolo sogno si è realizzato. Ma stavolta avrei preferito essere un po' più "numb" e cascare anche dal pero.
Esempio stupido, e poco importante. Ma penso che inquadri abbastanza bene il mio dilemma.
E' arrivata l'ora.....posso andare....ci si sente...

giovedì, agosto 11, 2005

Le ferie stanno arrivando...

...e la settimana solitaria sta finendo...
Tutto sommato è andata bene, anche se Martedì ho rischiato di cadere un po' in depressione...tutte le cose che mi ero proposto di fare erano andate male, ero riuscito a litigare anche a distanza, mio cugino aveva chiuso il bar presto e mi mancavano i miei figli....e che diavolo...un po' di depressione ci stava anche...
Meno male che ieri le cose sono andate decisamente meglio, e anche se non sono riuscito ad andare a vedere i fuochi sono andato a dormire che stavo moooooolto meglio...
La giornata si è aperta con un nubifragio tremendo.....ma che non mi ha impedito di andare a nuotare a pranzo..mi ha fatto solo tardare un po'...ma chissenefrega...
Insomma la Domanda è: da soli si sta meglio o peggio? E io, che della solitudine ogni tanto proprio non posso farne a meno, devo ammettere che da solo sto bene, ma dopo un po' basta...
Oggi Michael Marshall Smith era alla Versiliana...vabbè, lo beccherò la prossima volta che viene in Italia...
Stasera non sono in vena di elucubrazioni profonde....anche se la lieta novella che oggi, per caso, mi è arrivata mi ha reso più clemente con il mondo. Forse, alla fine, dopotutto, qualche speranza c'è...di non autodistruggerci intendo, e che il mondo diventi piano piano veramente migliore.
Ho navigato un po' nelle pagine della Nasa che catalogano le eclissi di sole. Potrebbe essere che ne riesca a vedere qualcuna...ma vedere che le hanno previste fino a quando non ci sarò più....e neanche i miei figli...insomma: non riesco a nascondere la mia inquietudine quando penso all'immensamente grande, sia come spazio, che come tempo. Cosa siamo noi uomini nello spazio tempo? Una briciola di pane. E io? Un atomo della briciola? Forse un elettrone di quell'atomo... "Che cosa resterà di me nel transito terrestre" cantava Battiato...e io mi chiedo che cosa resterà di tutti noi passati, presenti e futuri quando la prossima cometa che passerà da queste parti ci porterà via...i dinosauri sono durati molto più di noi...e ci siamo solo noi a sapere che sono esistiti...
Ci sarà qualcuno che si accorgerà che l'universo esiste? Ci sarà qualcuno a chiedersi se veramente è solo o no? E se non ci sarà...che senso ha tutto ciò? Possibile che tutto sia veramente frutto solo del caso, un errore che ha fatto nascere qualcuno che si fa troppe domande? Mah...non credo più nel Dio cattolico, ma questa mi sembra una cosa ancora più difficile da credere...
Ecco vedi? Parto che non sono in vena e poi le elucubrazioni profonde vengono fuori da sole...sarà perchè mi accompagnano sempre...da qualche parte sono lì in agguato che aspettano solo di poter venire fuori...tipo oggi, quando leggevo delle eclissi...
Forse la paura della morte, in fondo, non è che la incapacità di rassegnarci ad andare via senza che nessuno ci abbia mai spiegato il perchè.
Ad andare via senza una risposta.
Ad andare via senza averla potuta dare a chi ci vuole bene e lasciamo qua.
Ho cominciato a pensarci da bambino...i miei figli ci staranno già pensando?

lunedì, luglio 25, 2005

Astrusità e malinconie

Negli ultimi tempi c'è una strana tendenza del tempo a rimanere bello durante la settimana e a peggiorare nel weekend. Il fatto che a me pesi meno perchè lavoro così vicino a una spiaggia da potermene beare durante la pausa pranzo mi conforta...sicuramente non ce l'ha con me. Ma la strana coincidenza si ripete con puntualità quasi inquietante...il tempo ha una coscienza? Sa quando si lavora e quando no? E' forse perchè sto leggendo "Il Quinto Giorno" che mi metto a pensare queste cose astruse?
OK, sono un apocalittico, e ci si scherza sempre su Murphy e su Fantozzi...ma quando la cosa si ripete con precisione quasi matematica per più di un mese certi dubbi vengono...
E se fosse che io sono Truman e tutti quanti mi stanno prendendo in giro?
E se questo blog sia in realtà letto da tutti i telespettatori del mio reality show?
OK OK, fine delle astrusità...inizio della cronaca.
Anche se quasi incredibile per come stavano andando...le cose sono migliorate...come spesso mi accade, quando succede così mi spavento...
I contatti con il whisky buono sono ripresi (ma cosa avete capito...quando tutto si concretizzerà vi spiegherò meglio), la Mazda fa uscire un nuovo modello di 6 giusto giusto per beccare qualche macchina in promo quando la devo cambiare, il frantoio è finito, Aurora mi ha persino salutato... so che sono cose non facili da capire...ma le ho messe lì apposta così...se volete vi racconto gli affari miei...su quelli degli altri ci vado mooooolto più cauto.

I figli crescono, veramente. Quasi mi impressionano.

Il grande sta diventando "grande".
E oramai è in una età della quale io ricordo i miei trascorsi...impressionante, ma istruttivo.
Mi sforzo sempre di guardare a quello che gli succede, che chiede, che fa filtrandolo (per quanto possibile) per come io mi ricordo quello che ero, pensavo, volevo...in alcuni momenti la malinconia è quasi insopportabile, la distanza incolmabile.
Vorrei essere uno dei suoi amici, giocare con lui come bambino e poter ritornare poi a essere suo padre.
Perchè è così difficile accettare la distanza che comincia inesorabilmente a crescere fra noi due.
Perchè è così difficile accettare che lui diventi indipendente.
E così fa bene pensare che anch'io lo sono diventato e avevo un padre che mi guardava crescere impotente.
E fa benissimo ricordare che a 8 anni già pensavo di esserlo, indipendente.
E che volevo crescere...velocemente.

Il piccolo scandisce le fasi che ci hanno già accompagnato tre anni fa.
Ora realizza il momento del distacco, fa fatica ad accettare che i genitori debbano andare via, anche se solo per pochi giorni.
Aumenta la coscienza di chi è, di chi ha bisogno, di chi vuole vicino.
Ma lui è ancora il nostro cucciolo. Non per molto...ma almeno godiamoci la sensazione per quest'estate.
Ferie ancora lontane, ma sto passando un'estate di vacanza perenne...come faccio a lamentarmi...
Baci...

venerdì, luglio 01, 2005

Che vita è?

Strana settimana.
Era iniziata quasi esaltante, dopo il mare ancora il mare...e nuotare, e la spiaggia, e la piscina. Praticamente perennemente in vacanza, e tutto sotto controllo.
Poi succede qualcosa di imprevisto, che anche se ti sfiora soltanto e non molto ti coinvolge, cambia l'aria che respiri.
E poi arriva la fine della settimana e ti rendi conto che il mese d'aria del prigioniero indiano, e quindi un po' anche il tuo mese d'aria, è finito. Malpensa, Delhi...andato.
Sei in ufficio, in una giornata di sole, la macchina a 20mt, tutto sembra ok.
Sembra.
Animo.
Life goes on.