venerdì, dicembre 15, 2006

Lettera aperta (?) a Gino & Michele

La prima SMEMO comprata è stata quella dell'86. La seconda mi è stata regalata e l'ho trovata sorprendente...nel senso che ho trovato la sorpresa di un tot di giorni in più. Il tempo poi mi ha insegnato che la SMEMO aveva come pubblico preferenziale quello di giovani studenti (proprio come la milanese che per prima mi ha traviato con la stessa, ciao Roberta) e che quindi il formato originale era quello a 16 mesi, dal quale veniva derivato quello a 12, che anni dopo prenderà una forma ancora più autonoma. Ero giovane e inesperto, e soprattutto avevo un sacco di pagine in più da riempire. E così è nata questa lettera di protesta. Ogni volta che la leggo, fin da allora, appena finito di scrivere, mi chiedo cosa cavolo significhi la prima frase. Non l'ho mai capita.

E' inutile continuare a tormentarci come se il delirio non fosse ancora finito.Gino e Michele
La verità è che ci mancano le idee, e la calligrafia poi si rovina, ed è forse colpa mia se la SMEMORANDA '87 inizia tre mesi prima che quella '86 finisca?
Questo si chiama boicottaggio, e verrò su da voi a farvi ripiegare tutte le orecchiette che nasceranno in queste insulse pagine in più.
NON NE AVEVATE IL DIRITTO!
Come se la SMEMO fosse un'agenda come tutte le altre.
Ti eri già convinto di avere UNA solleva morale, UNA ritempra spirito, UNA madre-sorella-amicadelcuore-confidente-novelladuemilaadusopersonale ed ecco che Gino & Michele (in stampatelo per rispetto) te la sdoppiano manco fossero Silvan & Binarelli in tournèe ensemble.
EH NO! Così non si fa, cari miei agendieri..agendisti..managender programmagende o come cavolo si dice..eadessoiocheddevofà?
Mollare l'altra e iniziare questa, o finire l'altra e lasciare inutilizzati 90 fogli per i rispettivi 142560 quadrettini? (se non ci credete provate voi a contarli...)
Se ogni vostro aficionado ha perso 1Kg dietro a questo incredibile dilemma (ma che dico incredibile..credibile!) pensate a quale enorme peso devono sopportare le vostre coscienze (e meno male che siete in due, come Gianni & Pinotto, Stanlio & Ollio, Bruce & Bongo etc. etc.).
No, non potete dire che vi sentite male, che vi gira la testa e non ce la fate più a guidare, ma non fateci ridere a dire che...(continuate voi che Bennato la canta così veloce che io non riesco a scriverla) non potete evitare il confronto con i vostri lettori, non potete fermarvi ora, dovete leggere fino in fondo! (Non è vero, fate conto che l'ultima frase sia detta da qualcun'altro...è che la mano a volte scrive da sola..)
Nel lontano 1981 un idillio estivo con una milanese mi fece conoscere la SMEMO, e lì iniziò una lunga bolina (BOLINA non bobina) conclusa soltanto il Dicembre '85, quando riuscii a raggiungere la tanto agognata boa in una libreria milanese: finalmente ero uno SMEMORANDINO (o forse SMEMORANDESE ma delle mie difficoltà a trovare il sostantivo giusto ne avrete già piene le palle? scatole? pelotas?..) cioè un possessore di SMEMO (ma forse è più corretto ammettere che non sono io a possedere "lei" ma "lei" che ha stregato me) pronto a riempirla di notizie sconcertanti (cioè scontentantezze) e di nefandezze (cioè notizie nefandi), di deliri grafici e alfanumerici (tutta colpa del computer), di cronaca rosa, nera, verde,gialla, rossa...
Comunque sia l'intento principale era di riempirla , e non si può proprio dire che abbia avuto delle incredibili difficoltà (e ci risiamo con l'incredibile) anche perchè in talune occasioni ho dovuto aggiungere pagine supplementari perchè non ci stava tutto quello che avevo in mente (non avete mai pensato a un formato tabloid?).
Quindi una partenza al Gran Lasco (maiuscolo così sembra più veloce) con vento forte, e già non vedevo l'ora di arrivare all'altra boa, sognavo di una SMEMO già completa amorevolmente riposta nella libreria dei segreti per conservarla e accudirla "finchè morte non ci separi" e di un'altra già pronta ad accogliere fra le sue pagine le mie sconcertantezze ((notizie sconcertanti) e le mie notizie nefandi (nefandezze), i miei deliri grafici e (sentite rilegettevi le righe un tot fa che io mi sono già rotto).
E proprio quando sembrava che andassi così sparato che neanche il mixage di Italia e Azzurra mi sarebbe stato dietro, ecco la boa non prevista: UE' ma non è mica sempre Domenica (merda, mi ero preparato la battuta e poi non mi ci è stata: come spalla funziono proprio male..), vabbè che a volte lo spazio non mi bastava, ma avere per ogni giorno uno spazio doppio mi sembra un po' esagerato (e a me, da buon genovese, gli sprechi proprio non piacciono).
Ma chi me l'ha fatto fare di spendere tutti questi soldi per una specie di rompicapo psicologico atto a distruggere il morale (Amleto con un problema del genere è diventato pazzo e poi si è ucciso(?)), per un problema in più da aggiungere a quelli di una insulsa vita (come se non fossero già abbastanza)?
Nessuno.
Infatti io non l'ho fatto (e beccatevi il gioco di parole).
A me la SMEMO la hanno regalata. (Lo ho scritto completo per evitare di fare errori stupidi tipo l'anno, lh'anno, la'nno etc. etc.)
Dice:"Ma allora che ti lamenti a fare?"
Chi, io?
Mi sto forse lamentando della SMEMORANDA?
Per carità che poi chi me la ha regalata (per la forma verbale vedi sopra) si offende.
Per me è tutta colpa di Gino & Michele (in corsivo per disprezzo) che hanno sopravvalutato le capacità psicofisiche e di pazienza degli SMEMOFAN.
"Ma questa lettera non ha senso!"
E chi voleva darglielo.
Io volevo solo riempire le prime quattro pagine della nuova SMEMORANDA '87.

Marco Silveri

Nella lettera, fotocopiata dalle 4 pagine e regolarmente spedita, erano elencate alcune informazioni necessarie per il corretto funzionamento della stessa. In questa trasposizione ne sono state aggiunte alcune per spiegare alcune peculiarità legate alla scrittura manuale sulle pagine della Smemo.
Eccole.

ISTRUZIONI PER L'USO

  1. Si comincia dll'inizio
  2. Non cercate linguette da tirare. Non ce ne sono e anche se ce ne fossero sarebbero inutili: NON è una lettera minatoria
  3. Se non sei Gino e non sei Michele stai attento: ogni lettura non autorizzata è passibile di una condanna da 1 a 10 anni di ascolto continuo di canzoni di Claudio Villa presentate da Pippo Baudo e Mike Bongiorno che si litigano. Ospiti Pupo, Christian e Luis Miguel (la pena, già prevista per una lettura non autorizzata della SMEMO '86, non è applicabile a chiunque legga la presente tramite il blog nel quale è stata pubblicata. Sarei proprio un bel bastardo se la tenessi valida.)
  4. La battuta della Domenica sarebbe funzionata se la parola "Domenica" non fosse stata la prima a rimanere fuori proprio da Domenica 21 Settembre per finire in Lunedì 22.
  5. Ovviamente stampatello e corsivo scritti a mano libera sono diversi, qui no. Ma il senso spero sia chiaro lo stesso.
  6. Si inizia dall'incomincio

LEGENDA DEI SIMBOLI USATI

  • ! - punto esclamativo
  • ? - punto interrogativo
  • (?) - dubbio - i dubbi di questa lettera (dubbi angosciosi, oserei dire amletici, soprattutto il secondo) sono:
    1. ma "aperta" che vuol dire?
    2. alla fine Amleto si suicida sì o no?
  • 1 - uno
  • 2 - due
  • 3 - ok ok, simpatico, umoristico...ah ah..taglia corto
  • O - O o zero a seconda del cOntestO (per esempio czerontestzero non ha senso e da dire è una chiavica)

Infected

Che cosa volevano
quei due mercanti che continuavano a litigare
lo sa solo il destino
così crudele
da farmi perdere il sudore
in questa sporca bettola ai confini del mondo civile

Che cosa volevano
i gabbiani che spensierati sfioravano l'acqua
inquieta
del mare vicino alle scogliere?
I prati verdi occupavano l'occhio
interrotti solo da qualche cespuglio
e dal limite invalicabile dell'abisso
Un respiro
forte
Ah, questa sì che è vita

Che cosa volevano
trecento negri incazzati
che correvano
dietro l'unico cinese presente in questo buco di mondo
nascosto dietro l'angolo della grande City?
Forse spremerlo come un limone
o forse riportare tutto alla normalità
anche se di normalità
in questo posto
non si può proprio parlare
Forse è stato meglio rimanere nel dubbio

Che cosa volevano
le migliaia di turisti
che invadevano gli Champs Elysèe
se non trovare in quella bolgia
un po' dell'atmosfera di Parigi
così difficile da ingoiare dopo quella
fatidica
telefonata
E il cameriere mi chiede cosa voglio
milioni di immagini mi attraversano la mente
tutte della stessa persona
e dalla bocca mi esce:
"Avez vous en Lemonsodà?"
Potrebbe andare peggio?

Vita

Sceneggiato con puntate sempre eguali
e sempre diverse
battito di ciglia dell'infinito
breve, meravigliosa vita

E noi
sospesi sul filo della ragione
perdiamo volentieri l'equilibrio
ma tentiamo di cadere in piedi

E a volte non ci riusciamo

Gli anni 80 e la Smemo

Le SmemoIl mio compleanno si avvicina e ho avuto un regalo davvero speciale...la mia Mamma ha ritrovato in cantina la fatidica scatola cone le mie Smemo degli anni '80, per la precisione dall'86 (l'anno della mia prima Smemo...comprata cercandola con il lanternino a Milano in trasferta che a Genova ancora non arrivava) al 93...quelle dopo ce l'avevo già a casa.

Questa scoperta ha due effetti fondamentali: ho completato la serie di 20 (anzi, oramai 21) anni di Smemoranda e ho ritrovato un sacco di materiale che rischiava di perdersi nel tempo (come lacrime nella pioggia...).
Putroppo ancora risultano dispersi i foglietti (di questi tempi si potrebbe chiamarli "pizzini") che in Elsag erano stati riempiti di "scritture libere" (chiamarle poesie mi spaventa e mi sembra irrispettoso..).
Ma è anche vero che un po' di quelle cose sono state proprio trasferite nelle Smemo di quegli anni insieme alle cose nuove che scrivevo.

In particolare sono molto contento di aver ritrovato quelle Smemo che avevo il tempo di curare, e quindi sono piene piene di un vero e proprio diario (oltre che di robe creative), una precisa cronaca giornaliera che mi fa ritornare a quei tempi...è sorprendente scoprire come quasi tutto non sparisca dalla memoria, ma semplicemente si vada a nascondere, e di come basti una traccia per andarla a ritrovare.
Molte delle Smemo che sono venute dopo aver cambiato lavoro sono state lasciate purtroppo vuote, quando il tempo è diventato frenetico, quando l'ufficio e una scrivania dove trovare il quarto d'ora necessario a scrivere "quello-che-era-successo" è diventato un miraggio, quando la testa era occupata da tante, troppe cose.

Ma la Smemo è rimasta comunque una compagna del quale non sono mai riuscito a fare a meno. E che a volte ho ritrovato, a spizzichi e bocconi. E non me la faccio mancare neanche adesso che il "luogo" dove depositare le mie "cose" è diventato un altro.

Comunque: si apre una nuova sezione dedicata ai flashback. Fino a nuovo ordine, a meno di brevi parentesi che saranno comunque annunciate, tutto quello che troverete da adesso in poi sono estratti da quelle pagine, da quegli anni, da quei giorni.

Buona lettura...

giovedì, novembre 23, 2006

Mi ricordo

Continuo incessantemente
a muovere i miei pensieri in avanti

Percorro paziente tutte le strade
che si dipanano da questo presente
Che dipendono dalle scelte
mie e di altri
dalle stagioni
dalle idee bizzarre del destino
da fortuna e sfortuna
dal vento e dalle ali di una farfalla

Continuo incessantemente
a farmi delle domande
a cercare delle risposte
senza pretendere che siano sempre giuste

E quindi disegno, tinteggio, coloro
un affresco in movimento

Io mi ricordo già
tutto quello che sarà

Istinto di sopravvivenza

Faccio fatica a metterlo in una casella temporale.
E' scritto sul retro di fogli di un blocco note usato ai tempi delle superiori (dove si possono ritrovare alcuni appunti di radio elettronica) e quindi non penso che vada oltre i primi mesi di lavoro appena dopo il diploma.
Da non molto la fantascienza aveva virato verso scenari molto più cupi e realistici del far west galattico di Guerre Stellari, Ridley Scott principalmente ci aveva svelato con Alien e Blade Runner un futuro pieno di sporco, buio e incubi dietro agli angoli. Ovviamente ciò ha influito nella nascita e nello sviluppo dell'idea di "Istinto di sopravvivenza". Non è un caso che "Blade Runner" sia ancora in cima alla lista dei miei film preferiti e che le parole di Roy Batty, che sanciscono il definitivo crollo della sottilissima parete che sta fra i buoni e i cattivi, siano lì a piè pagina, a dare una brutale sentenza a tutte queste parole scritte.
E' un racconto immaturo, incompiuto, "giovane" perchè scritto da una mente ancora giovane. Ma quando l'ho riletto non mi è venuta voglia di buttarlo via (come altre cose che mai e poi mai riverserò qua) e tutto sommato bisogna vedere se la stessa testa non più così giovane e con molta più esperienza sarà capace di mettere una dietro l'altra le parole necessarie a scrivere un racconto compiuto. Diciamo che almeno lo sforzo di riassettare qualcosa qua e la lo farà.
E quindi...eccolo qua.

Era ormai trascorso parecchio tempo
da quando il Gran Consiglio aveva deciso di sostituire gli elementi più pericolosi con dei "cloni-robot", delle perfette copie che li sostituissero e che non generassero sospetti a quelli del Mondo Esterno.
La sostituzione avveniva con un rituale che nessuno, per paura di provvedimenti del Gran Consiglio, aveva mai tentato di interrompere, certi che loro non erano e non sarebbero mai entrati nella lista.
La "copia" arrivava quasi fuoriuscendo dal nulla e si presentava al "condannato", che invariabilmente reagiva recuperando una arma di difesa, tipicamente la sua pistola laser, e puntandola contro la sua immagine, rimanendo per un lungo e fatale momento sconcertato davanti a un se stesso camminante. La "copia" "durante" quel momento cominciava a ripetere con monotonia ipnotizzante una litania destinata a neutralizzare qualunque tentativo di ribellione.."Io sono te. Non puoi spararmi. E' impossibile. Sono uguale in tutto e per tutto. Io SONO te."..e infatti lo erano, copie perfette in ogni aspetto, comportamento, ricordo, pensiero, a parte la necessaria indifferenza verso l'originale, necessaria per poterlo eliminare senza esitazione e rimorso...ah...e ovviamente senza alcun istinto criminale, violento o no che fosse.
Gli occhi della "vittima", o "condannato"..fate un po' voi, si bloccavano, fissi verso l'infinito, verso un punto dove forse fuggire da una fine apparentemente ineluttabile. A quel punto la "copia" agiva, disintegrando l'originale e prendendone il posto.
In realtà non si sapeva se la procedura fosse infallibile, se tutte le copie avevano portato a termine il loro compito sostituendo i rispettivi "originali".
Che si sarebbero ben guardati dall'annunciare di aver con successo eliminato la copia, rimettendosi in lista per una futura eliminazione. Inoltre l'"incontro" avrebbe avuto un immediato effetto calmierante sulla psiche del "condannato", che in caso di sgarro da una condotta irreprensibile, avrebbe annunciato al mondo la necessità di una nuova "copia".
Questo fatto, oltre che indimostrabile e apparentemente mai avvenuto, rendeva il Gran Consiglio assolutamente indifferente sul tema: comunque la procedura in qualche modo funzionava,sia che sortisse il suo effetto, sia che dovesse essere ripetuta, e mai lo era stata.

Joe pensava che fosse strano che nell'uomo non esistesse un "programma analogo", un insieme di nervi e lampi di luce che potesse renderlo capace di reagire in quella situazione.
Ci pensava spesso, la questione per lui era importante.
Un poco di buono come lui sarebbe finito prima o poi nella Lista, non che ci fossero molti dubbi.
Giusto di quello stava pensando, camminando a testa bassa lungo la strada bagnata, guardando i piedi schizzare l'acqua e il suo riflesso frastagliato apparire e sparire nelle pozzanghere.
Uno di questi riflessi lo colpì...era nel posto sbagliato.
Alzò lo sguardo e si vide.
Con un balzo all'indietro riuscì a estrarre la sua pistola e a puntarla, proprio verso la "sua" faccia...e lì si bloccò.
Il dito congelato, il sudore gocciolante dalla fronte, il respiro mozzato.
Diavolo, era uguale...era lui.
Le stesse smorfie, lo stesso sorriso da marpione, la stessa voce....la voce...che aveva incominciato la rituale litania, in maniera ossessiva, con i suoni rimbalzanti sulle pareti di quel fetido vicolo dove si era buttato per ripararsi, un vicolo cieco che l'aveva lasciato solo con la sua condanna pronta a disintegrarlo..."Io sono te. Non puoi spararmi.."
Stava quasi per soccombere, quasi tremante e sudato oramai fino alle dita dei piedi, sottoposto a uno sforzo mentale oltre ogni limite, quando qualcosa che andava oltre la sua volontà, oltre le sue intenzioni, oltre il suo stesso essere e pensare, gli fece piegare il dito appoggiato al grilletto, tanto quanto bastava.

Il check-up automatico del robot fece in tempo ad avvertirlo che i circuiti di controllo del movimento, situati nella zona pettorale, erano stati in qualche modo disattivati, in realtà bruciati dalla scarica laser che li aveva colpiti. Il programma non fece in tempo a proseguire il suo check a quelli dorsali, perchè immediatamente dopo il clone "morì", giusto un attimo prima di svanire nel pulviscolo atmosferico.

Joe pensò solo una cosa:"C'è".

Da qualche parte il "programma analogo" c'era, e forse aveva anche un nome: istinto di sopravvivenza.

Passato, presente e futuro

Con "Un tuffo dentro al cuore" si chiude la parentesi legata alla mia esperienza torinese che era coincisa con un cambio di lavoro importante, cambio che ne aveva generati altri.
Parentesi che si è rivelata molto importante per il futuro e molto creativa.
Parentesi che meritava una ampia sezione a lei dedicata in maniera quasi esclusiva.
Parentesi che ha aiutato questo "luogo" dell'espressione a decollare, a riempirsi di contenuti, a "diventare" quello che si proponeva nell'incipit durante la fase di partenza (una continua costruzione mentale).

Ora deve continuare a camminare da solo.

Non sempre le cose che butterò qua dentro sono nuove o perlomeno attuali. Ho ancora da scartabellare, rileggere, spulciare. Però ogni volta che il contenuto sarà ripescato dal passato avrà una sua introduzione che lo "posiziona" nel tempo e nello spazio. Gli altri saranno parto di questa testa malata e di questi tempi.
Per non far torto a nessuno farò partire questo viaggio con un "pareggio", un racconto ripescato dalla notte dei tempi e un'idea nuova, che apparirà non appena si sarà compiuta.

Come sempre, buona lettura..

Un tuffo dentro al cuore

Devo fare un'ulteriore eccezione alla regola, e scrivere due cose su quello che seguirà. Il tempo di Torino era finito, ne era iniziato uno molto più turbolento. Quello che ha fatto finire una storia per farne iniziare un'altra, che poi ha portato una famiglia, dei figli. Questo testo si aggira lì nel mezzo. Una collaborazione fra Ryiuichi Sakamoto e David Sylvian aveva generato un capolavoro (HeartBeat) e da quello avevo preso spunto per il testo di una improbabile cover in italiano, pensando di parlare a una donna in crisi con la sua storia, con il suo uomo, con la sua vita.
Chi conosce il pezzo e il suo tema, può provare a canticchiarla.
Chi non lo conosce può rimediare cercandolo negli archivi, glielo consiglio vivamente, non se ne pentirà.
Gli ultimi due blocchi "coprono" quello che nel testo ufficiale veniva definito "rap", in pratica una sezione più parlata che cantata.
Buona lettura.

Quando scoprirai che il tuo Heart non ti sta aspettando
chiedi al vento che ti porti dove sai
far vibrare in te
quella tua magia
che sa renderti padrona ancora
della fantasia
che ti porterà
a tuffarti dentro al Heart, baby

Cerca attorno a te il fiore della vita
Di che colore è il cielo sopra di noi?
Non lasciare che
ti trascini via
la paura di volare ancora
Crea la tua poesia
e concediti
un tuffo dentro al Heart, baby

Ti costringerai
più vicina a lui
e contenta di giocare ancora
con la tua follia
precipiterai
come un sasso dentro al Heart, baby

Parlo di vita
e la vita sta correndo
la via si stringe
chissà se c'è un'uscita
Il battito del cuore è l'ultima speranza
ascolto il ritmo
respiro piano
ti guardo gli occhi
e stringo la tua mano
leggimi dentro la voglia di capire
il gioco è chiaro e non voglio barare
dimmi, amore, hai voglia di giocare?

Urla al mondo la tua felicità
grida al Heart la tua disperazione
lascia scorrere la sabbia tra le mani
lascia sciogliere la neve sopra ai rami
4 giorni da consumare in due
4 gemme da scegliere per tue
fai che il Heart comandi le tue dita
fai che il tuffo sia il centro della vita

Un tuffo dentro al Heart, baby

mercoledì, novembre 15, 2006

Visione

Caldo di notte e caldo anche di giorno
Voci lontane di autostrade piene
Ti guardi in giro e vedi solo afa
E ascolti solo gocce di sudore

Pensieri ardenti di voglie nascoste
Voglie nascoste alzano la testa
La testa picchia di dolore puro
E guardi il mondo che sogghigna piano

E pianti chiodi sulle tue certezze
E lasci libere le tue amarezze
Vagare piano senza far rumore
Nel paradiso che si chiama....

Storie di uomini senza confine
Che hanno pensieri pronti a decollare
Senza aver chiesto l'autorizzazione
E poi non sempre sanno cosa dire

Cogliere l'attimo e l'ispirazione
Senza riflettere su dove andare
Lasciare inchiostro sopra il cartoncino
Non sempre è cosa da pubblicizzare

Così è la storia a Luglio e anche a Natale
Così è la storia all'afa e al freddo polare
Ti senti solo e non puoi parlare
Farai di tutto per comunicare

E' alienazione che puoi respirare
E' una visione che sa trascinare
In mille case vuote di canzoni
Perchè non basta andare tutti al mare

Falsi pudori e paradisi vuoti
Regole nuove stanno per scadere
Chi salta pranzo rischia di restare
Senza aver niente poi da raccontare

Ma chi l'ha detto che bisogna andare
Ascolto solo gocce di sudore
Mi guardo in giro e vedo solo afa
E canto, solo, ho aria da riempire

Dentro una casa piena di energia
che sento ancora come casa mia
che a volte lascio senza andare via
fine del disco, è tutto, e così sia

Comete

Due stelle comete corrono nel cielo
e per quanto tempo hanno viaggiato insieme
Non sono da sole non si sono perse
ma quando si trovano non possono amarsi
Non possono dirsi quanto sono felici
e raccontarsi le stelle che han visto

E così
sono tristi
per solo un minuto
di amarezza
smisurata
e di amore perduto

E le loro compagne non sanno neanche
di quando due sguardi si sono incrociati
di quando una stella per un attimo solo
è apparsa di nuovo nel cielo gelato
Di come due cuori si sono scoperti
ancora vicini e così troppo lontani

E così
sono tristi
per solo un minuto
di distanze
annullate
e di amore perduto

Potrai mai capire che cosa vuol dire
compagna di viaggio da così tanto tempo
che cosa vuol dire per una cometa
vedere un po' di se stessa viaggiare nel cielo
e non potersi neanche fermare a parlare
lanciare uno sguardo per vederlo tornare

E così
sono triste
per solo un minuto
di distanze
infinite
e di amore perduto

Cercare

Cerchiamo facce sorridenti
che possano alleggerirci l'anima

Motivi per muovere le mani,
far lavorare la testa
e far correre le gambe

Cerchiamo aria da poter respirare
a
pieni
polmoni

Giochi
da consumarci le suole delle scarpe

Cerchiamo gente onesta a cui donare la nostra fiducia

Cerchiamo futuro da domare
dove poter lavorare
e lottare come avessimo vent'anni
dove trovare chi ha dieci anni di meno
con la stessa voglia di cose sane

Cerchiamo musica vera ora che è più facile poterla fare

Cerchiamo in questi anni
tutto quello che altri si vantano di aver avuto
e sappiamo che c'è
e non ci arrenderemo fino a che non lo avremo
stretto
in mano

Cerchiamo ogni giorno cose che sono state
e che ci sembra non possano essere più

Salagiochi

Colori violenti e mondi da scoprire
che si ripetono ogni duecento lire
Facce immutate da settimane
cercano vie per la soluzione

Il tempo stringe e la strada è lunga
i radar nemici mi hanno intercettato
Un gorilla impazzito getta dei barili
facendo urlare parole un po' poco gentili

Salagiochi di plastica ed alienazione
Salagiochi artefatta di finti campioni
Salagiochi satura di contraddizioni
Salagiochi mercato di disperazioni

L'idolo è arrivato all'ennesimo quadro
Il pubblico si fa sempre un po' più nervoso
Tutti trasudano invidia ed ammirazione
e prometto impegno e grande dedizione

Chi passa a farsi solo una partitina
viene trattato come uno straniero
viene accompagnato da una risatina
quando esce presto dalla competizione

Festa

(Ora, lo so, certe cose non si devono spiegare, o introdurre...ma questa una piccola nota introduttiva se la merita. Di tutto lo "scritto" a Torino questa è la pagina più deliberatamente spensierata. Si parla di una ipotetica festa fra ragazzi, forse l'età è quella delle superiori, ma anche le medie ci stanno...ecco, la festa delle medie...qualche anno dopo "Elio e le storie tese" hanno sviluppato anche loro lo stesso tema, tirando fuori uno dei loro massimi capolavori, almeno secondo il sottoscritto, chiamato "Tapparella", ma non vi nascondo che quando l'ho sentita un pensiero a questa cosa...mi è venuto spontaneo...per carità, non di confrontarla, ma solo il pensiero che la stessa idea aveva attraversato la mia e la loro testa...beh...loro sono EELST...e io solo Marco..e la differenza si vede, si legge e, per fortuna, non si sente..he he he)

C'è chi si guarda dritto negli occhi
chi sta scolando tutto il Martini
chi ha fatto incetta di pasticcini
ma sarebbe anche pronto anche a fare il bis

Le carte scatenano discussioni
il Monopoli occupa quelli buoni
i romantici sono passati dagli occhi ai fatti
nascosti da giacche buttate sui letti

Qualcuno s'azzarda a tirare fuori un pallone
e l'entusiasmo stronca ogni discussione
Lui lascia a metà la nuova relazione
Lei pensa delusa:"Cominciamo male.."

Tutto comincia con un compleanno
oppure soltanto una scusa banale
quello che conta è lasciarsi andare
che in tanti lo strano diventa normale

Così la chitarra diventa protagonista
e tutti in coro si saluta il tramonto
i più tenaci non si danno per vinti
e hanno già in tasca il menù della notte

Lui chiede se può riportarla a casa
Lei se lo concede in cambio vuole qualcosa
Il festeggiato tradisce un po' d'emozione
o forse è solo lo stress da organizzazione

Fine di una stagione (inizio di un'altra?)

Stanze vuote e valigie piene
Mente pronta
Si può ricominciare

E poi viaggiare
scappare da una luce
tuffarsi nel buio dell'esplorazione
Portarsi dietro solo l'essenziale
Bruciare tutto
Per ricoltivare
Nuove speranze
Nuovi orizzonti
E nuove strade da girare

Scappiamo da cosa poi chi lo sa
Cerchiamo che cosa solo novità
Viviamo quello che il tempo ci dà
Rendendolo magico come una favola

Ottimismo sfrenato e fiducia nel mondo
Azzurro davanti da sfogliare fino in fondo
La luce dell'istinto ci trascina a mille all'ora
e noi che siamo stanchi corriamo ancora e ancora

Compagne destinate a seguirci sconsolate
Travolte da un insolito destino ed abbagliate
Timoni fermi e punti di riferimento
in una vita che è veloce come il vento

E a volte non riusciamo frenare l'entusiasmo
ci facciamo prendere senza darci limiti
inseguendo sogni brevi come un attimo
che riempono ogni giorno come fosse l'ultimo

Parentesi di presente in una fetta di passato (Corro reprise)

...
corro
verso un dove che non c'è più
forse un dove che non c'è ancora..

Fine parentesi...si torna a Torino...

lunedì, novembre 13, 2006

Uno sguardo e via

Sai com'è
uno sguardo e via
un po' di amici
un po' di compagnia

Serata giusta
votata alla follia
la testa gira
vola la fantasia

E provi a fare un giro della morte con il cuore
Ti trovi ogni momento a pensare a quello sguardo
Ti svegli alla mattina con in bocca il suo sapore
E corri tutto il giorno per non essere in ritardo

E poi due occhi
uno sguardo e via
due mani strette
e voglia di magia

E provi...

Sai com'è
quattro labbra e via
il primo incontro
non credo che ci sia

Niente da fare
Niente da ricordare
Solo tenersi
per non cadere
Pericoloso
lasciarsi andare
Ma è così bello
sapersi innamorare

Primo amore

La tua dolcezza
riempiva i miei giorni felici
passati
correndo a fianco del tempo
pensando
che quello era tutto per me
che quello era tutto per te

Cos'è che fa
girare il mondo dietro a un'illusione
Cosìè che fa
battere il cuore dietro a un'emozione
Dietro ai sorrisi
che tu sapevi come dare con amore
ed io pensavo
che il mondo c'era perchè c'eri te

La tua amarezza
distrugge i miei pochi vent'anni
sprecati
fra monti e castelli di sabbia
giocati
per ciò che era tutto per me
e che non era tutto per te

Cos'è che fa
girare il mondo dietro a un'illusione
Cos'è che fa
battere il cuore dietro a un'emozione
Dietro a un sorriso
donato forse un po' con compassione
di un uomo solo
che si consuma dietro te

Una ragazza

Ho incontrato una ragazza
mi ha chiesto 3 rose in cambio di un bacio
le ho dato 3 rose e lei mi ha baciato
ma non mi ha svelato il suo segreto
di donna insicura che ha bisogno di un uomo
che le faccia da padre oltre che da marito
e così quel bacio è rimasto da solo

Ho incontrato una ragazza
mi ha chiesto 3 soldi in cambio di un bacio
le ho dato 3 soldi e lei mi ha baciato
ma non mi ha svelato il suo segreto
di donna sicura che non ha bisogno di un uomo
ma di un conto in banca che le compri l'amore
e così quel bacio è rimasto da solo

Ho incontrato una ragazza
mi ha dato 3 baci volendone in cambio
le ho dato 3 baci e l'ho resa contenta
mi ha svelato il segreto di bambina insicura
che aveva bisogno di me in esclusiva
e io le ho spiegato che non potevo accettarlo
così anche quel bacio è rimasto da solo

Ho incontrato una ragazza
non mi ha chiesto nè rose, nè soldi, nè baci
e a poco a poco quello che mi ha raccontato
ha sciolto il segreto che tenevo nascosto
di uomo insicuro in cerca di amore
e al primo bacio non mi sono stupito
di capire che solo non sarebbe rimasto

Falsi dolori

Sì, voglio proprio star male
voglio fare le mie gambe tremare
voglio pensare alla notte che viene
come ad un buio fitto senza confine
e alle persone che mi stanno intorno
come a serpenti a sonagli suonanti

Voglio trovare qualcuno da amare
e che mi faccia davvero soffrire
voglio lasciare la mia vita perduta
in bicchieri d'acqua alta due dita
Non ho bisogno che mi aiuti nessuno
sono bravissimo a fare da solo

E riesco sempre a spaccarmi la testa
contro pareti di zucchero a velo
E riesco sempre a trovare qualcuno
che non volendo sa stare al mio gioco
colpevole solo di essere stato
per un momento vicino al mio cuore

Verità

Quando quello che dici è quello che ti senti dentro
e le parole che ascolti non ti fanno ridere il cuore
non ti fanno pensare "ma che ci stò a fare?"

Quando quello che scrivi non l'hai neanche pensato
ma ti è uscito diretto dal profondo del buio
e lo leggi e ti chiedi "ma questo sono io'?"

Quando due occhi ti guardano e non puoi nasconderti
ti perforano il muro e ti lasciano muto
e ti osservato e scrutato da dentro

Quanto ti guardi negli occhi e sei tranquillo
quando fai qualche cosa e ci credi sul serio
quando alla sera fai i conti e ti senti più ricco

La verità ti è passata vicino
ti ha sfiorato soltanto e ne hai sentito il respiro
l'hai afferrata un momento ma è già scappata lontano
e ti ha lasciato il ricordo di come è bello star bene

venerdì, novembre 10, 2006

Cuore inquieto

Calmati cuore inquieto
così pronto a viaggiare veloce
così pronto a seguire le impronte
di animali che corrono in giro
e che ti aprono gli occhi e le orecchie
come sirene sulla strada di casa

Chiudi gli occhi le orecchie e rifletti
non c'è tempo per fermarsi nel bosco
la casa è vicina solo se la guardi
e se ti fermi a giocare per strada
potresti non ricordarne le forme
e trovarti da solo a parlare col cielo

"Luna che guardi il mondo dall'alto
Sole che scaldi, che doni, che vivi
Stelle infinite nel buio profondo
Cosa ci fa pensare alla vita
cosa ci porta a casa contenti
quando la strada è sbarrata dall'odio?"

"Non è odio quello che c'è ora
non c'è odio in un cuore inquieto
La casa è sempre lì con te
ovunque tu voglia fermarti a guardare
gli occhi dell'anima che stanno aspettando
di vederti arrivare e di salutarti, contenti"

Quasi

Quasi l'una
Quasi una casa
Quasi a posto
Quasi soddisfatto
Quasi felice

Quasi

Quello

Quello che non si può dire e che non serve
Quello che ti tiene su quando non mangi
Quello che ti tiene sveglio quando non dormi
Quello

Quello che ti fa dire cose mai dette
Quello che ti fa scrivere cose mai scritte
Quello che ti mette in testa cose mai fatte
Quello

Quello che se lei ti chiama tu corri
Quello che se lei non c'è lo senti
Quello che se lei non c'è non vivi
Quello

E tutti a dire che siamo romantici
che con quelle facce siamo quasi comici
che l'orgoglio brucia tutti quelli deboli
e che in fondo in fondo siamo solo uomini

E Quello torna e sei più contento
E Quello parla e ti trova attento
E Quello arriva e allora soffia vento
Quello

E tutti a dire...

E siamo pronti ad alzare le vele
da questa tempesta farci trascinare
verso chissà quali posti andare
senza preoccuparsi di doversi riposare

L'assassino è sempre il maggiordomo

Sempre un morto di troppo
nella mia strada balorda
di poliziotto fallito
di investigare privato

E più domande faccio
e meno gente risponde
la verità è lontana
ma la morte è vicina

Così vicina che ho paura di uscire
di investigare nelle viuzze strane
tanto lo so che l'assassino
è come sempre il maggiordomo

Pioggia gelata sopra la mia testa
e di maggiordomo neanche l'ombra
la verità è lontana
ma la morte è vicina

Notti di note

Le posso suonare piano piano
o ballarle in silenzio rimbombanti di colore
nel buio della notte da dormire
o nella luce della notte che vive

Dietro al rumore di un motore
o mentre lavo le maglie sudate
in cantine gonfie di calore
o su montagne dal vento sbattute

Note di canzoni conosciute
o di canzoni ancora da inventare
emozioni per troppo tempo trattenute
da amare sottovoce
perchè potremmo disturbare

Nella notte ti aiutano a pensare
nella notte ti aiutano a parlare
nella notte ti aiutano a capire
quanto sia importante respirare

E di giorno molto spesso le perdiamo
le facciamo sulle orecchie camminare
nella fretta della vita scivolare
chi ha tempo di fermarsi un po' a pensare

Alle..

Kilometri di grigio

E meno male che mi piace guidare
che le mani sul volante sanno come stare
che la musica mi segue e mi fa viaggiare
come se fossi sempre davanti al mare

Mi lascio alle spalle kilometri di grigio
e davanti curve, svincoli, cartelli
e strade nuove da scoprire
e quelle vecchie da rifare

Un giorno dopo l'altro kilometri di grigio
e solo una di quelle strade porta
dove il lavoro mi chiede di andare
non dove la testa vorrebbe andare

E quando alzo la testa per vedere il sole
il più delle volte vedo solo grigio
che si confonde scuro con l'asfalto
che è come specchio dell'asfalto

Solo

I pensieri sono liberi
e la mano scorre piano
su un foglio bianco
macchiato di solitudine

Attimi sospesi a mezz'aria
fra quello che è vero
e quello che vorrei
utopia vuota di parole

Non c'è nessuno con cui parlare
Solo e mi guardo mentre riprovo
a ricreare un paradiso perduto
a metà strada tra l'odio e l'amore

Non c'è quasi vita
la luce è casuale
non sono in un posto
e non ci sono parole

In una favola

Allora dimmi cosa c'è che non va
perchè mi stai guardando
senza sapere quello che si fa

Quante volte ormai ci siam trovati a questo punto qua
a un falso bivio della vita
che ci lascia senza libertà

In una favola

Quant'è lontana da noi a volte la realtà
la ragione si fa da parte
ci lascia soli nell'oscurità

I viaggi sono lunghi e non è detto che si arriverà
ma che bello cadere a 100 all'ora
in un imbuto che ci porterà
dritti dritti senza pietà

In una favola

E quante volte ci siam detti che era meglio di no
E quante volte ci hanno detto che no non si può
E noi testardi ancora qui
a dire ancora il nostro sì
senza sapere quello che succederà
ma qualcosa verrà
sì qualcosa verrà

Allora dimmi cosa c'è che non va
perchè stai già ridendo
senza sapere quello che si fa

Hai già capito quello che ora succederà
nessuno ci può fermare
e poi nessuno protesterà
stiamo già raccontandola

La nostra favola

Odio da sputare (...e da dimenticare)

Tu che in bocca
coltivi solo odio da sputare
e guardi la gente
con occhi inclinati e diffidenti

Cammini per strada
e non hai un posto dove andare
e parli poco
e ascolti ancora meno

In testa buio
e buio oltre la siepe
ricordi pochi
e tutti da buttare

Vivi la vita
come una maledizione
e bevi alcool
per poter dimenticare

Guardati intorno
e prova ad osservare
come la gente
riesca ancora ad amare

Come 'sto mondo
anche se pieno di dolore
sia ancora il meglio
che ci possiamo riservare

E gustati l'aria
colorati i tramonti
beviti gli alberi
e regalati dei fiori

Guarda lo specchio
e lanciati un sorriso

Prova a svegliarti
sei sempre stato in paradiso

Amore

Vago sapere
di quello che si vuole
dire
fare
dare

Genova

Genova è bella anche se non c'è il sole
perchè ha colore anche quando piove

Genova ha sorrisi diversi ma occhi sempre uguali
Genova ha musi lunghi per chi passa a guardare
Genova ha braccia aperte per chi la sa capire
Genova ti lascia solo se non la sai aspettare

Genova è un cielo aperto e un orizzonte calmo
Genova è un cielo chiuso e due muri alti e stanchi
Genova è un cielo nascosto da monti attenti e severi

Genova è Corso Italia in primavera
pieno di voglia di fare e di camminare
Genova è un vicolo buio alle sei di sera
meglio non sapere cosa c'è da fare

e apro gli occhi e vedo ancora mare
e gente dura che sa navigare
e apro gli occhi e vedo ancora cielo
e niente in mezzo che mi possa fermare

Genova è un amore infinito per chi deve partire
Genova così sconosciuta per chi ci vive

Genova è bella anche se non c'è il sole
perchè ha colore anche quando piove

Inverno

Buie le strade già di prima mattina
la gente gela aspettando il tram
gli stessi posti e le stesse facce
lungo le vie che portano al dovere

Alito bianco dopo ogni respiro
la gente guarda chi si chiude nei bar
il sole arriva che è già tutto finito
e se ne va che siamo ancora qua

E' l'Inverno che ci assale la mente
che ci riporta verso la realtà
mentre svaniscono i sogni estivi
ci ritroviamo senza libertà

E tu non vedi l'ora che finisca
ma sarà dura e sai già il perchè
perchè una rondine non fa primavera
e chissà per quanto l'Inverno sarà

Per riscaldarti bruciati la vita
non ti ricordi come si fa?
Uscire presto e tornare tardi
e non importa dove si va

Ma per chi è solo e non è neanche a casa
non c'è rifugio nell'intimità
Si cerca aria da poter respirare
e un mare calmo dove navigare

Canzoni

Sto ancora rimestando in carte/cartelline/cartelle/scatole per ritrovare i fogli di un tempo passato.
Per ora ho ritrovato quelli di un tempo leggermente più recente.
Il mio primo cambio di lavoro è coinciso anche con la prima esperienza "fuori" di casa, non contando vacanze, campi e route vari.
Sono partito dal ventoso e solare mare della Liguria per immergermi nel gelido e nebbioso Piemonte. Ancora non lo sapevo, ma mi aspettavano 2 lunghi anni come cittadino di Torino. Non lo sapevo nel senso che 2 anni erano il limite massimo, in un tempo nel quale gli accordi verbali e le promesse fatte dal tuo capo avevano ancora un senso, e quello poi ho raggiunto per come è cambiato il lavoro nel tempo.

Vabbè.

Sono stati tempi scuri.
Sono stati tempi senza mai avere abbastanza tempo.
Sono stati tempi fertili.

Non mi sono mai rassegnato a essere diventato torinese, e sì che ero circondato da nuovi amici, e sì che mi divertivo a lavorare, e sì che mi divertivo anche dopo.
Ho scoperto quanto "stare" in un posto diverso FA la differenza.
E non stavo bene.
E scrivevo.
In mezzo a tante parole scritte, tipicamente meditazioni in notte solitarie, ecco un sacco di testi, alcuni accompagnati anche a una traccia musicale, altre semplicemente buttate lì, per suoni che sarebbero arrivati.
Alcuni mi piacevano, alcuni meno.
Alcuni venivano da dentro, alcuni sono stati buttati lì solo perchè avevo bisogno di scrivere qualcosa.
Quanto valgono non sta a me dirlo e non ha alcuna importanza.
Esistono.

Eccole.

Corro (verso un dove che non c'è più)

tutto attorno a me corre
tutto dentro di me corre
ho attorno a me 10, 100, 1000 porte
alcune aperte
alcune spalancate
alcune chiuse
e corro
all'impazzata
fra una stanza e l'altra
non so se sto bene o male
non so se sto
non sto
corro
verso un dove che non c'è più

giovedì, novembre 09, 2006

Elucubresie

Il tempo e le idee corrono più veloci di quello che avrei pensato.
La voglia è più forte.
Mi trovo per le mani due spazi occupati e non voglio lasciarne neanche uno. Non vi ho raccontato abbastanza quanto sono egocentrico, presuntuoso ed egoista? Oh...che diamine.

Chiarito questo punto però capita che esista da qualche parte dentro la mia testa anche una persona ragionevole:"Amico del sole, va bene occupare due spazi, ma farne uno la copia dell'altro mi sembra veramente un insulto al buon senso..."
Oh...ha ragione (come quasi sempre..).
Così ha preso forma una specie di progetto espressivo che non so se riuscirò a portare avanti, ma ci voglio proprio provare.
Un po' come all'inizio il "secondo" spazio era la mia faccia pubblica, e quindi in qualche modo più "libera", ho pensato che ora che le mie facce pubbliche sono due, e che le Elucubridee in qualche modo "appartengono" al mio diario originale, fosse giusto dare importanza al "secondo" spazio in qualche modo perpetuando la stessa idea, la stessa filosofia.
Così continuerò a scrivere meditazioni e scazzi nel mio diario e lascerò la mente e la tastiera più libera nello spazio che fin dall'inizio è stato più..."libero", appunto.

Elucubridee da una parte ( http://marcosilveri.spaces.live.com )
Elucubresie dall'altra. ( http://elucubridee.blogspot.com )

Sì sì, lo so, gli indirizzi sono un po' fuorvianti, ma non potevo cambiarli, per evidenti motivi...rimarranno lì, testimoni un po' della "travagliata" storia di questi spazi. Devo trovare il modo di renderla evidente a chi arriverà tra un po' dalle mie parti...


Partirò da un po' di materiale scritto che ho da qualche parte e devo ripescare. Spero mi dia il giusto abbrivio, e di non perdere energia con il tempo.
Presto le prime Elucubresie in linea...

martedì, novembre 07, 2006

Ivano

"Chi guarda Genova
sappia che Genova
si vede solo dal mare"Ivano

Non mi è facile parlare di Ivano Fossati. La sua figura nel panorama musicale italiano gode di un eccezionale rispetto praticamente da parte di tutti, rispetto indiscutibilmente meritato.
Certo, ha un po' la fama del "noioso", anzi del "palloso", dell'intellettuale...ma nessuno si azzarda a dire qualcosa di male nei suoi confronti.
Anche perchè voglio proprio vedere chi riuscirebbe a trovare qualcosa di male da dire...
Togliamo subito dal tavolo l'ingombrante possibile equivoco: non ho qualcosa di male da dire su Ivano Fossati.
Ma parlare di un personaggio "importante" come lui in modo personale, quasi intimo, ecco...mi rende nervoso.
Ivano Fossati non l'ho scoperto proprio presto.
O meglio.
Ivano Fossati c'è sempre stato.
Fin da quando con "Jesahel" e i Delirium ha sconvolto Sanremo, fin da quando "Dolceacqua" ha fatto da traccia a una gita di Clan, fin da quando ha conquistato le classifiche con "La mia banda suona il rock", lui c'era.
Lui era motivo d'orgoglio per noi genovesi, prestavamo la dovuta attenzione e sapevamo che lui c'era.
Poi succedono alcune cose che mi avvicinano un po' di più a questo strano cantautore che, tutto sommato, non ama le luci della ribalta...da buon genovese.
E sì che avevo il buon Verace che con Fossati mi faceva una testa così...
Capita che collabori a un disco di De Gregori, e che a quei tempi la mia fidanzata fosse una fan sfegatata del cantautore romano (n.d.r. "a quei tempi" nel senso che penso che lo sia ancora, ma non è più la mia fidanzata).
Capita che De Gregori venga a Genova a cantare, e Fossati lo accompagni anche nel tour. Lo addocchiamo nell'atrio del Margherita, tranquillo, non essendo il protagonista dell'evento. Nel concerto Ivano Fossati ha un suo spazio, e capita che quello spazio, nella sua città, diventi un evento nell'evento.
Mi sorprendo a pensare a fine concerto che sono più contento per quella "parentesi" che per il concerto stesso.
Esce un suo nuovo disco ("700 giorni") sponsorizzatissimo dal Verace, che ancora snobbo per pigrizia e diffidenza.
Nuovo concerto di De Gregori, questa volta a sorpresa sale sul palco Ivano Fossati...oh beh...essendo di Genova gli era venuto facile passare...
La versione piano e voce di "Una notte in Italia" è ancora ben presente nella mia mente, e alla fine di nuovo mi ritrovo a ricordare quel momento come la cosa più importante della serata.
Alcuni cambiamenti importanti nella vita mi attendono, di lì a un po', e nel frattempo comincio a considerare Ivano Fossati in modo diverso. Esce "La pianta del tè", un disco che ancora adesso quando lo sento mi sa di vento, liquirizia e sale marino.
Sa di spiaggia, di monti, di casa.
Sa di musica, musica buona.
Con "Chi guarda Genova" e "Questi posti davanti al mare" scava a fondo nell'anima di chi abita in questi posti.
Proprio subito dopo lascio proprio quei posti che ancora non so di amare così tanto per andare a Torino, cambio di lavoro, cambio di vita, cambio di un sacco di cose.
Scopro che non è scontato godere di tramonti mozzafiato quasi tutte le sere, che può far freddo in modo diverso, che la nebbia esiste, che l'orizzonte può anche essere vicino.
E proprio mentre sento nascere dentro di me un legame così forte con la mia città e la mia terra, ecco che in "Discanto" trovo "Passalento", che mi fotografa in maniera così lucida e spietata..."è che in questo deserto mi piace naufragare, vivo e fortunato, di poterne respirare...Signore di questo porto, vedi, mi avvicino anch'io, vele ancora tese, bandiera genovese sono io"...io che mi sentivo marinaio in un porto lontano, lontano dal mare, dall'amore...un po' da tutto.
Non ho mai più abbandonato chi mi sono ritrovato vicino in quei momenti.
E di tempo ne è passato, e di cose ne sono successe.
Di dischi ne ha fatti.
Ivano Fossati è ancora qui.

"Di tutto questo si vive,
e di tant'altro ancora,
che inseguiamo come i cani, respirando dal naso,
per finire invece,
ancora sorridenti,
ancora abbaianti,
di un dolore a caso.."

Lorenzo

Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti ha nella mia vita tutta una storia a sè, diversa da quelle che ho raccontato.
E' stata una specieLorenzo di scommessa, una attestazione di fiducia (oh...quanta egocentricità in questa affermazione...) a perdere che si è rivelata quanto mai ben riposta.
Andrò a spiegare ed argomentare.
Prendo coscienza dell'esistenza di Jovanotti con la sigla di chiusura di un'edizione di Deejay Television formato estivo, una versione caraibica di Gimme Five della quale conservo gelosamente il vinile.
Tenete presente che la versione originale non l'avevo mai praticamente sentita. la radio, ai tempi, la sentivo poco e quindi il personaggio lo conoscevo in maniera molto vaga.
Oh, prendetemi per matto, ma quel pezzo aveva una carica di spensieratezza e gioia di vivere che mi aveva colpito.
Di più.
Mi ha fatto pensare che il ragazzo fosse "sincero", non costruito: si divertiva un casino, e non faceva niente per nasconderlo, cosciente di essere un pirla in mezzo a tanti pirla. Mi è diventato simpatico.
Quella è stata l'unica cosa di quelle che ha fatto che mi è piaciuta per un sacco di tempo. Ho sinceramente odiato "La mia moto" et similari.
"Ciao mamma" (ma è questo il titolo?) riavvicinava la voglia di genuina spensieratezza e la carica di gioia di quel vecchio disco. Lui continuava a essermi simpatico, e preferivo di gran lunga sentirlo parlare che cantare...
Quando ho sentito "Gente della notte" (sempre di quel tempo) ho pensato che tutto sommato poi qualcosa di buono sapeva combinare anche lui.
Poi è cambiato tutto.
Non voglio farvi la cronodiscografia, ma quel simpatico ragazzo sincero è diventato uno con le palle sincero...cioè, con le palle doveva esserlo anche prima, solo che adesso gli era più facile tirarle fuori e mostrarle a tutti...
Citerò solo una notte, in Francia, nella quale ho distrutto le orecchie dei miei colleghi con "Una tribù che balla" tentando di fargli capire che Lorenzo non era più, o meglio, non era SOLO quello della moto e di Rosita Celentano.
Ora: capita che nel 1997, mentre siamo in attesa di Matteo, se ne esce con "L'Albero", e lì dentro c'è "La linea d'ombra"...una folgorazione.
"Mi offrono un incarico di responsabilità": ogni volta che la sento mi vengono ancora i brividi...e pochi giorni dopo la sua nascita (di Matteo...intendo) ho fatto un piccolo strappo al buonsenso, sono andato al concerto, ho comprato il cappello Soleluna...era già suo allora, ed è suo ancora adesso, sarà suo per sempre.
Beh, adesso è il "loro", perchè sono diventati due.

Continua a essere lo stesso ragazzo.
Continua a essermi simpatico.

martedì, ottobre 31, 2006

Bruno

BrunoDue parole su Bruno Lauzi.
Non sono arrivato a considerare importante Bruno Lauzi per me come lo sono stati altri artisti. Non come, ne sono sicuro, si sarebbe meritato.
Quello che legava me, e credo un bel po' di miei concittadini, a lui era una cosa più istintiva e forse anche un po' campanilistica.
Bruno era il "cantante del borgo", your friendly neighborhood cantante di fiducia.
Bruno era uno di noi.
Bruno lo vedevi in televisione e pensavi "magari ieri era anche lui in via Venti a fare due vasche".
Bruno incarnava l'anima della nostra città, della nostra gente.
Se ci fossimo incontrati a Bali, non ci saremmo mica presentati più di tanto: "Belin ciao Bruno""Belin ma sei anche te di Genova""In realtà son di Coronata""Sempre a fare i secessionisti voi della collina.."
Ecco..me l'immagino così l'incontro che non c'è mai stato.

Grazie Bruno, di tutto. Buon viaggio.

Luciano

Il SegnalibroDi cantautori, di musicisti, ne ho seguiti un bel po'.
Bennato, Dalla, De Gregori, Finardi...insomma più o meno quelli che c'erano.
Ma quello che mi è successo con Luciano è stato da subito un'altra cosa.
Il primo disco mi ha scavato l'anima, mi ha messo di fronte a una scomoda coscienza conto terzi.
Lui aveva avuto i sogni di rock'n roll, ci aveva creduto, ci aveva provato e ci era riuscito.
Io non ci avevo neanche provato, ma i sogni di rock'n roll ce li avevo avuti anch'io.
E per un sacco di tempo è stato il mio riferimento: lui è 4 anni avanti, ce la posso fare.
E mi sono comprato il multieffetti, e il Tascam a 4 piste, e i programmi per il computer, e giù a vederci con il mio amico, suonare, comporre.
Luciano l'ho subito sentito vicino perchè è entrato DAVVERO nella mia vita.
Concretamente.
Poi ne è anche uscito. Non del tutto...però...
1992, arriva la figlia del mio amico, e mi metto insieme a mia moglie, e poi mi sposo, e poi arrivano i bambini...suonare, comporre, registrare bye bye...dietro a cose che io ho messo in prima fila nella mia graduatoria, cosa della quale non mi pento, per carità (prego tornare a "La Vita Rock" e rileggere)...
Luciano è rimasto lì, sotto la cenere di quei fuochi.
Io non sono un fan come tutti quelli del LIgachannel, e non lo dico per supponenza, lo dico con un po' di vergogna e con molto rispetto.
Non conosco tutte tutte le sue canzoni, non conosco tutti i suoi testi.
Oh, ne conosco un bel po', e sto recuperando, ma a volte mi sento un po' a disagio in mezzo a chi "vive" Luciano con una intensità che io non raggiungo.
Io non ce la farei a pensare di fare 4, 5, 6 date dello stesso tour o anche di più.
Vabbè.
Quest'inverno che succede? Dopo un tot di anni abbastanza travagliati (cambi di lavoro, alcuni MOOOLTO pericolosi, traslochi etc. etc.) e dopo che la scorsa estate un po' mi era rimasta in gola la voglia di Campovolo, ecco che quasi per caso uno qua in ufficio mi fa "Vuoi mica il biglietto per il LIga a Marzo al Mazda?"...certe occasioni non bisogna perderle. Solo che poi quelli che sono andati si dimenticano di prenderli, e oramai il dado è tratto, e la voglia è troppa, e allora ci si sbatte, si cerca e i biglietti saltano fuori.
E poi la gamba si strappa, macchissenefrega, al concerto ci vado con la stampella.
E quello che era sotto la cenere viene ravvivato dal vento del concerto.
Al concerto Luciano parla del Ligachannel, e così lo scopro.
E sai che succede?
Che mi sento a casa.
Che ci sto dentro.
Ed eccomi qua.
Con le foto come screensaver, con il "segnalibro" sul desktop, con la cuffia alla testa per ascoltare Ligachannel Radio tutti i giorni.
Con una "Family" che mi ha adottato e che mi sopporta. A volte mi sento quasi un intruso, ma ci sto dentro anche lì.
Luciano continua a far parte della mia vita.

Concretamente.

Io odio Halloween

Linus e il Grande CocomeroNon fraintendetemi...non voglio mancare di rispetto a una classica festa anglosassone.
Anzi...
Fossi dalle loro parti festeggerei insieme a loro e parteciperei gioiosamente alla loro tradizione. Figurati...proprio io che sono cresciuto insieme a Linus, Patty e Charlie Brown aspettando il Grande Cocomero nel campo di zucche...
Odio il fatto che abbiamo importato Halloween tramite la Disney, MC Donald e Giochi Preziosi.
Che i miei figli si debbano sentire degli sfigati perchè a Genova non è proprio che si possa andare in giro per palazzi a fare dolcetto/scherzetto.
E non è un fatto culturale, non è che mi dia fastidio che altre culture si vengano a mischiare con la nostra.
O forse questo è semplicemente il "nuovo" modo in cui succede, e io sono semplicemente un po' antiquato...
Vabbè, checcivoletefare, sono antiquato: odio Halloween.

venerdì, ottobre 27, 2006

Il Grande Passo

Capita che uno si ritrovi a fare cose doppie nella vita.
E così prima non riesce a tenere neanche uno straccio di diario, e poi si ritrova ad averne persino due.
Uno doveva essere quello "privato", l'altro quello pubblico, per confrontarsi con la gente, per vedere cosa avrebbero scritto di quello che mi passava per la testa.
In realtà da molto tempo erano semplicemente uno la copia dell'altro.
Così ho deciso, proprio oggi, di far diventare "pubblico" anche l'"altro" mio blog, che potete trovare seguendo il seguente link

http://marcosilveri.spaces.live.com

Per un po' manterrò aggiornati i contenuti su tutti e due i siti, l'ho fatto per tanto tempo, posso farlo per altrettanto...
Credo che poi mi trasferirò definitivamente dall'altra parte, un po' perchè è più facile fare alcune cose, ma soprattutto perchè quello è l'"originale", e questo la copia.
La scelta bisogna farla, e questo, tutto sommato, conta.
Però Elucubridee non lo chiuderò mai.
Annuncerò quando il trasferimento sarà effettivo, ma lascerò che sia possibile trovare la strada giusta attraverso di lui.
E di tanto in tanto, magari, aggiungerò qualcosa, anche in esclusiva...
Per ora...al prossimo post.
(Questo è il primo post diverso fra i due blog....oh beh...proprio un momento importante...che diamine)

martedì, ottobre 24, 2006

Alter Blog Post #3

Ma cambiamo poi veramente?
Cioè: impariamo un sacco di cose, cambia il modo in cui vediamo le cose, come agiamo, come decidiamo....ma noi cambiamo veramente?
Quando penso a quando avevo 16 anni mi sembra in fondo di essere ancora esattamente la stessa persona.
A volte ho questa sensazione quando i miei ricordi tornano alle partite nel cortile dell'asilo, quando emulavano la sfida Germania - Olanda, la finale dei Mondiali (sì, sì, 1974, 9 anni): il mio idolo era il Kaiser Franz Beckembauer.
E facevo sempre lui.
Cioè: mi sembra proprio che ero già tutto lì, gli stessi occhi che guardano il mondo.
Con ancora tanta, tante cose da imparare, ma già lì.
E poi guardo mio figlio, che ha 9 anni.
E mi prendono delle scosse di terrore puro: non è già più il tuo bambino.
E' già il Matteo che a 40 anni penserà a quando andava con il monopattino sul terrazzo, e che era già lì anche lui...
Come riuscirò a non farlo scappare da me, come ho fatto io creando quel vuoto apparentemente incolmabile che mi ha fatto dire a 16 anni "non vedo l'ora di avere 18 anni così posso andare via di qua"?
Terrore...puro terrore.
P.S. Poi non sono scappato.
E molto dopo ho capito.
Quel vuoto, però, non si è mai riempito del tutto.
E fa male ancora adesso.

-*-*-*-*-*-*-*-

Un gruppo di ragazzi sparpagliato lungo la strada nella vallata silenziosa.
Zaini enormi sulle spalle, una parete rocciosa sulla destra, un lago artificiale sulla sinistra.
In cima al gruppo i 3 più lesti hanno un grande distacco, ma la fatica non risparmia nessuno.
E in mezzo al pomeriggio, nel pieno delirio del caldo, del sudore, del respiro forte uno fa:"Ma dove cazzo è 'sto cazzo di paese?" e uno degli altri due, senza esitazione:"Eccheccazzonesò?"
Segue silenzio.
E passi.
E respiri forti.
Scusa Disgui per averti rubato un po' di spazio per questo frammento di vita che, non so sinceramente per quale motivo, io (il chiedente) e il mio migliore amico (il rispondente) ci ricordiamo così bene.
Tutto sommato non sembra niente di speciale.
Invece, evidentemente, lo è.
E letto il post la tentazione è stata troppo forte....

-*-*-*-*-*-*-*-

Era l'inverno del primo grande cambiamento emotivo.
Un perdiodo buio.
Forse il più buio.
Quella volta sono state poesie, se così possono definirsi.
Poi i 2 anni lontano da Genova.
E quella volta sono state canzoni.
Ora invece scrivo.
Invettive, mini racconti, considerazioni, fotografie di stati d'animo.
E' sempre quando sei in bilico che senti il bisogno di esprimerti...forse mi sento in bilico da un po'.
Forse SONO in bilico da un po'.
Forse ci resterò per un bel po'.
Speriamo non per sempre.

-*-*-*-*-*-*-*-

"Come va?"
"Mah..così così"
"E come mai?"
"Ma niente....non ti preoccupare..."
"Cos'è..il lavoro?"
"Ma no...figurati..quello sempre il solito..e.."
"Allora i bambini!!"
"Ma no...loro stanno bene..ma non ti preoccupare..è solo un momento un po'"
"Tua moglie!! Hai problemi con tua moglie!! Ti fa le corna???"
"Ma che dici!! Ma figurati...non è l.."
"Allora gliele fai te!! Ti sei innamorato di un'altra, eh??
"Ma che piffero dici...sono solo un po' giù..sarà la sta.."
"Cazzo, hai fatto degli esami?? Ti hanno scoperto qualcosa??? Dimmi!!!!"
"..."

"Come va?" "Benisssiiiimoooooo"

-*-*-*-*-*-*-*-

Ai concerti si trova sempre qualcosa.

Fine concerto della Mannoia, fendo la folla che sta uscendo contro corrente, arrivo fino a sotto il palco e urlo al mio idolo: "Lucio, Lucio me lo fai l'assolo d'inizio di Mangiafuoco? Saranno vent'anni che non lo sento!"
"Eh sì...venti...anche di più..." fa lui...
"Cazzo Lucio, ma ci vogliamo proprio fare del male a vicenda..."
Sorriso...

Fine concerto di EELST.
Appaiono "on the side" alle transenne, in questa discoteca di Albenga.
Ci si intrattiene, si fanno 2 discorsi.
"Vi ho visto una sera al Tangram""Ma..il baseball?" e alla fine ti resta il biglietto del concerto con gli autografi di tutti...sì...proprio di tutti...anche di Feiez

Durante il concerto di EELST...un altro...qualche anno dopo.
Cesareo è uscito da uno degli assoli con uno dei due ciuffi un po' scomposto.
Io e il Curadun a quel punto ci scolleghiamo dal concerto e ci diamo da fare per attirare l'attenzione.
Urliamo "contro" tutti, tra un pezzo e l'altro.
Cesareo ci sente, ci guarda, si mette a posto il ciuffo, chiede se è tutto ok...tutto ok...possiamo tornare al concerto tutti e tre...

Eddie Vedder E' bellissimo.
Lui e Dave Gunn sono quelli che mi mancano di più...più di Vasco, a essere onesto.
Vedrò di tappare i buchi.
Sono stato a lungo innamorato di Olivia Newton-John, ma non credo che sia proprio la stessa cosa...e ho aspettato che il Millenium Falcon mi venisse a prendere per mesi dopo che ero uscito dal cinema del centro...

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Non ne ho fatti molti.
In effetti di traslochi veri e propri solo uno.
Me la ricordo come un'esperienza devastante...per un pigro come me, il peggio del peggio.
Da un altro punto di vista credo di avere nascosto dentro di me l'animo del nomade.
Non so chi si ricorda il pezzo, ma Paul Young agli inizi aveva fatto una cover di un pezzo di Marvin Gaye esemplificativo...faceva così:"Wherever I lay my hat...that's my home"
Questa è la sensazione che mi ha accompagnato il giorno che mi sono sposato (mi sono reso conto che stavo lasciando il mio letto solo quella mattina, e alla sera casa mia era già l'altra) e anche quando abbiamo traslocato nella casa nuova.
Ma anche in tutti i viaggi che ho fatto.
Ho visto posti che mi sono piaciuti di più e posti che mi sono piaciuti di meno, posti "compatibili" con la mia natura di ligure e posti meno, ma in tutti o quasi ho avuto la sensazione che sarebbero potuti diventare la mia casa.
Chissà quando dovrò di nuovo confermare questa mia...attitudine...
Comunque, cara Luna, tutto sommato...non ti invidio.
Scatole, scatole, scatole......aaaaarrrrghhhhhhhh

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Belin Disgui, hai detto una cosa FON-DA-MEN-TA-LE, una delle basi del mio essere "padre".
I bambini non chiedono, aspettano giustamente che sia chi deve farlo a scegliere la prossima cosa da imparare.
E poi fanno finta che gli dia fastidio, che non ne hanno voglia.
E allora devi imparare a capire dov'è il limite fra esagerare con la forzatura e lasciar troppo perdere.
E' così, un pezzo alla volta, che mio figlio scia, è andato a vedere un concerto, a camminare sui monti, a nuotare in piscina e in giro con la maschera a vedere i pesci.
Non mi ha mai chiesto di andare a Gardaland, e io non ce lo porto, preferisco i brividi veri a quelli di plastica.

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Vedi Disguido...quello è il motivo per il quale periodicamente sul mio blog metto un collage dei miei commenti negli altri blog...

Pensa che io ho provato a giocare a pallacanestro...e anche a salire su un palco con la chitarra...Vabbè...

Ecco, mi scuso un po' con Elettra perchè userò questo spazio SUO sì per parlare dell'argomento che ha introdotto, ma sostanzialmente per discutere con il Disguido (oh...non ce la si fa..noi si parla sempre conto terzi).
Un po' quello che hai scritto mi ha colpito, nel senso che mi sno sentito coinvolto.
Ho deciso che non avrei fatto l'università già alle medie, e per quello mi sono sobbarcato le oltre 30 ore di un Tecnico Industriale e....sì..ce l'ho fatta. 60/60, militesente, lavorante già l'Ottobre dopo il diploma.
E poi da sempre ho desiderato mettere sù famiglia.
C'è voluto un po', ho fatto praticamente dall'inizio il fidanzato perenne, ma alla fine...sì...ce l'ho fatta..
Ma non mi sento realizzato, non credo di aver vissuto una vita banale e non vivo male.
Forse perchè comunque ho sempre avuto la tendenza a mettermi in discussione e a fare le cose giorno per giorno, anche se gli obiettivi erano ben chiari..
Non so se sono riuscito a esprimere quello che volevo dire...gli è che quello che hai scritto mi è sembrato mettesse un po' troppo sotto una cattiva luce chi, per qualche cosa, "ce l'ho fatta" lo può dire...e non per fare il secchione, il sono tutto io, l'idolo delle folle...solo perchè ne è intimamente e sinceramente contento e un filino orgoglioso.
Continuo comunque a mettermi in discussione, anche pesantemente, proprio di questi tempi.
E a pensare che prima o poi scoprirò quello che farò da grande...

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Aggiungerò una inutile lista di inutili citazioni musicali, perchè mi va.

"Servi della gleba a testa alta verso il triangolino che ci esalta"
"Le donne lo sanno da prima quand'è primavera"
"Siamo donne, oltre alle tette c'è di più" (scusate, ma la Salerno che parla di gambe non ce la vedo...)
"Siamo così, dolcemente complicate"
"Prendi una donna, trattala male,...e quando la chiami, fallo come fosse un favore"
"Diamond are the girl's best friend"
"A material, a material, a material girl"

...e finirò con una citazione cinematografica, che la dice lunga (da Sliding Doors):

Lui all'amante:"Ma tu mi avevi detto che non ti importava che io lasciassi mia moglie!!!"
Lei:"Svegliati!!! Io sono una donna!!! Mentivo!!!!!"

Appoggio La Gatta al 100%, e le concedo di vederla dalla sua parte...che diamine, siamo diversi o no?
Il vero problema è che c'è chi non lo accetta, non lo capisce, non si rassegna...e continua a chiederti di andare al Centro Commerciale al Sabato pomeriggio per fare un giro.....AAAAAARGGGGGHHHHHHHHHH!!! ;-))

-*-*-*-*-*-*-*-

CI SONO ANCH'IO!!!!
Io sono il rancoroso rantolante che odia tutti quelli che provano a passare avanti anche di un solo posto, con il bazooka sotto l'impermeabile pronto a incenerire "quello-che-deve-chiedere-solo-una-cosa", che sorride ammiccante con occhiate d'intesa all'addetto allo sportello al quale in maniera complice fa capire che lui è dalla sua parte, lo comprende e che "non-è-mica-come-tutti-gli-altri-lui"...se fate attenzione lo noterete dietro al gruppetto, con le gote arrossate mentre guarda nervosamente l'orologio e armeggia sotto l'impermeabile...forse per caricare il colpo...

mercoledì, ottobre 11, 2006

Jarno e il vento di Genova

Jarno è uno di quelli della crew del Liga.
E' uno di quelli che fanno sù e giù per l'Italia con lui.
E' uno di quelli che tiene vivo il rapporto con noi fan.
La mattina dopo il concerto del 9 Ottobre al Carlo Felice è stato intervistato al telefono appena svegliato perchè potesse raccontare le sue impressioni sul concerto della sera prima.
Si è un po' lamentato del vento.Mi sembrava giusto scrivergli. Sapete com'è, il vento dalle mie parti ce l'abbiamo nel sangue e nelle ossa.
Ecco qua.

Caro Jarno, non conosco altro modo di scriverti, e così lo faccio qua...che poi quello che scriverò servirà anche agli altri.Ho sentito sulla LigaChannel Radio le tue impressioni sul concerto del Carlo Felice, che sono precedute con uno squillante "ma quanto vento c'hanno 'sti ragazzi qua?!?!?" o qualcosa di molto simile.
Ora: c'è sicuramente qualche velista e qualche vecchio pescatore che saprebbero declinarti tutte le variabili dei venti del Golfo di Genova, ma semplificando...a Genova abbiamo tre tipi di vento.

La Tramontana

Tutto quello che arriva dai monti la chiamiamo Tramontana.
E' il vento teso, secco e gelido che rende il mare una tavola scura, l'orizzonte una linea precisa lontanissima, i colori vividi e limpidi.
E' quello che ti fa incontrare la Corsica se sei nel posto giusto, e che ammassa nuvole e nebbia contro le montagne a ridosso del mare per dissolverle non appena passata la cresta.
E' quello che gela la punta del naso, ti fa arrossire le guance e che quando avvicini le chiavi alla macchina fa uscire delle scintille che ti si illumina tutta la portiera...

Lo Scirocco

Poi c'è lo Scirocco.
Lo Scirocco è quel vento indolente e pigro che, detta bella chiara, porta il tempo di merda.
Aria pesante e umida, pioggia mai decisa fino in fondo, respiro ansimante d'estate e fastidioso d'inverno.
Lo Scirocco porta la maccaia, il cielo si condonde con il mare e tutto diventa quasi grigio, quasi...perchè come ebbi a scrivere un po' di tempo fa "Genova è bella anche se non c'è il sole, perchè ha colore anche quando piove".
Lo Scirocco è triste e malinconico.
Lo Scirocco ci fa passare la voglia di guardare lontano.

Il Libeccio

E poi c'è il Libeccio.
E con lui le Libecciate.
E' il vento ribelle e potente che spazza tutto quello che trova.
E' il vento di tempesta, delle grandinate, dell'acqua che travolge.
E' il vento dei rami spezzati, delle vele strappate, delle bandiere a brandelli, delle gonne sollevate e degli ombrelli distrutti.
E' il vento che vedi arrivare sul mare da lontano, e che inesorabile ti colpisce proprio un attimo prima di quando avevi deciso di metterti al riparo.
E' il vento bastardo che ti fa paura se non lo conosci perchè lui per primo non si fida di te.
Forse è il vento più simile a noi, gente di Liguria.

Ecco qua: ora sai un po' più cose su tutto il vento che ci tocca.
Mi è venuta in mente una rima così banale che mi meraviglierei se nessuno ci avesse pensato prima, ma io non l'ho mai sentita:

"A noi la nebbia non ci prende
abbiamo il vento che ci difende..."

Ciao Jarno, torna più spesso, ora il vento sai com'è...

martedì, ottobre 10, 2006

Un tempo per (ieri sera il Liga e Matteo)

Genova, Teatro Carlo Felice, 9 Ottobre 2006

È inutile che ve lo stia troppo a menare...ieri sera il protagonista nei miei occhi e nella mia mente non è stato Luciano...ma Matteo..mio figlio.
Per chi non fosse stato attento, visto che ho rotto un bel po’ nel Ligachannel e anche qua, ieri sera Matteo ha visto il suo primo concerto, e allora ve lo racconterò dal suo punto di vista, o meglio da come io l’ho visto durante la lunga serata...
Entriamo a teatro, e appena arriviamo alle nostre comode poltrone la tensione si scioglie, e gli si stampa in faccia un sorriso a 32 denti, affascinato dal quel grande “cinema”, da quelle facciate con finestre e poggioli, da come chi il teatro l’ha pensato abbia portato la piazza, la città “dentro”.
E poi le luci, la gente...sembra tutto scintillante...bello.
Ascolta curioso e attento i primi due pezzi dell’ospite speciale, dibattendo con me se il secondo, che abbiamo riconosciuto, facesse parte di una colonna sonora di un film o di uno spot pubblicitario.
Poi le luci si spengono di nuovo, entra Luciano da solo, e ci racconta perchè siamo tutti lì...
Il sorriso di spegne, diventa una espressione attenta e un po’ stupita, rapita dall’atmosfera, dai suoni, dalle luci, dalla sua voce.
E piano piano canta anche lui...
Ogni pezzo che si aggiunge, Pagani e i suoi strumenti, tastiere, batteria, contrabbasso e chitarre, ogni nuova luce che si accende, sono per lui fonte di nuove meraviglie.
Si entusiasma quando il pezzo lo conosce, un po’ ci rimane male quando scopre che tante non le conosce, d’altronde è più giovane di molte di quelle canzoni..e poi non è mica colpa sua...
Certo, la stanchezza si fa sentire, e ogni tanto si abbandona con la testa sulla spalla di suo padre e di sua madre...ma le energie ritornano quando sente che può partecipare anche lui, quando anche lui si sente “dentro” lo spettacolo.
E gli esplodono dentro quando, alla fine, c’è da cantare, urlare, saltare e battere le mani, insieme a tutti gli altri...
Alla fine il sorriso stampato è ancora più grande.
Il destino ci fa scortare il pulmino del Liga e della band fino all’autostrada, e così la sua serata si chiude con una emozione privata, unica, riservata solo a lui: girato verso le luci del Mercedes sulla Sopraelevata, a salutare chi sta tornando a casa come lui...che di strada ne deve fare un bel po’.
E poi buonanotte, stanotte anche lui ha da fare dei sogni di rock’n roll...

lunedì, ottobre 09, 2006

Stasera

Mio figlio (9 anni) stasera farà il suo esordio a un concerto guardando e ascoltando Luciano Ligabue, a teatro, al Carlo Felice, a Genova.
Ovviamente l'ho dovuto mettere davanti al fatto compiuto, e all'inizio si schermiva tipo "ma non ne ho voglia" "ma mi annoio"...tutto previsto.
Poi ha cominciato a chiedere di sentire "Piccola stella" quando lavoricchiavo al PC e loro giocavano dietro di me allo studio.
E poi ha cominciato a chiedere il CD di Ligabue in macchina.E poi ha cominciato a non dire più che non ne aveva voglia.
E poi ieri sera fa:"Ma il concerto è domani sera? UAU...papà...forse hai fatto bene a comprare il biglietto..."
Non sta nella pelle.
E io non sto nella pelle per lui, più che per me..

giovedì, ottobre 05, 2006

Medioriente

Affronterò un argomento che è connesso con il post precedente, ma non direttamente, e sicuramente ancora più delicato, perchè va a toccare uno dei buchi neri della coscienza collettiva che forse non si chiuderà mai...che forse è giusto che non si chiuda mai.
La mia sensazione è che siamo e resteremo un bel po' ostaggi del popolo ebraico e di Israele.
Se dici qualcosa che va leggermente contro corrente vieni immediatamente accusato di antisemitismo, cosa che aborro, così come aborro tutte le ideologie razziste, naziste etc. etc.
Considero assolutamente imbecille discriminare delle persone per la loro appartenenza a un popolo o a una cultura.
Chiarito questo, trovo veramente difficile accettare l'atteggiamento che ha Israele nei confronti del popolo palestinese e come l'opinione pubblica invece lo consideri cosa legittima e giusta.
Lungi da me l'idea di giustificare il terrorismo e l'utilizzo di qualsiasi forma di violenza.
Ma troppo spesso ci dimentichiamo come, un bel po' di tempo fa, qualcuno si è arrogato il diritto di prendere un bel po' di gente, strapparla dalle proprie case, dalle proprie terre, confinarle semplicemente dicendo:"Ora quella non è più casa vostra, non è più la vostra nazione, non è più la vostra terra: si chiama Israele"
Come se fossero stati loro la causa della diaspora prima e dell'olocausto dopo.
Come se fosse necessario per lavare la coscienza di chi era stato a guardare troppo a lungo quello che stava succedendo senza intervenire.
Se è vero che lo stato di Israele è stato giusto crearlo e deve essere salvaguardato, bisogna farlo senza dimenticare cosa è stato strappato, negato, rubato a chi era prima dove adesso c'è proprio quello stato.
Se si dimentica quello e si preferisce utilizzare la forza, quello che tornerà indietro è solo violenza.
Cosa che è ampiamente dimostrata da tutto quello che è successo in questi anni.
La questione medioorientale è risolvibile solo se ambo le parti capiscono che con i fucili e le bombe non si va da nessuna parte.
Che c'è abbastanza spazio per tutti, e che le faide bisogna metterle in cassetto da ciudere a chiave e per sempre.
Mentre lo penso, e lo scrivo, mi rendo conto di quanto sia difficile, di quanto era stato fatto nella giusta direzione, di quanto siamo tornati indietro.
E a quanti si fanno paladini dell'avanzato occidente cristiano vorrei chiedere una semplice cosa: se invece che la Palestina, come terra dove impiantare Israele avessero scelto la Pianura Padana...dove saremmo ora?
Chi sarebbero i terroristi?
Chi gli integralisti?
Come sempre succede, è molto più facile estremizzare che moderare, litigare che collaborare, parlare che ragionare.
E sparare.
E uccidere.

Undicisettembre

Sono argomenti complessi e scottanti quelli che sto per affrontare.
Ci vorrebbe molta cautela, non so se ce la farò a mantenerla.
La tragedia dell'11 Settembre mi ha colpito molto da vicino.
Lo so, ha colpito tutti.
Ma io avevo qualcuno là.
Mio cugino lavorava nella trading room di Merryll Lynch, proprio in WTC Plaza...proprio a Ground Zero.
Proprio lì.
Ero in ufficio, una giornata come le altre. E qualcuno ha detto quello che stava succedendo.
Mi ricordo che nella mia testa tutto è cominciato a diventare surreale. Ho chiamato mio fratello, che era andato a trovare mio cugino da poco, per farmi rassicurare:"Ma il suo ufficio non è al WTC, vero?" "Certo che è lì, proprio dentro a una delle due torri, perchè?"...Lui non sapeva ancora.
E allora, più che surreale, tutto mi è sembrato grottesco.
La riunione nella quale stavo discutendo di un interessantissima opportunità, le battute, i discorsi...tutto lontano, ovattato.
Poi mi ha telefonato un altro cugino, il romano:"Tutto ok, è riuscito a uscire per tempo, è a casa di amici nel Village..."
Bene.
Ma quelle ore non me le scorderò mai.
E'successo quello che è successo.
Nel corso del tempo mi ricordo di aver pensato due cose, sempre comunque restando convinto che tutto quello che ci era stato detto era sostanzialmente vero.
La prima, ne avevo parlato mesi dopo con un mio amico in una classica serata da meditazioni sul senso della vita e sul futuro dell'universo, era che guardando le cose da un punto di vista oggettivo e razionale, rimuovendo del tutto la componente emotiva, un po' come se un extraterrestre avesse analizzato le cose come noi facciamo con gli animali, le conseguenze geopolitiche degli attentati erano state sostanzialmente due: gli Stati Uniti avevano potuto fare quello che volevano in Afghanistan senza che nessuno potesse dire niente (e poi è successa la stessa cosa in Iraq) e Israele, approfittando della generale distrazione di massa, aveva mandato all'aria il processo di pace in Palestina.
Durante la discussione ambedue ci chiedevamo se eravamo gli unici folli o c'era qualcun'altro che se ne era accorto, e avevamo ambedue la stessa sensazione: non pensavamo che fosse possibile che tutto fosse stato pianificato ed eseguito a proposito, ma se si fosse scoperto che qualcuno sapeva, aveva lasciato fare e si era lasciato sfuggire la situazione di mano...non ci saremmo sorpresi poi così tanto.
La seconda, molto più istintiva e "leggera", sempre che il termine sia adeguato alla situazione, era che quanto successo alle due torri dimostrava che gli ultrafighi e strapagati demolitori che passavano settimane a preparare accuratamente la posizione delle cariche esplosive e la sequenza di accensione, il tutto per far implodere un palazzo in quei modi così spettacolari, efficaci e soprattutto senza rompere i coglioni ai palazzi vicini, potevano tutti quanti andare in pensione: prendete un aereo, sbattetelo a caso contro il palazzo che volete buttare giù, et voilà...verrà giù bello preciso come il sole.
A quei tempi, del terzo grattacielo crollato non ne sapevo ancora niente (come molti di noi...peraltro).
5 anni dopo le cose sono un po' cambiate.
Certe idee non sembrano poi così "incredibili", anche se rimangono perlomeno difficilmente (emotivamente intendo) accettabili.
Certo che che ce ne sono altrettante difficilmemte credibili, che hanno fatto sorgere in sempre più persone delle domande che sono rimaste senza risposta.
Proprio in questi giorni sono approdati in televisione diversi servizi, documenti, interviste che riguardo l'11 Settembre mettono in serio dubbio la versione ufficiale dei fatti.
E adombrano una possibile macchinazione governativa proprio per rendere possibile le cose inevitabilmente successe dopo.
Prima di andare oltre: ho letto e mi sono documentato molto, prima che tutto finisse n televisione. Ho letto e visto molti dei documenti dei cosiddetti "complottisti" (anche se, in uno dei documentari, giustamente viene ricordato che "complottista" è chi il complotto lo mette in atto, e non chi tenta di smascherarlo) e anche un documento molto completo di "debunking", cioè di "smontaggio" delle tesi di chi mette in dubbio la realtà come ci è stata raccontata.
Mi sento di esprimere un parere, quindi, se non proprio perchè perfettamente informato, perlomeno come una persona che si è interessata, che non ha alcun motivo per essere anti-americano per forza, e che si è informata prima di "costruirselo".
Perchè mi sono informato e perchè voglio scriverne?
Perchè ritengo un mio diritto e un mio dovere essere informato e poter esprimere pareri, anche su cose che vanno molto oltre le mie competenze e funzioni in questo mondo, ma soprattutto per quelle ore che ho passato pensando che mio cugino fosse sotto quelle macerie, e per tutte quelle persone che non hanno avuto un lieto fine a quella storia come me.
Io sinceramente non so a che livello la cosa sia stata organizzata o semplicemente "controllate e guidata". Ancora faccio fatica ad accettare che un governo decida di sana pianta di mandare al macello alcune migliaia di persone solo per scatenare un'onda emotiva che gli permetta di fare quello che vuole.
Ma ritengo ancora più incredibile quello che ci hanno voluto far credere.
E se i parenti delle vittime per primi sono tra quelli che si sono accorti di qualcosa che non quadrava nel prima, nel durante e nel poi, e hanno posto ufficialmente delle domande che non hanno ricevuto alcuna risposta, allora penso che forse così strampalate e incredibili certe idee non lo sono.E il fatto che in Italia si sia saputo dei dubbi dei parenti delle vittime solo attraverso canali "non ufficiali", rende ancora più inquietante il tutto.
D'altronde anche in Italia abbiamo storie che non possono essere raccontate, altre che sono venute fuori solo perchè c'è chi si è sbattuto per farle venire fuori.
Vogliamo parlare del Vajont?
O di Ustica?
Ma quelli, nel bene o nel male, sono comunque "incidenti".
Questo ha tutta l'aria di non esserlo.
Uno dei problemi di questa storia è che non è più possibile pensare di fare un ragionamento oggettivo e trasparente.
Se la pensi in un modo sei un fascista/imperialista/amicodibush, se la pensi nell'altro sei comunista/anarchico/terroristamusulmano.
Lo trovo estenuante.
Quello che potrebbe essere successo l'undici settembre mi fa paura, più del fatto in sè.
Di questo, più che del terrorismo, ho paura.

lunedì, ottobre 02, 2006

Good Night...and Good Luck

2 settimane fa ho visto "Viva Zapatero".
Il film vive di una popolarità "sotteranea", di un passaparola quasi carbonaro.
E'un film coraggioso, sullo stato della libertà di parola e della censura in Italia.
Di fatto un film ignorato dai mass-media e dal mondo dorato (insomma...argentato, via) della cinematografia italiana.
In effetti un film-documentario...insomma...non proprio così spettacolare.
E meno male che c'è..
Ieri sera ho visto "Good Night And Good Luck" di George Clooney (che mi sta sempre più simpatico..e non ho ancora visto "Syriana").
L'ho trovato splendido come film.
Asciutto, essenziale, mai monotono, mai sopra le righe, spietato.
E splendido come storia. Una storia vera.
E' un film scomodo, mette a nudo un periodo buio della storia americana, mette a nudo la coscienza sporca di quella che dovrebbe essere la Terra degli Uomini Liberi, la Casa dei Coraggiosi...
E' un film che sfida la stampa allineata, che accusa in modo preciso persone realmente esistite.
E' un film che è stato candidato all'Oscar, come miglior film e un sacco di altre cose.
Questa è una delle classiche contraddizioni del mondo statunitense, croce e delizia di chi lo guarda come un riferimento non sempre per forza negativo.
Il paese di Bush è anche quello dove si può accusare l'amministrazione di avere occultato notizie e prove e forse addirittura complottato per arrivare all'evento che ha cambiato la storia recente di tutto il mondo e andare in televisione a dirlo.
Dove chi fa film-documentari li può portare a Cannes e vincere la Palma d'Oro, non dover contare sui circuiti alternativi e sul passaparola.
Consiglierei a tutti i dirigenti di tutte le televisioni, quelle che ci riempono di reality (ma quanti ce ne sono contemporaneamente ora in giro?), di ascoltare attentamente il discorso finale del protagonista, una analisi spietata della televisione degli anni '50 ma che, incredibilmente....quasi, calza a pennello nello scenario dei giorni nostri.
E poi guardare e riguardare "Viva Zapatero" e provare a pensare a una televisione diversa, a un utilizzo di quel mezzo più dignitoso, e più coraggioso.
Per ora sono contento di "Anno Zero", di "Report" e di "Che Tempo Che Fa".
Ma spero tanto che non siano i fuochi d'artificio per abbagliarci e far passare un po' di tempo per tornare al solito tran tran, ma una vera inversione di tendenza.
Per ora...buona notte...e buona fortuna.

lunedì, settembre 25, 2006

Il coraggio delle scelte

Di questi tempi ne stanno succedendo di tutti i colori.
Ma una mi ha fatto veramente saltare la mosca al naso.
Il tronchetto dell'infelicità ha deciso che vuole realizzare un po' di liquido, giusto per "riempire" un po' l'enorme buco di debiti che gestisce.
Vabbè, ora non voglio stare lì a discutere sull'opportunità o meno e sull'industria che si è trasformata in finanza, con conseguenze estremamente deleterie.
Ma di un effetto collaterale della vicenda.
Da un po' di tempo alcune voci (la più famosa quella di Beppe Grillo, ma anche a più riprese quella della associzione degli internet provider italiani) sollevavano il problema di una infrastruttura estremamente importante per il futuro del paese, quella del collegamento fra le persone e dell'accesso alla informazione digitale, che invece che essere a disposizione di tutti e gestita da un'entità super-partes (perchè no, anche dallo Stato), era proprietà di qualcuno, che non si stava neanche comportando granchè bene.

Apro una parentesi: un altro dei temi del momento è quello delle intercettazioni. Ora: possibile che non sia palese come sia estremamente rischioso che la struttura che permette alle forze dell'ordine di recuperare informazioni vitali per le indagini sia nelle mani di un privato che la può utilizzare anche a suo uso e consumo o che può più o meno "filtrare" quello che viene intercettato se riguarda una delle sue innumerevoli attività?
Mah...
Chiusa parentesi.

Nel momento in cui il "padrone" decide di vendere, il governo si preoccupa che una cosa così importante vada a finire in mani non gradite.
Mi sembra più che legittimo.
Anzi, fa di più.
Comincia a pensare a un progetto economico per riportare la parte infrastrutturale sotto il controllo dello stato.
Lo discute anche con il tronchetto, che pensa bene di far venire fuori il tutto, ovviamente nel momento più sbagliato, a suo uso e consumo.
Chiarisco subito la mia posizione: secondo me il progetto era coraggioso e sacrosanto.
Finalmente una cosa veramente controcorrente e verso una gestione del bene pubblico più orientata al bene di tutti invece che di pochi.
Ovviamente la parte politica avversa, amica del "libero mercato", del "facciamo un po' come cazzo ci pare", si getta a pesce sulla rivelazione (mah..il sospetto che sia stata pilotata viene...) e accusa "statalisti", "comunisti", "vogliono di nuovo il vecchio carrozzone inefficiente", "ce la volevano fare sotto il naso"...e così via.
Cavalcando il finto mito che "statale-è-brutto-inefficiente-costoso-solo-gente-che-non-ha-voglia-di-fare-un-cazzo" mentre "privato-è-figo-belle-macchine-tutto-splendente-profitto-gente-che-lavora".
Mah...quand'è che ci sveglieremo e cominceremo a non fidarci degli illusionisti...
Ma non mi sono veramente arrabbiato neanche per questo.
Il vero problema è stata la reazione del capo del governo, e di tutto il centrosinistra.
Rovati, il collaboratore di Prodi che lavorava al progetto, ha dato le dimissioni.
Perché?
Non ho capito.
Cosa c'era di male a pensare di riportare sotto il controllo dello stato l'infrastruttura voce/dati di Telecom?
Quello che è successo dopo forse una spiegazione la dà.
Prodi prima nega il progetto, poi che Rovati si debba dimettere, poi che ne debba riferire in Parlamento...si nasconde.
Si vergogna.
Ovviamente cede su tutti i fronti.
E in questi giorni si cominciano a sentire illustri esponenti del centrosinistra che dicono che Prodi è pronto a spiegare che il centrosinistra non è nemico delle privatizzazioni e del libero mercato.
Ma come?
Finalmente una scelta coraggiosa, e cosa facciamo? La rinneghiamo?
Cacciamo chi ci stava lavorando come fosse il pazzo che aveva avuto l'idea sbagliata e tentiamo di evitare di doverne parlare?
Io mi sarei aspettato una presa di posizione altrettanto coraggiosa.
"Sì, per quello siamo statalisti. Sì, abbiamo tentato di riprenderne il controllo. No, Rovati non si dimette anzi, continuerà a lavorare al progetto per capirne la fattibilità. No, non abbiamo paura del giudizio della gente, alle prossime elezioni verremo giudicati per quello che abbiamo fatto."
E invece no.
Non so cosa pensare.
E non solo le mie aspettative sono andate deluse: ovviamente gli internet provider italiani avevano subito applaudito al progetto di Rovati, giudicandolo fondamentale per riportare lo stato dell'infrastruttura di comunicazione italiana verso una vera pluralità, garantendo finalmente un mercato con della vera concorrenza e ai cittadini la possibilità di avere servizi diversificati e a prezzi accettabili.
L'ennesima autocensura, l'ennesima dimostrazione di poco coraggio, l'ennesima dimostrazione di come in Italia la classe politica sia vecchia e gli schieramenti, in teoria avversari nelle parole, molte volte pericolosamente allineati nei fatti.
Il pessimismo che aleggiava nella mia valutazione del risultato delle elezioni non si è ancora spento.
Anzi, questa storia lo ha alimentato.
Quanto spero di essere smentito dai fatti...

Tanta bella roba

Questa volta pura cronaca. Oh beh, dopotutto questo è un diario, no?

Dopo anni, stimolato dal buon Memo, ho ridato vita a una delle mie anime che mi porto dentro e che tenevo da parte: quella dell'audiofilo.
Tanto tempo fa il mio fratellino si mise in testa di far capire al suo fratellone più grande che l'Hi-Fi era un'altra cosa rispetto all'impiantino comprato dal papà (che però benedico tutti i giorni e per sempre) e soprattutto che le casse non è il caso di metterle appese al tetto come andava tanto di moda.
Dopo averlo convinto a comprare delle piccole B&W DM10 e resolo conscio della differenza, bisognava fare un altro passo importante.
E così lo convinse ad andare con lui al G.E.I. una mostra all'interno del SIM HI-Fi, dove dei pazzi scatenati (in realtà gli storici distributori che ancora "spacciano" materiale che induce in assuefazione all'istante) facevano ascoltare impianti da svariate centinaia di milioni di allora ad altrettanti pazzi scatenati, alcuni in possesso delle facoltà monetarie per possederli, altri solo per poter far vivere alle proprie orecchie qualche ora da sogno.
E' stata quella volta, quella prima volta, che entrando in una stanza in penombra preparata con gusto e cura dell'acustica da dei maestri vicentini, che il fratellone si innamorò di quella casse così strane, con un bordo in massello massiccio spesso qualche centimetro, e di quei tempi erano solo loro a farle così, che suonavano così diversamente da qualsiasi cosa avesse ascoltato prima e durante quel giorno.
E' stata quella volta che il fratellone decise: Sonus Faber deve essere.
E Sonus Faber è stato, ed è ancora.
Sono il fortunatissimo possessore di una coppia di Parva FM2 (proprio uguali a quelle che erano in quella stanza...nella penombra...più di vent'anni fa...) e di un Gravis (primissima versione), che ancora fanno la loro porca figura e che continuano a darmi soddisfazione...purtroppo solo nei pochissimi momenti nei quali riesco ad accendere tutto l'ambaradan.
Eh già, perchè poi negli anni a supporto di cotanti diffusori, si sono affiancati altri pezzi di pregio.
Ma torniamo ai giorni nostri.
Ovviamente il tempo degli investimenti nel settore audio sono terminati un bel po' tempo fa.
Il G.E.I (ah, G.E.I. stava per Gruppo Esoterico Italiano...) è prima diventato il J (che stava per Jewels of) Hi-Fi sempre all'interno del SIM e poi, oramai da molto tempo, è diventato un evento indipendente chiamato Top Audio Show (alla quale si aggiunta la voce Video da qualche anno) che si svolge da sempre al Quark Hotel a Milano.
Da un bel po' di tempo non lo visitavo, e da un po' di anni Memo mi stuzzicava..."Oh, io Venerdì vado su, che fai vieni?"...
Ogni volta, alla fine e per vari motivi, rinunciavo.
Il lavoro, Venerdì, tipicamente si fa a Settembre e magari si va ancora al mare...insomma...era da un bel po' che l'appuntamento saltava.
Stavolta no.
Tempo annunciato come brutto, e poi lo "stuzzico" stavolta fatto di persona e non al telefono...insomma: Venerdì mattina mi sono messo in macchina e sono partito alla volta di Milano, all'ora giusta per arrivare più o meno alla stessa ora di Memo & company che partivano da Lucca.
Arrivato davanti al Quark, in coda aspettando di accedere al parcheggio, vedo una avventurosa Audi che si "inventa" un parcheggio in una ampia aiuola...e decido di seguirla, risolvendo il problema del parcheggio in pochi minuti, ma preparando la "sorpresa" del post-show...ma ci arriveremo.
Ricongiunta la compagnia, finalmente, entriamo.
Ragazzi, quanta bella roba.
Tanta bella roba.
Ho trovato un Top Audio & Video Show ingrandito, che ora occupa 6 piani dell'albergo, con una ampia sezione diventata un vero Expò, e moltissime salette di ascolto, e, devo dire, di un livello medio molto migliorato rispetto a quello che mi ricordavo.
Impressione confortata anche dai commenti di Memo & company che invece sono assidui frequentatori e aggiornati fino all'ultimo anno.
Assolutamente al di fuori di ogni possibile commento la saletta allestita da Audio Natali, sotto tutti i punti di vista.
Gusto dell'arrendamento, gestione dello spazio ma, soprattutto, qualità dell'impianto.
Audio Research e Wilson Audio hanno formato una accoppiata che a lungo rimarrà nei miei ricordi.
La sensazione di libertà assoluta data alle note, agli strumenti.
Di "assenza" del tramite tecnologico.
Di "presenza" degli strumenti, dei suonatori.
Sensazioni che abbiamo ritrovato avvicinate tantissimo dalla sala dove per la seconda volta ho incontrato le incredibili Nautilus della B&W (una sorta di sorelle maggiori....molto maggiori..della mia prima coppia di diffusori "seri" ;-) ), pilotate da generosissimi Jeff Rowland, avvicinate moltissimo ma non eguagliate.
Ora: l'esperienza di ascolto, soprattutto quando limitata nel tempo e nello spazio, è figlia di fattori che poco hanno a che vedere con le apparecchiature, a volte poco a che vedere con le orecchie.
Gli amplificatori erano di filosofia progettuale completamente diversa, sebbene anbedue di qualità senza compromessi(e a noi ci è rimasta la voglia di sentire delle Nautilus pilotate dagli incredibili Audio Research ma anche le Wilson dai Jeff Rowland).
La stanza e gli spazi erano diversi, l'allestimento meno curato.
Le postazioni di ascolto più strette e scomode.
Insomma: il confronto delle due "esperienze di ascolto" finisce con il favorire, sebbene comunque di poco, l'accoppiata AR/Wilson Audio.
Ma tante altre cose hanno allietato le orecchie, gli occhi, la mente.
La Sonus Faber ha sfoderato una saletta e un suono assolutamente in linea con le mie aspettative..solo nel tempo hanno aumentato un po' il livello della luce...e forse non è poi così male, perchè quello che fanno è anche così bello...
E poi le B&W 801, le Opera e dei diffusori assolutamente singolari, con una struttura progettuale totalmente diversa dal solito, e con un suono sorprendente.
E poi la saletta demo audio/video della Lexicon, e poi un proiettore D-ILA con una versione di "Gladiator" in altissima definizione da far venire i brividi.
E poi la saletta con l'impianto top e quello alla portata di tutti (quasi) che però reggeva il passo, e poi Martin Logan, Magneplanar, e poi Tannoy, e poi Klipsch...insomma...tanta...tanta bella roba.
E mi scuso con mi sto dimenticando, perchè non se lo merita.
Sono uscito dallo show contento di esserci stato, di aver nutrito dopo così tanto tempo un pezzo della mia anima lasciato un po' in disparte.
E con questa piacevole sensazione mi sono avviato verso la macchina, tranquillo, sotto una leggera pioggia, poco preoccupante.Un carro attrezzi in zona mi ha leggermente inquietato...sai com'è, magari qualcuno se n'è avuto a male e ha pensato bene di sgomberare il prato...No, la macchina c'è, la vedo...ma l'acquazzone del pomeriggio (ci DEVE essere stato, sennò non mi spiego lo scenario) ha lasciato una situazione...critica.
Al mio arrivo vedo una Volvo incastrata in un fosso, finita lì dentro nel tentavivo di evitare il lago di fango nel quale si sta dibattendo una Mercedes che sta tentando di raggiungere la strada.
La mia macchina è tranquillamente posteggiata, con il lago fra lei e la strada...oh, diavolo.
Dai, forse ce la faccio, forse riesco a passare piano piano a lato, dove lo stato del prato sembra ancora quasi praticabile...piano, retromarcia, piano piano...bisogna evitare il posteriore della Volvo che spunta dal fosso..evitare di finirci...ecco ce l'ho quasi fatta....ecco.....fermo.
La ruota gira, ma io sono, inesorabilmente, fermo.
Per farla breve, con l'aiuto degli autisti del carro attrezzi, le due macchine sono riuscite a raggiungere la strada, e la Volvo è stata recuperata con un cavo.
Ma non in maniera così liscia e tranquilla.
Perchè il fango ha la tendenza a essere sollevato dalle ruote che girano. E a essere sparato addosso a chi sta spingendo le macchine...
Almeno quelli della Mercedes erano di Milano....io mi sono fatto tutto il viaggio fino a Genova completamente coperto di fango...beh, no: mi sono tolto il giubbotto e almeno di sopra non ero proprio incrostato..
Beh...tutto è bene quello che finisce bene..e alla fine è stato pure divertente.
E poi l'esperienza non è comunque riuscita a rovinare la giornata.
Bella giornata, e tanta bella roba.
Valeva la pena raccontarla.